Il Pub della Strega pt.2

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Chiacchierammo ancora per una mezz'oretta, poi udii Cian dire: «Rían, ho saputo che Áengus è apparso nel fuoco di Samhain... sei ancora accusato di omicidio?» domandò, con un sorrisetto malefico sul volto.

Rían si irrigidì sulla sedia, e il gelo scese anche su tutti gli altri Daoine Sidhe. L'unico rilassato pareva Cian, che sorseggiava la sua birra come se nulla fosse, poggiato mollemente allo schienale della panca sulla quale era seduto.

«Rían non ha ucciso nessuno e tu lo sai. Áengus stesso ha detto a Rían di volergli bene: credi che l'avrebbe fatto anche se l'avesse ucciso lui?» sbottò Neacht, ogni traccia di divertimento scomparsa dal suo sguardo.

«Non l'ho chiesto a te, stronza» ribatté Cian, fissandola con astio.

Un paio di piercing comparvero sull'orecchio sinistro della ragazza, che strinse con forza i pugni con una luce infuocata negli occhi. Sembrava pronta ad attaccare Cian, con tutti i muscoli tesi, ma all'ultimo secondo Rían posò una mano sul braccio della ragazza, dicendo: «Non ne vale la pena, Neacht».

Il corpo della ragazza ebbe un fremito di ribellione, ma lentamente parve sciogliersi e tornare a livelli di adrenalina normali.

«Non ne vale la pena, dici? Non ne vale la pena?» esclamò Cian, infervorato, mal interpretando le parole della mia Strega Guida.

«Stiamo parlando di Áengus. Áengus, ricordi? Mio cugino, quello che tu hai ucciso! L'hai ucciso, l'hai lasciato morire come hai fatto con tutti gli altri!» strillò, con occhi spiritati e colmi di una rabbia violenta, distruttrice.

In quel momento ebbi davvero paura di lui: l'alcool annebbiava le sue capacità di riflessione e lo rendeva dannatamente pericoloso, come si poteva chiaramente vedere dai Blocchi impazziti sul suo volto, che non smettevano un secondo di punzecchiargli la pelle, facendola sanguinare.

Rían strinse con forza un pugno, e vidi distintamente le nocche tendersi e sbiancare. Il tono con cui si rivolse a Cian, però, mi ghiacciò sul posto: la sua calma era mille volte più terribile della furia dell'altro ragazzo. Ai miei occhi, Rían appariva come un dio norreno terribilmente incazzato ma padrone delle sue azioni, che tratteneva la sua furia solo e soltanto per non annientare il nemico.

«Non azzardarti nemmeno per un secondo a pensare che Áengus non sia stato importante per me» ringhiò il ragazzo, senza muovere un muscolo ma apparendo lo stesso intimidatorio come mai lo avevo visto.

«Non me ne frega un cazzo. Tu hai lasciato che le fate lo facessero a pezzi, avevi il suo dannato sangue addosso!» strillò Cian, con il sangue che colava a rivoli sul suo volto.

Non capii il suo riferimento alle fate, ma, terrorizzata a morte dalla situazione, non osai porre alcuna domanda, cercando piuttosto di mimetizzarmi con la tappezzeria nel caso in cui Cian avesse voluto rivolgere la sua rabbia contro qualcun altro.

Stringendo con forza il boccale di birra, Cian sentenziò: «Tu li hai uccisi. Tutti. Brucerai all'inferno, e spero di essere io a mandartici».

Vidi il dolore lampeggiare negli occhi di Rían e, senza quasi rendermi conto di ciò che stessi facendo, strinsi con forza i pugni, cercando di domare la furia che stava crescendo in me nel vedere la mia Strega Guida soffrire per colpa di un tale stronzo. Percepii i miei due Blocchi attivarsi, ma erano deboli e totalmente inutili a fronteggiare l'ondata della mia rabbia. Non sapendo come scaricare l'energia in eccesso, fissai intensamente una delle lampadine del lampadario, che sfarfallò un paio di volte prima di esplodere in mille pezzi sopra al tavolo. Le altre sei lampadine la seguirono a ruota, e ben presto una cascata di vetro si abbatté sul tavolo.

«Non osare mai, mai più minacciare Rían. Potrei non rispondere più delle mie azioni» sibilai, percependo il mio corpo scaldarsi e le fiamme cominciare a lambirmi le punte delle dita.

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