Le braccia tese, le mani strette a pugno sulle ginocchia, lo sguardo basso, e un incredibile senso di disagio ed inadeguatezza. La macchina emanava un intenso profumo di One Milion, misto all'odore provocante del tabacco. Una leggera coltre di fumo aveva infestato l'intera auto, scemando man mano che fuoriusciva dal finestrino semiaperto.
Avevo gli occhi fissi alla borsa poggiata sulle mie gambe. Di tanto in tanto, un lieve pizzicore alle spalle a causa del tessuto della giacca nera.
La pioggia era cessata ormai da un pò.

Di sottecchi, vidi il ragazzo guardarmi, passare ripetutamente lo sguardo dalla strada a me, e viceversa. Lo scoprii alzare d'improvviso un lato delle labbra, in un sorriso divertito e sarcastico.
«Mi raccomando eh, sta un pò zitta che con tutto questo parlare mi hai rincoglionito.» esclamò, ironico.
Mi limitai a deglutire a vuoto. «Ma tu..sempre così silenziosa?» chiese.
Non risposi. Mi grattai la nuca, forse anche più imbarazzata di prima.
Sorrise nuovamente, e portò lo sguardo alla strada, davanti a lui, passandosi la lingua sulle labbra. «Ragazzina, potrei sapere cosa ti provoca un tale disagio?» continuò, indisturbato.
Sospirai, arrivando alla conclusione che, rimanermene in silenzio come un cane con la museruola, non fosse la scelta migliore. Poggiai il capo contro il sedile dell'auto. "Forse dovrei dire qualcosa." pensai, tra me e me.
«Non sono affatto a disagio.» dissi, cercando di mascherare - il meno esplicitamente possibile - il fatto che palesemente mentivo.
«Mh, sicuro. Ne sono convinto.» affermò, sarcastico, ridacchiando. Attese qualche secondo, per poi aggiungere. «Allora, non vuoi proprio dirmelo?»
«Suppongo di no.» risposi.
Alzò un angolo della bocca, in un sorriso consapevole, e alquanto divertito.
«Come vuoi. Ci rinuncio.» asserì.
Non senza una buona dose di coraggio, azzardai a volgere lo sguardo in sua direzione, con la maggior quantità possibile di contegno e discrezione.
Lo osservavo, mentre lo vedevo allungare la mano verso il pacchetto di Winston. Ne estrasse una sigaretta, la accese e se la portò tra le labbra, inspirando avidamente. Un forte scossone mi costrinse a posare gli occhi sulla strada, dove, davanti a noi, una fila di auto rumoreggiava con i suoi clacson continui e tediosi. Il ragazzo si lasciò andare sul sedile. Aspirò nuovamente dalla sua Winston. Si sporse dal finestrino e allargò le labbra, facendo uscire una piccola scia di fumo. Con il passare dei minuti, potevo dire di essermi abituata a quell'odore, e quasi, quasi era diventato piacevole.
Aspirò per altre tre, quattro volte, per poi lasciar cadere la cicca fuori dall'auto. Solo allora si accorse che lo stavo fissando. Imbarazzata, distolsi lo sguardo. Mi allungò la mano, nella quale aveva quel famoso pacchetto bianco. «Vuoi una?» chiese.
Esitai, nel rispondere.
«Ehm, no grazie, non fumo.»
Fece spallucce, e la rimise al suo posto.
«Allora..» pronunciò, lentamente, tornando con il capo sul sedile. «..siamo palesemente bloccati nel traffico.»
Ridacchiai, tra me e me. «Mh, perspicace il ragazzo.» feci, ironica. «Sai che non me ne ero proprio accorta?»
Sorrise. «Ah, ma allora ce l'hai la lingua.» esclamò. «E io che pensavo il contrario.»
«Ha-ha, spiritoso.»

Le macchine avanzavano in una maniera a dir poco irritante, data la loro inumana  lentezza. La situazione stava diventando sempre più fastidiosa. Mi sentivo perennemente a disagio con quel ragazzo, specie in quella macchina, noi due soli, in quella macchina, nella strada, in quella macchina, tra altre fottute macchine che sembravano muoversi alla velocità di un anziano con il deambulatore.
Iniziai a picchiettarmi con le dita sulle gambe.
«Vai di fretta, ragazzina?»
«Tsk, io? Macché.» risposi, malcelando il nervosismo. «Ti pare che io abbia la faccia di qualcuno che ha fretta?» continuai. Lo vidi voltarsi in mia direzione, aggrottando le sopracciglia.
«Mh..no. Mi pare che tu abbia la faccia di qualcuno che é molto incazzato.»
«Ho già detto che sei molto persipace?» dissi, cinica.
«Si, credo di si.» disse ridacchiando. Voltai bruscamente il capo verso di lui, guardandolo di traverso.
«Lo trovi divertente?»
«No, trovo te divertente.» asserì.
«Ma davvero?» chiesi, irritata. «Illuminami.»
Continuò a ridere, infastidendomi più di quanto solitamente gli altri facciano.
«Mamma mia e che faccia che hai.» fece una piccola pausa. «Ma fatti due risate, guarda che sto scherzando, eh.»
«Non c'é niente di cui scherzare.»
«Minchia e che palle che sei. Sai che ti preferisco quando sei a lavoro.» disse, sarcastico.
«Io ti preferivo cinque minuti fa, quando la Winston ti tappava la bocca.»
«Uuh,questa brucia.» asserì, con un'espressione talmente effeminata da rendere la situazione quasi simpatica. Inutile dirlo, scoppiai a ridere. Mi portai una mano sulla bocca, cercando di darmi un minimo di contegno, ma invano. Continuai, inevitabilmente, a ridacchiare indisturbata, mentre gli occhi del ragazzo mi fissavano, divertiti.
«Ecco...ti preferisco anche cosí.» affermò, quando fui riuscita a placare la mia risata. Pronunciò quelle parole con una tale dolcezza, che quasi arrossii.
Dopodiché, il silenzio.

«Okay..ora gira a sinistra e poi sempre dritto.»
Liberatici dal traffico, avanzavamo con l'auto ad una velocità notevolmente sostenuta, mentre io ero intenta a indicargli la strada. Seguì le mie indicazioni, per poi accostare al lato di un marciapiede.
«Arrivati?» chiese.
«Arrivati.» affermai. «Ehm..» continuai, imbarazzata, indicando stupidamente l'appartamento. «Vuoi..»
«Risparmiati i convenevoli del "sei invitato a cena", o "aspetta, ti preparo un caffé"..un semplice grazie basta e avanza.» mi bloccò, precedendomi.
«Oh..beh, in questo caso..grazie.» dissi, in evidente disagio. Scesi dall'auto. Prima di chiudere la portiera, mi sporsi all'interno, porgendo al ragazzo la sua giacca nera. Scosse il capo, accompagnando il gesto con un vago movimento di negazione della mano.
Rimasi interdetta, non capendo.
«Puoi tenerla.» esclamò. «Ho notato che ti piace l'odore di tabacco. E non c'é cosa che odori piú di tabacco della mia giacca.» continuò, e non riuscii ben a capire se facesse ironia o se fosse serio. Sorrideva, ma il tono non pareva sarcastico.
«Ehm..no davvero, prendila.» insistei, porgendogliela nuovamente. Ma la negò.
«Consideralo il souvenir di questo viaggio.» affermò, beffardo, e dopo un vivace occhiolino, mise in moto e sparì dalla mia visuale.

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⏰ Last updated: Oct 12, 2019 ⏰

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