La miglior Strega Guida del mondo pt.1

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«Dai, prova tu» mi incitò lui, sedendosi su un masso e lasciando che facessi pratica.

I primi tiri furono abbastanza disastrosi: non mi avvicinai nemmeno lontanamente al centro, e in un paio di occasioni la freccia non colpì nemmeno il paglione, però mi servirono per abituarmi al peso dell'arco e a prendere dimestichezza con esso.

Verso la decima freccia scoccata, cominciai ad avvicinarmi sempre più frequentemente al pallino rosso centrale, e cominciai davvero a prendere gusto.

«Rían, posso barare?» domandai ad un certo punto, folgorata da un'idea geniale.

Lui mi guardò con le sopracciglia aggrottate: «Barare?».

«Posso usare la magia per indirizzare la freccia?» chiesi, fremendo dalla voglia di provarci.

Rían rise divertito: «Non è affatto facile, Rowan... ma puoi sicuramente fare un tentativo».

Due ore e almeno duecento tentativi più tardi, ero riuscita ad affinare la mia tecnica: avevo scoperto di essere in grado di avvolgere la freccia in una sorta di bozzolo fatto d'aria, che potevo indirizzare ovunque volessi sfruttando le correnti d'aria.

«Sta diventando noioso» commentai, osservando la decima freccia conficcarsi nel centro esatto del paglione, dove il colore rosso era ormai solo una macchia indistinta a causa dei troppi colpi a cui era stata sottoposta la paglia pressata.

«Lo sapevo che avrei trovato un modo per farti diventare una Guerriera» commentò Rían, alzandosi dal sasso su cui era stato seduto tutto il tempo e facendo scricchiolare la schiena.

«So solo tirare le frecce... è sufficiente per essere una Guerriera?» domandai scettica, sistemando la faretra che mi stava scivolando a terra.

Rían prese dalle mie mani l'arco e, facendolo roteare su una mano, rispose: «Io non so tirare con l'arco, e Cian non sa nemmeno come si prende in mano. Hai una mira fenomenale, Rowan, e non importa se sfrutti la magia per fare centro: la cosa importante è che lo fai».

Arrossii, conscia che, per la prima volta, Rían fosse davvero fiero di me, e ribadii: «Voglio ancora che tu mi insegni a combattere, però».

«Lo farò, te lo prometto, ma ora sarebbe meglio se tornassimo a casa: si sta facendo tardi, e dobbiamo ancora lavorare sul controllo della fiamma» mi consigliò, attirandomi a sé e stringendomi con affetto.

Posai la testa sul suo torace e per un secondo desiderai che non fosse la mia Strega Guida, ma che fossimo due ragazzi normali, due umani giunti fino a lì per ammirare il tramonto e baciarsi nella luce rosata del sole morente.

Sfortunatamente, la realtà era un'altra, e il fatto che dovessimo tornare a casa per allenarci ne era la conferma. Montai quindi sulla moto e, viaggiando verso il villaggio, lasciai che il vento si portasse via i miei desideri impossibili da realizzare.

Giunti a casa di Daghain, ci esercitammo fino all'ora di cena nell'evocazione della fiamma: stavo imparando, seppur molto lentamente, a controllare la mia forza e a non bruciare tutte le tende del salotto ogni volta che accendevo una candela.

«Sei andata a trovare tuo nonno?» mi domandò ad un certo punto Rían, aiutandomi a pulire il pavimento dalle gocce di cera che vi erano cadute accidentalmente.

«Merda, mi ero completamente dimenticata!» sbottai, picchiandomi una mano sulla fronte e domandandomi come diavolo avessi fatto a non ricordarmi una cosa così importante.

«Non so nemmeno dove abita...» borbottai poi, sbuffando e spostandomi la frangetta dagli occhi.

«Se vuoi ti ci posso portare» mi disse Rían, alzandosi e afferrando la giacca.

Stirpe Di StregaWhere stories live. Discover now