«Oh avanti,Brooklyn. Fai la brava.»
«No.»
«Ti preeego.»
«No.»
«Dimmelo,dimmelo,dimmelo,dimmel..»
«NO!» sbottai,smettendo di camminare.
«Andiamo,dai! Ti prego,dimmelo!» continuò.
«Astrid,ho detto di no.»
«Questa é ingiustizia però! Ma sei seria?! Davvero ti fidi piú di tua sorella che di me?!» esclamò, incattivita. «Oh..beh, si, domanda stupida.» ammise, tra se e se. «Ma ciò non toglie il fatto che credo di dover esser messa al corrente,non trovi?»
«Uhm,no.» risposi.
«Oh,andiamo Brooklyn,ti scongiuro, dimm..»
«Santo Cielo,va bene! Basta che poi ti stai zitta!» esclamai,scocciata. «Tieniti forte,mi raccomando.» dissi, e sbuffai. «Mia madre é impazzita.»
Prese a guardarmi, scettica e sospettosa.
«Ah si?» chiese, sarcastica. «Uhm,ti credo proprio sulla parola.»
Alzai le mani,con fare rassegnato.
«Io il mio dovere l'ho fatto.» dissi,tra me e me.
«Non vuoi dirmelo proprio eh? Bene, significa che conto meno di quanto pensassi per te..» disse, nervosa.
Roteai gli occhi.
«Uh,adesso ricomincia a fare la vittima!» Sbuffai.
«No,va bene cosí. Non ti fidi di me? Pazienza, me ne farò una ragione e mi metterò il cuore in pace.» disse, facendo la sostenuta. Si voltò, dandomi le spalle, e congiunse le braccia.
«Ecco,brava.» dissi,con non chalance,e ripresi a camminare. Sentii i suoi passi venirmi dietro.
«Oh avanti,ti prego..»
«Ahh!» urlai, isterica, a denti stretti. Alzai le braccia al cielo. «Perché?! Cristo,perché a me?!»
«Ma smettila, la solita teatrale.»
«E tu la solita rompicoglioni,permetti?» esclamai. Feci una strana smorfia, arricciando innaturalmente il naso,e continuai a camminare per il corridoio.

Arrivai davanti la mia sala, quando sentii qualcosa vibrarmi nella tasca dei jeans. Presi il cellulare e risposi.
«Pronto?»
«Brooke,sono Grace.»
«Ah,ciao Grace. Che succede?»
«Ehm..ecco..beh,é solo che..non ho trovato niente.»
«Cosa? Niente?»
«No,proprio niente. Ne alcool, ne liquori, ne distillati. Niente di niente.»
«Sei sicura?»
«Sicurissima.»
«Ma..hai visto se ci sono droghe? Si,intendo..pasticche, siringhe, polverine sospette. Non hai trovato neanche roba del genere?»
«No Brooklyn,te lo ripeto:niente di niente.»
Mi passai una mano sul viso.
«Ehm..Grace,facciamo una cosa: cerca nelle buste della spazzatura,magari con dei guanti mi raccomando. Vedi se trovi qualcosa lí.»
«Oh,andiamo Brooke,ma sei seria?! Mi dovrei davvero mettere a frugare nella busta dell'immondizia?! No,non puoi chiedermi una cosa del genere.»
«Graceleen Sherman,non fare storie. E ricordati che mi devi un favore.»
«Non é vero.»
«Certo che è vero,e questo favore ha anche un nome e cognome:Josh Obrien..ti dice niente?»
La sentii sbuffare, dall'altro capo del telefono. Sghignazzai sommessamente.
«Uff,il ricatto é una brutta cosa Brooklyn, sai?» ribatté nervosa.
«Infatti,questo non é ricatto. Questo é essere equi. Tu mi aiuti, e io non dirò a mamma che hai baciato un ragazzino piú grande di te senza dirle niente.»
«Sei impossibile!»
«Ti voglio bene anche io,sorellina.»
E misi giù.
«Pasticche, siringhe, polverine sospette? Ma che per caso hai ripreso a drogarti, ragazzina?» la sua voce mi giunse alle orecchie limpida e cristallina, bassa e piena di calore. Mi voltai e lo vidi appoggiato mollemente alla parete,con la mani infilate con indifferenza nelle tasche dei jeans.
Lo guardai con circospezione, osservandolo attentamente da capo a piedi. Riportai lo sguardo sui suoi occhi.
«No no,tranquillo.»
«Mh..mi devo fidare?» chiese.
«Beh,si. Mi pare ovvio.»
Con una spinta, si allontanò dalla parete e si mise eretto. Cacciò un sorrisino sghembo..mi sapeva tanto di ironia.
«Per esserne sicuro dovrei controllare..non ti pare?» disse,muovendosi di qualche passo verso di me.
«Ehm..si..» Deglutii,imbarazzata. «..magari dopo.» risposi. Mi schiarii la voce. «Dovrei..dovremmo entrare,ora.» continuai alludendo alla sala.
Si avvicinò lentamente alla porta,l'aprì, e si rivolse a me.
«Prima la signora.» esclamò, teatralmente, invitandomi ad entrare con un largo gesto del braccio. Lo affiancai, guardandolo fervente negli occhi. «Signorina.» lo corressi.
Alzò le mani. «Errore mio,madame.. Ehm,volevo dire..mademoiselle.»
Sorrisi.
«Ora ci siamo.» e entrai nella sala.

Troy si unì agli altri ragazzi, nella sua solita posizione vicino al muro. Mi avvicinai al tavolino, ci poggiai sopra il cappotto e il borsellino,e mi ci sedetti sopra.
«Buonasera.» dissi, attirando la loro piena attenzione.
«Ciao Brooklyn.» dissero, all'unisono.
«Tutto bene ragazzi?»
E un pacato "si" si levò nell'aria.
«E a me? Non saluti?» sentii dire. Voltai il capo verso la porta, e vidi un'alta figura maschile,che non faticai a riconoscere.
Rimasi interdetta nel vederlo, dopo forse tre settimane o più.  «Ehilà,Brooklyn.»
«Jeremy!» esclamai, abbracciandolo calorosamente. «Che fine avevi fatto?»
«Eh..storia lunga. Avremo modo di parlare in un altro momento, piú tranquilli.»
Annuii, sorridendogli. Si sedette a sua volta sul tavolo, guardando i ragazzi.
«Vedo che Jessica mi ha dato retta.» disse, d'un tratto.
«A che ti riferisci?» chiesi, aggrottando le sopracciglia.
Sorrise. «Questi,una volta,erano i miei ragazzi..poi,venendo a mancare per un pò, Jessica ha detto che avrebbe dovuto trovare un sostituto momentaneo..» disse, poi girò il capo verso di me. «..e io le avevo consigliato te.»
«Hai detto momentaneo?» chiese, Opal. «Quindi Brooklyn..si,insomma..dovrà andarsene?» chiese, con un'espressione pressoché serissima.
«Perché?» chiesi, con un sorriso malizioso. «Ti dispiace se me ne vado?» la stuzzicai.
«Ma che..che dici! Assolutamente no.» disse, sghignazzando falsamente.
«Allora non mi odi cosí tanto!» esclamai, entusiasta.
«Non ho mai detto di odiarti.» ammise, chinando il capo, cercando di distrarre l'attenzione da lei. Rimasi piuttosto basita da quelle sue parole, e c'è da dire che non me le sarei mai aspettate,o almeno non da lei, non da Opal.
«Grazie,Opal.» dissi, sorridendo sinceramente.
«Beh,per tua fortuna..anzi,per vostra..» si corresse Jeremy, riferito ai ragazzi. «..ho richiesto espressamente a Jessica che Brooklyn rimanesse a tempo permanente.»
«Quindi..é grazie a te che Jessica mi ha affidato questi ragazzi..»
«Beh,diciamo che..ti ho quasi raccomandata.» disse ironico, sghignazzando.
«Io ti adoro,Jeremy.»
«Come non farlo.» esclamò, con espressione boriosa. «Bene..» disse, scendendo dal tavolo. «..ora vi lascio. Ah, Brooklyn:devi sapere che questi ragazzi sono dei furbetti che non hai idea. Mi raccomando, fiscale nei controlli eh?»
«Certo Jeremy,e..a proposito di controlli..» dissi, guardando il gruppetto aventi a me. «..in fila indiana,forza.»
Sbuffi e sospiri mi giunsero alle orecchie.
«Su su,poche storie.» continuai, sorridendo a Jeremy,il quale seguì ad uscire dalla sala.
I ragazzi intanto mi si erano posizionati dinnanzi e,come ogni volta,li analizzai con attenzione e scrupolosità.

Terminai, un quarto d'ora più tardi.
«Bene,potete andare.» annunciai.  «Ci vediamo domani, ragazzi.»
E in pochi secondi, la sala era già vuota. Infilai il mio cappotto, e feci per andar via, quando una mano mi bloccò.
«No no,ragazzina..» mi irriggidii, e mi voltai verso di lui. «Ora é il tuo turno.»

ASSENZIO - AXENHTIUM Where stories live. Discover now