«Mio Dio, donna, sei dotata di piedi, usali!» esclamò Dominic,asserendo alla mia lentezza nel portargli quel cazzo di scatolone, quando entrai nello studio di Jessica.
«Ah, é questo il ringraziamento per aver portato probabilmente quindici chili di piombo?» feci, indignata.
«Ah,le solite manie di grandezza delle femmine.» disse, roteando gli occhi.
Sorrisi malignamente, e lasciai la presa sullo scatolone, che andò a posarsi delicatamente sul piede del ragazzo. Spalancò la bocca dal dolore e prese a dimenarsi per tutta la stanza, stringendosi il piede con una mano.
«Si chiama karma, stronzo.» dissi, sarcastica. «E chiudi quella bocca, o ti entrano le mosche.» risi, e uscii dalla stanza.
«Questa me la paghi, Brooklyn Sherman.»
«Certo certo. Fa pure con calma.» gli urlai da fuori.

Mi fermai per qualche momento.
«Cos'é che stavo facendo prima?» pensai, tra me e me. «Ah già, stavo pulendo i vetri della porta.» dissi, tristemente, pensando alle mie povere dita doloranti. «Mi sa che vi tocca proprio, tesorini.»
«Addirittura a parlare con la mano..ma quanto puoi cadere in basso,Brooke?»
«Abbastanza per permettermi di consolare le mie unghie,Astrid. Guarda qui.» Le mostrai il bel lavoretto.
«Povero tesoro.» mi compiatí. «Sto andando a prendere qualcosa da mettere sotto i denti al bar. Vieni?»
«Di già? Ma che ore sono?»
«Saranno l'una, su per giú. Dai vieni, mi fai compagnia.» disse, facendo gli occhioni da cucciolo bastonato.
«Ho cose ben piu importanti cui pensare in questo momento.»
«Oh,andiamo.» insisté.
«No,Astrid. Ho da fare,davvero. Magari dopo.»
«Ti offro il caffé.» sbuffò.
«Andata.» mi affrettai a rispondere, sorridente.
«Lo sapevo. La solita tirchia.» disse, unendo le braccia sotto il seno e scuotendo il capo.
«Non sono tirchia,sono solo..un tantino parsimoniosa.»
«Ah certo,proprio un tantino.»
«Esatto.» e ci avviammo verso il bar.

«Allora..che mi dici?» chiesi,asserendo al lavoro del giorno.
«Niente di nuovo, il solito. Stavo rischiando di perdere un 43enne.» disse, con non chalance.
«Come mai?» chiesi, svuotando una bustina di zucchero nel caffè, appoggiata con i gomiti al bancone.
«Il solito Brooklyn,era in overdose. Dovevi vederlo,era..a dir poco macabro. Aveva le orbite rossissime. Non voglio neanche immaginare quanto crack aveva fumato. Ancora al pensiero rabbrividisco.»
«Come sta ora?»
«Benone direi,non contando il diabete a mille, la pressione alle stelle, il colesterolo, l'astinenza e una voglia matta di drogarsi. » disse, sarcastica.
«Tu invece? Che mi dici?»
«Assolutamente niente, beh..tralasciando il fatto che credo di aver perso la sensibilità alle dita e che mi si é spezzata un'unghia.»
«E nient'altro?»
«Direi di no.» dissi,ingurgitando un sorso di caffè.
«E allora perché stavi spiando nella stanza dei ragazzini di Travor?» quasi mi andò di traverso il liquido. Tossii, portandomi una mano al petto.
«Ne? Rispondi.» insisté, attaccando le labbra alla tazza,ma si staccò immediatamente, con una faccia a dir poco sconvolta. «Non dirmi che..» iniziò.
«Cosa?» chiesi.
«..Grace ha iniziato a drogarsi?!»
«Che?! Ma che cavolo dici?! No,ovvio che no.»
«Ah beh,meglio..ma allora, ripeto la domanda, perche stavi spiando nella stanza dei ragazzini di Travor?»
«Niente,li avevo sentiti canticchiare e..e niente, mi sono affacciata. Sai come sono fatta Astrid,mi affeziono subito e..amo quei ragazzini,non posso farne a meno.»
«Risposta prevedibile.» disse, indifferente.
«E allora che cazzo me lo hai chiesto a fare se lo sapevi?!» chiesi, spalancando la braccia, ovvia.
«Cosí. Mi piace stressarti, é appagante.»
«Si,ma non per me.»
Fece spallucce. «Te ne farai una ragione.» continuò, posando la tazza sul piattino.
«Te ne vai?» chiesi.
«Tranquilla,te l'ho già pagato il caffé.»
«Non mi riferivo a quello.»
«Ah..beh allora si,devo tornare:Jessica mi ha dato da intrattenere un gruppo di donne alcoliste e..sai com'é,non posso farle aspettare.»
Buttai il capo all'indietro. «Uff,io invece devo tornare a pulire quei cavolo di vetri.»
«Ancora? Beh,buona fortuna, cara. Vedi di tornare a casa con ancore tutte e dieci le dita.»
«Molto confortante,sai?» dissi, guardandola. «Dai,ti accompagno.» Mollai anche io la tazzina e ritornammo all'edificio.
«Mi servirebbe un miracolo per scampare a quella tortura.» Sbuffai.
Entrammo.
«Eccolo lí il tuo miracolo.» disse, indicando Travor che ci stava venendo incontro.
«Brooklyn dovrest..»
«Ma ciao anche a te Travor,tutto bene? A me si,grazie per avermelo chiesto.» esclamò Astrid, infastidita.
«Mi fa piacere. Brooke dicevo che dovr..»
«Ciao Travor, tutto..»
«Travor salutala o per tutta l'ora continua cosí.» gli dissi,scocciata.
Sbuffò. «Ciao Astrid,tutto bene?»
«Bene,grazie.»
«Perfetto,sono contento per te..Brooklyn, stavo dicendo,avresti un lavoretto da fare..»
«Oh no. No no no,non ho intenzione di mettermi a pulire ogni singolo angolino dell'edificio, quindi, se riguarda qualcosa di pulizia, chiedi a qualcun'altra. Io ho ancora quei dannati vetri da pulire, e sono anche abbastanza per le mie povere mani.» dissi,tutto d'un fiato.
«Non..non riguarda la pulizia.» disse, guardandomi con una strana espressione.
Sbuffai.
«E perche non me l'hai detto subito scusa?! Ho parlato per cinque minuti inutilmente! Ma tu guarda.»
«Ma sei stata tu a non darmi neanche il tempo di aprir bocca che..ah,voi ragazze: e chi vi capisce. Voi e le vostre..»
«Se stai per dire "manie di grandezze" cuciti seduta stante le labbra o giuro che ti farò molto male in quel preciso punticino dove non batte il sole!» dissi, con un'espressione di presunta minaccia di morte.
«Karma..si, Dominic me ne ha parlato. A proposito, per poco non gli hai rotto l'alluce con quello scatolone.»
«Cosí impara a moderare il linguaggio con me.»
«Perche? Che ti ha detto?»
«Stronzate. Ecco cos'ha detto. Dice che io ho le "manie di grandezza".. É assurdo. Cioé,io? No ma scherziamo? É davvero assurdo..giusto?»
I due si scambiarono un'occhiata complice,poco convinti. «Giusto?» ripetei.
«Giustissimo.» si affrettò a rispondere Travor.
«Brooke,veramente tu..cioé,non dico che sia una cosa negativa,per carità,ma..ecco vedi, se hai ben presente il concetto di " manie di grandezza", noterai che..é un argomento che é molto vicino al tuo modo di essere.»
La guardai storto. «Astrid Marianne Smith,stai asserendo che io ho le manie di grandezza?»
«Si ma..appena appena.» disse, con viso timoroso.
«Ah bene,quindi secondo te sarei poco condiscendente, troppo laconica, esosa, tirchia..»
«Tu? Sei tirchia?» mi chiese Travor.
«No,per l'amor del Cielo,no! Sono parsimoniosa,non sono ne tirchia,ne avara, ne tantomeno esosa.» dissi. «Quindi, continuando la mia lista, dov'ero rimasta? Ah si,tirchia..e avrei per giunta le manie di grandezza? Qualcosa di buono ce l'ho?»
«Allora,premetto che l'essere laconica non é un difetto, e poi..beh,certo,hai molti pregi come.. » si fermò, a pensare.
«Perfetta lungimiranza.» buttò li per li.
«Non sai neanche cosa significa, vero?»
«No..non avevo neanche idea che esistesse come parola.» disse, ridendo.
«Vaffanculo.» le dissi, trattenendo malamente una risata.
«Grazie,anche io ti voglio bene.»

ASSENZIO - AXENHTIUM Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon