Tre profezie

959 80 5
                                    

«Quante ne dovremmo sopportare ancora?» domandò quindi la mia seconda me, e compresi che lei – ovvero io – si stava riferendo alle scosse di energia che avevamo percepito nell'entrare nel territorio sacro dei monti di Wicklow.

«Non lo so, ma più sono e meglio è. Mi sento come se potessi sradicare un albero!» esclamò il Michan del mio ricordo, saltellando quasi dalla contentezza.

«Tu non puoi sradicare proprio niente, sciocca strega non ancora iniziata...» commentò allora una voce roca e bassa che proveniva da un punto proprio di fianco a me. Sia io che Rían ci voltammo di scatto e osservammo il Gobelin fissare l'altra me, Michan e Labhraidh, nascosto dietro un cespuglio nella boscaglia.

«Ma qualcun altro sì! Qualcun altro sì, qualcun altro sì, qualcun altro sì, qualcun altro sì, altro sì, altro sì, altro sì, altro sì, sì, sì, sì, sì, siiiiii» continuò il Gobelin, con lo stesso tono cantilenante e maniacale che ricordavo e che mi fece ancora rizzare i peli sulle braccia dalla paura.

«È decisamente un Gobelin» mi disse Rían, senza preoccuparsi di parlare a voce bassa perché tanto aveva compreso che non saremmo potuti essere visti né sentiti dai personaggi dei miei ricordi.

«Però sembra... sembra piuttosto alterato» continuò, fissando la creatura con la testa inclinata da una parte.

Annuii: «Noi inizialmente credevamo fosse ubriaco... alla fine ci siamo convinti fosse semplicemente folle» spiegai, fissando con straniamento il Gobelin saltare fuori dal suo nascondiglio e pararsi davanti a Labhraidh, che sgranò gli occhi con spavento.

«Ma è solo uno stramaledetto folletto!» sussurrò in quel momento Labhraidh, innescando la trasformazione della fata che, dopo essersi tramutata nella creatura brutta e deforme che ormai avevo imparato a conoscere, sbottò: «Folletto, folletto, folletto... i folletti sono stati fortunati, noi invece no, no, no! Secoli come ore e ore come secoli, ah, il tempo! Tempo, tempo!».

«Riesci a capire cosa voglia dire?» domandai a Rían, non capendo cosa diavolo intendesse il Gobelin con tutti quei riferimenti al tempo.

Mi parve quasi di vedere le rotelle del cervello della mia Strega Guida fumare nel tentativo di trovare un nesso logico alle parole dell'essere, ma alla fine si arrese: «Non ne ho la minima idea» borbottò, la frustrazione chiaramente evidente sul suo volto.

Intanto, la scena davanti a noi stava proseguendo, e il Gobelin esclamò, rivolto a Michan: «Avrai una vita gioiosa, sai? Soffrirai, ma farai delle scelte giuste, sai? Lo sai? Eh, lo sai? La conquisterai... oh, lo farai, sì, sì. Non ora, ma sarete felici... felici, felici».

«Mi fa quasi pena» commentò Rían, fissando la fata con compassione e aggiungendo: «È come se non fosse in grado di pensare in modo coerente».

«Sembra del tutto fuori di testa» borbottò allora il Labhraidh del mio sogno, al che il Gobelin, sollevando le dita come se stesse contando e fissandole con sguardo perso borbottò: «Lo sono, da secoli... secoli come ore e ore come secoli! Lo sono da ore o da secoli?».

«Che diavolo vuole dire?» sussurrò Rían, avvicinandosi impercettibilmente e fissando la creatura con uno sguardo talmente intenso che mi domandai come facesse a non sentirsi in soggezione nell'avere quegli occhi tempestosi puntati addosso.

«Piccolo Romeo, tu diventerai più folle di me! Probabilmente morirai, ma morirai fra le braccia del tuo amore... piccolo Romeo e la sua Giulietta! Se lascerai presto questo mondo lo farai con il cuore pesante, mio Romeo, perché assaggiato il dolce miele dell'amore non ne potrai più fare a meno!» strillò ancora il Gobelin, pronunciando l'astrusa predizione del futuro di Labhraidh.

Stirpe Di StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora