Il Pub della Strega pt.1

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Fu così che, alle nove e un quarto di sabato sera, Rían si mise a suonare il clacson con impazienza proprio sotto la mia finestra, segnalandomi con poca grazia che ero in ritardo e che avrei dovuto spicciarmi. Afferrai quindi l'unica borsa in mio possesso, vecchia e in tela, vi misi il telefono e il portafoglio e scesi le scale alla velocità della luce. Salutai rapidamente Daghain, raccomandandole di non aspettarmi alzata, e, uscita di casa, salii al posto del passeggero sulla macchina di Rían.

«Sono in ritardo, lo so» esordii, mentre lui partiva sgommando.

«Non c'è problema. Ormai ti conosco» rispose, lanciandomi un'occhiata divertita.

«Quanto ci metteremo ad arrivare a Clifden?» domandai, slacciandomi i bottoni della giacca e aprendola sul davanti.

Guardando la strada debolmente illuminata dai fari dell'auto, mi disse: «Non più di dieci minuti», e il silenzio scese nell'abitacolo.

Non morivo dalla voglia di sostenere una conversazione con Rían, anche solo perché ogni qualvolta posavo lo sguardo su di lui, nella mia mente lo rivedevo nudo, con i muscoli guizzanti e avvinghiato al corpo di Neacht, e non era affatto una visione piacevole. Sì, era piacevole la sua nudità ed era piacevole ogni centimetro del suo corpo, ma non lo era affatto ricordare cosa quei sue stessero facendo in soffitta. Non ero gelosa, e non avrei nemmeno potuto esserlo, però mi aveva fatto male coglierli in flagrante: un'egoistica e megalomane parte di me si era convinta che Rían non avesse una grande vita sociale all'infuori di me e, ovviamente, avevo sbagliato su tutta la linea.

Come se mi avesse letto nella mente, Rían sussurrò: «Non abbiamo ancora parlato di quello che è successo ieri».

«Non c'è niente di cui parlare» ribattei, tenendo lo sguardo fisso fuori dal finestrino dell'auto.

«Rowan» mi ammonì lui, e riuscii quasi a percepire il suo sguardo di disapprovazione sulla pelle.

«Voglio chiarire. Voglio spiegarti. Non voglio che tu mi veda sotto quella luce» borbottò, e con la coda dell'occhio lo vidi stringere con forza il volante.

Sospirai: «Rían, sei adulto! Puoi fare tutto quello che vuoi, e sicuramente non devi spiegare nulla a me in merito alle donne con cui fai sesso» esclamai, non capendo dove volesse arrivare.

«Ma sono anche la tua Strega Guida! Dovrei essere un esempio, per te» si lamentò, cambiando marcia con un movimento secco che espresse tutta la sua frustrazione.

Dalle sue parole, capii una cosa molto importante: Rían si sentiva inadatto al ruolo di Strega Guida. Era un ragazzo di ventiquattro anni che, da quel che avevo capito, aveva avuto una vita piuttosto sregolata, e improvvisamente si era ritrovato incastrato con una ragazzina, che gli era stata affidata senza che lui avesse avuto la possibilità di scelta.

Intenerita dalle sue preoccupazioni, non ci pensai un secondo e gli lasciai una fugace carezza su una guancia: «Rían, tu sei un esempio per me. Sei riuscito a controllare il tuo potere e adesso stai insegnando a me come farlo, e questo mi basta. Non voglio che tu smetta di vivere la vita che facevi prima che io ti capitassi fra capo e collo: puoi fare quello che vuoi, tanto la mia opinione su di te non cambierà» gli dissi.

«Davvero? Ti vado bene anche così?» mi domandò, con una traccia di incredulità nella voce.

«Ma certo! Mi vai più che bene» risi, rivolgendogli un sorriso dolce.

«Cazzo, temevo di essere la peggior Strega Guida di sempre» esclamò, rilassandosi progressivamente sul sedile.

Dio, se solo avesse saputo... era una delle persone migliori che avevo conosciuto nella mia vita, e aveva sempre fatto di tutto per farmi sentire a mio agio, dimostrandosi un ragazzo davvero sensibile... cosa davvero rara, ultimamente.

Stirpe Di StregaWhere stories live. Discover now