Suonai al campanello.
«Hey.» mi salutò Marco.
«Buonasera.» sorrisi.
Marco si scansò e mi fece entrare.
«Comunque dimenticavo: mia zia prima si è impegnata per fare questa torta al cioccolato bianco, è la mia preferita. Mi ha chiesto di mandartela.» dissi.
«Grazie mille, la metto in frigo.» disse Marco.
Io mi guardavo attorno.
L'entrata era bellissima.
Era un corridoio e subito sulla sinistra si affacciava la cucina.
Esso aveva due quadri sulla parete sinistra e uno specchio su quella destra.
Esse erano dipinte bianche con qualche accenno di argento.
A terra, sotto lo specchio, c'era un divanetto in legno con un cuscino bianco con qualche striscia sottile dorata.
Nella parete sinistra c'era un mobile con qualche cassetto grigio sfumato argento.
In fondo si affacciavano il salotto e altre sale.
La cucina, invece, aveva un piccolo divano bianco con dei quadrati arancioni, affianco al quale c'era un porta giornali in legno e le tende della finestra erano uguali al divano.
All'angolo c'era una pianta alta con tutte foglie.
Andando avanti c'era una porta che portava al giardino.
Successivamente un banchetto in legno con gli stessi motivi del cuscino.
Doveva contener legno dato che affianco ad esso c'era un camino.
Poi il frigo, una sedia sdraio, la TV in alto e i fornelli.
Marco aveva apparecchiato la tavola con una tovaglia verde alla quale erano abbinati i tovaglioli.
Bicchieri e posate avevano tutte in qualcosa di verde.
Marco si avvicinò a me.
«Ti piace?» chiese.
«La tavola è bellissima e neanche casa tua scherza. Cioè non ho visto le altre stanze ma già da fuori si capisce che è stupenda.» rispondo.
«Ti ringrazio. Comunque anche io ho dimenticato qualcosa.»
«Oh, io ho portato un dolce anche per educazione ma a me non serve nulla davvero.»
«No, ho dimenticato questo.» mi afferrò il viso e mi baciò.
