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Alle 6:30 il rumore fastidioso della sveglia mi portò fuori dai miei sogni.
Aprii gli occhi, li stropicciai con le dita, ancora assonnata e con un gesto apatico la spensi. Sbuffai e controvoglia mi alzai dal letto. Mi vestii, presi la mia borsa, indossai gli occhiali da vista, il cappotto, e scesi le scale.

Mia sorella e mia madre erano sedute al tavolo, lo sguardo basso, una tazza di latte stretta tra le mani, un'espressione piuttosto seria. Aggrottai le sopracciglia, stupita da quella situazione. Mi avvicinai, titubante, alle due, e presi posto su una sedia.
Presi a sorseggiare del the bollente, ancora fumante, mentre con gli occhi seguivo ogni loro minimo movimento, con sospetto. C'era un insolito silenzio,l'aria di forte tensione era palpabile, cosi palese, cosi pesante. Era un silenzio tagliente, costante, fastidioso.
Le vidi lanciarsi di sottecchi degli sguardi complici, ma non si scomponevano, non dicevano niente. A stento sentivo i loro respiri. Sbattei le mani sulla superficie legnosa del tavolo e mi alzai.
«Perché non guardate anche me già che ci siete?!» sbottai,infastidita. Incrociai le braccia sotto il seno. «Avanti,ditemi che sta succedendo!» esclamai,con sguardo di disappunto.
«Niente.» rispose mia madre, seria come non l'avevo mai vista. Sollevò gli occhi verso di me, si alzò dalla sedia. «Assolutamente niente.» disse, e uscì dalla cucina, lasciandomi spiazzata, e con il quadruplo delle domande che avevo prima.
Mi rimaneva solo la speranza che Grace fosse più magnanima.
Mi curvai verso il tavolo, con i gomiti appoggiati sul legno,e presi a fissarla insistentemente, con gli occhi ridotti a due fessure.
Continuava a sorseggiare dalla sua tazza, con il capo chino. Mi guardò, di sottecchi.
«Perché mi guardi così?»
«Grace.»
«Ehi,smettila,okay?! Io non centro niente. É lei che..che a volte sembra una psicopatica paranoica.»
Assunsi un cipiglio in viso,e mi risedetti sulla sedia.
«Potresti essere un pò piú chiara?»
Sospirò.
«Ieri notte,saranno state le 3 e mezza circa, l'ho trovata per terra con la schiena contro la porta della tua camera, che piangeva e si dondolava. E diceva delle cose che..non si capiva niente,parlava e singhiozzava. Sembrava ubriaca o roba del genere.»
«Cosa? Sei seria?»
«Giuro,piangeva forte. Era una fontana.»
«Ma perché?»
«Ma che ne so! Io l'ho sempre detto che é una paranoica incurabile,ma..ieri sera sembrava..una squilibrata.»
Ci mancava solo questa:mia madre che usciva fuori di testa!
«Grace,mi devi fare un favore enorme.»
«Dimmi.»
Mi avvicinai al suo orecchio.  «Tienila d'occhio, almeno fin quando non torno dalla struttura. E controlla un pò in giro, vedi se trovi bottiglie di liquore, alcool, o della droga.»
«Ma sei impazzita?! Nostra madre non é un'alcolista, men che meno una drogata!»
«Shh,abbassa la voce! Lo so, é solo per essere sicura che fosse lucida,chiaro?»
Annuì, poco convinta.
«Brava.» le scompigliai i capelli. Afferrai la borsa e mi alzai. «Grace,conto su di te.»
Mi avvicinai alla porta e uscii, trovando la macchina di Astrid.
«Brooklyn.» mi richiamò. Mi voltai. «Com'é fatta la droga?» chiese.
«Eh,bella domanda.» dissi, tra me e me. «Oddio come te lo spiego?!» sospirai. «Allora,facciamo cosí: qualunque cosa che assomigli a della polverina biancastra, pasticche o roba simile. Ah,vedi anche se trovi delle siringhe.» dissi, e uscii.

«Pasticche,siringhe?! Che cazzo state combinando tu e tua sorella?!» esclamò Astrid, avendo sentito parte della nostra conversazione fuori casa.
«Niente,lascia perdere guarda. É una giornataccia.»
«A chi lo dici! Sono stata svegliata alle 3 e mezza di notte da una rompiscatole che mi ha chiamata.» esclamò sarcastica.
«Ehm..già,é vero. Mi perdoni?» chiesi, facendo il labbruccio.
«Tu mi offri un caffé?»
«Ma neanche morta! Ma che scherzi?!»
«Allora no,non ti perdono.» continuò, facendo la sostenuta. Sbuffai.
«Okay,okay..te l'offro. Ma questa sarà la prima e ultima volta. Sia ben chiaro.»
«La solita tirchia.»
«Uff,per la cinquantesima volta,non sono tirchia,sono solo..» mi bloccai, sovrappensiero.
«Si si,parsimoniosa.» continuò lei. «Ehi, ci sei? Dai,se ti sconvolge cosí tanto offrirmi un caffè allora lascia perdere. »
«A che ora hai detto che ti ho telefonato ieri notte? » chiesi, stranamente seria, ignorando le sue parole. Rimase stupita da quel mio improvviso cambiamento d'espressione, ma si riprese dopo poco, e rispose. «Ehm..3 e mezza,su per giú.»
«3 e mezza..» dissi,tra me e me.
«Brooklyn smettila,cosí mi fai paura.»
«3 e mezza.» ripetei.
Calò il silenzio tra noi due,mentre la macchina avanzava.. «Aspetta..3 e mezza hai detto?!» esclamai.
«Ehm..si,3 e mezza.»
«Oh...merda.»
Ora capisco tante cose.
«Ieri notte,saranno state le 3 e mezza circa, l'ho trovata per terra con la schiena contro la porta della tua camera, che piangeva e si dondolava.»
3 e mezza,l'ora esatta della telefonata di Astrid. Non volevo pensare che mia madre avesse davvero iniziato a bere, o, anche peggio, a drogarsi, non volevo crederci e, sotto sotto, non pensavo neanche che fosse possibile. Non era il tipo da fare certe cose,no,non lo avrebbe mai fatto, indipendentemente da tutto e tutti. Non lo aveva mai fatto,e non lo aveva fatto neanche quella volta,quella notte. Era lucida, piangeva, ma era lucida. L'unico problema pero era sempre quello,sempre la medesima domanda: perche? Perché piangeva?
Aveva sentito la nostra chiamata, ne ero certa,e quindi era qualcosa che ne avesse attinenza: il suo atteggiamento isterico, turbato, insicuro, i suoi modi insolitamente diffidenti e nervosi, il suo pianto "squilibrato", a detta di Grace..troppe cose non mi quadravano,ma tutte rientravano in quell'arco di tempo,compreso tra le 3:30 e poco dopo, l'arco di tempo di durata della nostra telefonata. Ormai ne ero sicura:era qualcosa a che fare con Troy.

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