Troy's Pov

Entrai in un stanzino ombroso e alquanto angusto, dove era mio solito rifugiarmi nelle mie pause di riflessione.

«E tu chi sei?» esclamai.
Una ragazza se ne stava curva su uno scaffale polveroso, con una pezza in mano per la pulizia. Si voltò in mia direzione e mi guardò. Riconobbi la faccia, i capelli gonfi e riccioluti,gli occhioni vispi che vagavano inquieti.
«Ah...Astrid Marianne Smith.» esclamai.
«Guarda guarda..l'Innominabile.»
«L'Innominato vorrai dire.» la corressi.
«Si si,quello.» si mise dritta e mi si posizionò davanti.  «Vediamo un pò...cosa ci fa qui un ragazzo come te?»
«Intendi bello, affascinante, superdotato..»
«E modesto soprattutto.» continuò lei, ironica.
«Ha-ha,simpatica. Beh, vengo spesso qui...é il mio angolino di pace.»
«Angolino di pace? Beh,sei uno che si accontenta di poco. Come fai a definire "angolino di pace" un disgustoso giubigattolo polveroso, scuro e puzzolente come questo?!»
«La vista dell'occhio é cosí superficiale.» borbottai tra me e me. «Dovresti imparare a vedere le cose con un occhio diverso, ragazzina.»
«Ehi ehi ehi...vacci piano con le parole, "ragazzina" a chi?! Io non sono una ragazzina.» esclamò, indignata.
"Già.." pensai, tra me e me. "..tu non sei quella ragazzina...purtroppo."
«Cos'aveva oggi la tua amica?» chiesi, mentre riprendeva a spolverare.
«Mah,niente di che. Era solo..piú contenta del solito.»
«Contenta perché?» continuai, aggrottando le sopracciglia in un'espressione incuriosita. «Ho sentito che aiuterà il tizio psicologo, oggi. É vero?»
«Verissimo.»
«E..questa cosa é per lei motivo di felicità?» chiesi scettico.
«Oh si,non immagini quanto.» esclamò.
«Non capisco....perché mai?»
«Brooklyn é attratta dalla psicologia da quando era una bambina. Per lei essa é la risposta a tutto,a tutti. Ritiene che la mente umana sia qualcosa che..beh,qualcosa di simile ad una cassaforte..» si rimise eretta, con non chalance,e mi guardò, con occhi assenti.«..e Dio solo sa come quella ragazza non trovi mai difficoltà nello scoprire la combinazione.» continuò, sempre con lo sguardo perso. Passarono minuti, in completo silenzio, io intento a rimuginare sulle parole di Astrid, lei concentrata a pensare a chissà cosa. Ritornò in se, e sorrise.
«Beh,conoscendola,non dovrei neanche stupirmi. Con tutta probabilità é stata piú a contatto lei con "menti strane" che uno psicologo vero.» incalzò, in una risatina divertita e ironica.
«Che intendi?»
«Tra il padre e la madre..non so come abbia fatto a non impazzire.»
«Non riesco a seguirti.»
Sospirò, pesantemente, riducendo la sua espressione ad un sorriso rassegnato.
«Presto capirai tante cose, Troy. Ti basterà starle vicino e ti assicuro che capirai tutto.»
«E chi ti dice che io voglia starle vicino?» chiesi, serio.
«Lo dico io,e lo confermano i tuoi occhi.» rispose, con un sorrisetto beffardo in viso.
«Oh ma per favore,non dire cavolate.»
«Non ne dico..sei tu quello che mente.» ribatté.
«Senti,facciamo che non ti ho vista proprio.» indietreggiai fino all'uscio della porta, per poi rientrare. «Ma ciao Astrid, che piacere vederti qui!»
«Ma ciao Troy,che enorme felicità mi provoca la tua presenza!» esclamò sarcastica, reggendomi il gioco. Tornò seria, dopo una risatina, e sorrise dolcemente, avviandosi verso l'uscita. Si fermò e incastrò per l'ennesima volta i suoi occhioni nei miei.
«Comunque io oggi non ci sono:avrà bisogno di un passaggio.» disse.
«Niente da fare,non ti capisco.» borbottai, alzando le mani, rassegnato. «Non ho idea di cosa tu stia parlando.»
Sbuffò sonoramente.
«Cosa non ti é chiaro?»
«Bah,non saprei..forse il fatto che mi stai chiedendo di flirtare con la tua migliore amica?» chiesi, retorico.
«Troy,non mi pare di aver detto una cosa del genere. Ti sto semplicemente invitando a cogliere un momento di apparente fortuna..a cogliere un'occasione che so potrebbe non ricapitare. Quindi, ti prego, per una volta ascoltami e non fare il coglione.»
La guardai,serio,piuttosto scombussolato da quelle parole che,lo ammetto,da nessuno mi sarei aspettato, men che meno
da lei.
«Troy,hai capito cosa ho detto?»
«Non ti prometto niente Astrid:farò del mio meglio..» avanzai verso la sua figura, con un'indecifrabile espressione. «..ma non ti prometto niente.»

Brooklyn's Pov

«Ehi,ti voglio piú tranquilla la prossima volta, siamo intesi?» le chiesi, sorridente, poggiandole una mano sulla spalla.
Annuí timidamente.
«Promesso?» chiesi, e le porsi il mignolo. Lo afferrò, ricambiando lo sguardo, e sorrise a sua volta.
«Si, promesso.»
«Bene.»
Una ragazzina poco più che 13enne, dipendente dalla marijuana, mi era stata mandata da Dominic per dei controlli. Era nuova qui alla struttura,ed in effetti non l'avevo mai vista prima. Era terribilmente timida, molto chiusa, l'esatto contrario di un libido oggettuale. Spiaccicava  parole a fatica, quasi avesse paura di parlare, o di mostrarsi, di esporsi...forse le cause erano più di quelle che, in quel momento,mi giungevano in mente.

Uscì a passo incerto dalla piccola stanza  e dopo aver afferrato il mio cappotto e la borsa, uscii a mia volta. Mi richiusi la porta alle spalle, ritrovandomi di colpo davanti una figura maschile che stentai a riconoscere.
«O mio Dio,ancora tu? Ma che fai,mi perseguiti?!» esclamai, con un sorriso colmo di ironia.
«Non proprio...beh,sai,in un certo senso magari.» si staccò dalla parete cui era appoggiato e infilò le mani nelle tasche.
«Ti stavo pensando.» disse, ad un certo punto, indifferente.
«Cosa?» chiesi, non avendo seriamente capito le sue parole.
«Gia,anch'io inizialmente stentavo a crederci..ma a quanto pare é davvero cosí.» continuò, guardandomi con totale non chalance.
«Ehm..credo di non aver ben capito.»
«Hai capito benissimo invece.» ribatté tranquillo. Congiunse le braccia al petto e piegò leggermente di lato il collo. «Tu sei..una specie di psicologa,giusto?»
«Io..ecco,non proprio..beh,quasi..»
«Posso prenderlo come un si.» disse. Mi afferrò il polso e mi trascinò nella sala delle sedute di Adam. Richiuse la porta, dopo avermi praticamente spintonata su un divanetto,e prese posto di fronte a me, serio. Si sdraiò, con le mani dietro la nuca. E intanto non avevo detto niente,come se la cosa non riguardasse me.
«Troy..io non capisco cosa stai..»
«Ho un problema,ragazzina. E anche bello grosso. Forse non é proprio tale, magari é solo una stranezza, un'ambiguità di qualche giorno e via..ma si sta trascinando da un pò troppo tempo,e i giorni sono diventati intere settimane.» disse, guardando fisso il soffitto. «Il problema é che..appena metto piede in questa struttura,é come se perdessi il controllo della mia mente. Essa vola, smarrita, si ribella ad ogni vincolo, libera tutto cio che di piu chiuso e oscuro cela...e in quei momenti, i miei pensieri arrivano inevitabilmente a te.» posò gli occhi nei miei, con una serietà ed un' impassibilità che non avrei mai creduto possedesse.
«Il mio problema sei tu,ragazzina.»
«Io non..» mi alzai nervosamente dal divano e indietreggiai di qualche passo verso la porta.  «..non so come aiutarti.» risposi, agitata.
Si sollevò di scatto dal lettino e mi si avvicinò, in un gesto talmente rapido da non poterlo seguire. Sentivo il suo respiro sul mio collo ad ogni sua parola. «Si che lo sai,Brooklyn.» disse. Il suo sguardo mi penetrava, mi bruciava la pelle, mi sentivo scavare nel corpo come fossi fatta di terra.
«Sei una psicologa Brooklyn..curami!»

ASSENZIO - AXENHTIUM Where stories live. Discover now