XII - Il Cielo Stellato

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«Ci hanno provato pure con me.» ammetto.

«Ti va di fare qualche passaggio?» domanda indicando il pallone.
«Okay?!» sembra più una domanda che un'affermazione la mia, mi sento a disagio.

Gli passo la palla e lui fa lo stesso.
«Cosa è successo oggi?» chiediamo allo stesso tempo.
«Comincia tu.» sempre insieme.

«Perché sembravi così distratto durante la partita?» chiedo io lanciando il pallone.
«Pensavo.» dice.
«A cosa?» forse sto facendo troppe domande ma sono sicura che anche lui me le farà.
«A tutto, alla partita contro la Epsilon dell'altro giorno, a quella che dovremo affrontare...» sussurra.

«Tu invece?» domanda pure lui.
«Al fatto che ormai non sono utile a niente, e alla conversazione dell'altra volta.» affermo.
«Che casino.» afferma e io concordo.
«Quando sono salito per la prima volta su quel pullman non avrei mai immaginato di essere catapultato in tutto questo, non sono mai stato così confuso.» dice.

«Se potessi tornare indietro accetteresti di rifare tutto questo?» domando.
Sembra pensarci su, ma poi sorride.
«Assolutamente sì, ho conosciuto delle persone meravigliose, soprattutto una in particolare.» guarda il cielo stellato, ho paura a chiedergli di chi si tratta.
«Anche gli altri, sono felicissimi che tu ti sia unito alla Raimon.» affermo.

«In questi giorni ci sono alcune cose che mi hanno lasciato pensare molto, più di quanto io abbia mai fatto.» con i piedi fermo la palla e Shawn si siede per terra.
«E come giusto che sia, vuoi delle risposte.» guarda il cielo e poi chiude gli occhi.
«Da quale vuoi cominciare esattamente?» chiede cogliendomi alla sprovvista.

«Ma tu... come...?» come ha fatto a capire che sono per lui queste domande.
«Ti si legge in faccia, è come se tu stessi per aprire bocca per farmi una domanda ma la richiudi immediatamente per evitare risposte che non vuoi sentire.» sbatte la mano vicino a sé per farmi capire di sedermi vicino a lui.

Mi siedo a più di un metro di distanza.
«Sai non mordo mica.» dice sorridendo e mi incanto a guardalo.
Si avvicina di poco giusto per afferrare la mia gamba e trascinarmi di fianco a lui.
«Froste, così mi sporchi tutta.» lo rimprovero ma mi metto anche io a ridere.
«È bello vederti ridere, quando ti metti a pensare così intensamente hai un'espressione così seria...»

«Posso farti una domanda?» chiedo un'altra volta nonostante prima avesse detto che potevo chiedergli qualsiasi cosa.
«Ancora?! Si certo.» afferma.

«Chi è Aiden?» l'ho detto.
Silenzio. Non risponde, ecco lo sapevo non dovevo chiederlo.
«Aiden era il mio fratello gemello, o meglio, lo è ancora.» guarda dritto davanti a sé.
«Era? Cosa è successo?»

«Io e Aiden facevamo parte della stessa squadra di calcio, io giocavo in difesa e lui in attacco, il mio compito era quello di rubare la palla agli avversari e permettere ad Aiden di fare goal...» sorride ricordando la sua infanzia. «Sebbene fossimo gemelli eravamo totalmente diversi sia fisicamente sia caratterialmente, lui era meglio di me in tutto.» finalmente mi guarda e vedo uno sguardo che non avevo mai visto prima ad ora, nostalgia.

«Un giorno stavamo tornando da una partita, avevamo vinto, ma il tempo non era dei migliori e abitare in una zona a rischio valanga è sempre pericoloso. Dopo che mia madre aveva fatto i complimenti a entrambi per come avevamo giocato, Aiden cominciò a protestare affermando che è stato tutto merito suo, così cominciammo a litigare come al solito...» i suoi occhi non trasmettono nulla se non tristezza.

«Litigavamo per vedere chi avesse ragione, era più importante la difesa o l'attacco?!» fa un sorriso amaro.
«Nostro padre riportò la tranquillità tra di noi dicendo che solo giocando insieme saremmo stati una coppia perfetta...» dove l'ho già sentita questa frase?! Ma sì, durante la partita contro la Epsilon.

Fallin' All In You || Shawn FrosteWhere stories live. Discover now