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«Stai scherzando?!» mi chiese, sgranando gli occhi.
«U Gesù, é la cinquantesima volta che me lo chiedi.» imprecai, scocciata, roteando gli occhi. «No,non sto scherzando.»
Ero seduta su una sedia vicino il tavolo della cucina,con le gambe accavallate e le mani che stringevano la tazza colma di the. Osservavo il vapore che usciva al di fuori di esso, avvicinando il viso alla bevanda, bollente come al solito. Era una sensazione unica sentire quel piacevolissimo tepore che scaldava i palmi, soprattutto in giornate fredde come queste,per non parlare del fatto che era tarda notte:qui,con il calar del sole, la temperatura calava drasticamente.
Davanti a me, si ereggeva la figura di mia madre. Aveva un'espressione basita, con sguardo di disappunto, e le braccia incrociate nervosamente sotto il seno.
«Voglio sperare che tu mi stia prendendo in giro.» continuò. Sbuffai sonoramente, rendendomi capace del fatto che era da più di tre quarti d'ora che quella conversazione andava avanti, senza ulteriori svolti pero. Mi alzai. «Oddio, sai che c'é? Si,é vero, ti sto prendendo in giro. Apposto?» dissi scocciata, e feci per dileguarmi in camera mia. Ma, ovviamente, mi afferrò per il polso e mi fece ritornare nella posizione di prima. «Oh no no no signorina. Adesso tu mi dici esattamente cosa cazzo significa la frase di prima.»
«Allora,madre carissima,quale parola non ti é chiara nella frase "mi hanno affidato otto ragazzi tossicodipendenti"?» chiesi, sarcastica, con un'involontaria nota di cinismo.
«É inammissibile una cosa del genere! Brooklyn non possono affidarti dei..quelli sono dei drogati..o Brooklyn,per l'amor del Cielo,é troppo pericoloso.» disse, prendendomi le mani. «Mamma,ho a che fare con drogati e alcolisti tutto il giorno. É questo il mio lavoro,sai?» feci, ironica, ridacchiando nel sentire il suo tono di preoccupazione.
«Lo so ma..tesoro non mi fa star in pensiero,ti scongiuro.»
Sbuffai. «Uff,che palle che sei.» dissi, sorridendo. «Mamma,capisco che tu sia preoccupata..anzi,in verità no,non lo capisco proprio..» ironizzai. «..ma non ne hai motivo. Devo disintossicarli, non portarmeli a letto. E comunque sono cose che faccio già tutti i giorni, solo che adesso avrò la responsabilità delle loro vite.»
«Mi prometti che farai attenzione?» disse, non curandosi minimamente delle mie parole.
«Promesso. Ora, ti prego, posso andare a dormire?» la supplicai, unendo le mani, e facendo il labbruccio. Fece una faccia offesa e si indicò la guancia con un dito. Sospirai,e le schioccai un bacio.
«Ora puoi andare. Anzi no,aspetta,un altro.»
«No,basta.» feci,ironica,e mi diressi verso camera mia.

Appena entrai,vidi la figura di Grace, con un'espressione enfatica e gioiosa, trepidante d'attesa. Mi avvicinai,le presi le mani e iniziammo a saltellare come delle matte, dando di tanto in tanto dei gridolini eccitati. Mi venne addosso, avvinghiandosi su di me con un abbraccio caloroso.
«Sei grande!!» esclamò.
«Okay okay ora basta,non respiro.» dissi affannosa. Mi buttai a peso morto sul letto e lei si stese di fianco a me.
«Sono fiera di te,sorellona.»
«Grazie sorellina.» dissi, pizzicandole affettuosamente la guancia.
Si infilò agilmente sotto le coperte, del mio, e preciso mio letto.
«Ehi,non mi pare di averti dato il permesso, signorina.»
«E a me non pare di avertelo chiesto.» ribatté, maliziosa. Sospirai. Mi arresi al suo volere (come al solito d'altronde), e mi misi a mia volta sotto il piumone.
«Bene,ora dimmi:com'è stata come prima volta?» mi chiese.
«Mh..beh,emozionante e..»
«..appagante.» concluse lei, per me.
«Si,appagante.» sorrisi. «É stato strano, questo é da dire. Nel momento in cui ho messo piede in quella sala era come se..come se fossi stata un tutt'uno con quei ragazzi,mi sono sentita parte delle loro vite..parte di loro.»
«Straordinario..» sussurrò,quasi stesse parlando a se stessa. Mi voltai nella sua direzione, e le accarezzai i capelli.
«Ti prometto che lo farò.»
Prese a guardarmi,accigliata.
«Farai cosa?»
Ti prometto che uno di questi giorni ti porto con me,alla struttura.» quando terminai la frase,gli occhi le si illuminarono.
«Sei seria?!» chiese,incredula e speranzosa. Mi portai una mano sul cuore, con fare solenne.
«Te lo prometto. Parola di Brooklyn Sherman.» fu una frazione di secondo, che mi ritrovai in gabbia, spiaccicata contro il materasso dal suo corpo. Mi si buttò addosso, abbracciandomi energicamente.
«Oddio grazie grazie grazie!» esclamò, con un'enfasi nella voce che, ci avrei scommesso, non le avevo mai sentito prima. «Grazie sorellona! Ti voglio bene!»
«Okay ora staccati.» dissi,affannata. Fece come detto, imbarazzata.
«Di nulla,tesoro.» le schioccai un bacio sulla fronte. «Ora fila in camera tua a dormire.»
«Uff..sei peggio di mamma certe volte.»
«Se vuoi che te lo dica lei con la sua fastidiosa voce starnazzante, per me non ci sono problemi.» dissi, sarcastica.
«No no,credo che per stavolta passo» e sparì dietro la porta. Rimasta sola, mi stesi nuovamente, ripensando al pomeriggio passato con quei ragazzi. Inizialmente,lo ammetto, mi ero sentita un'estranea, un pezzo di troppo,eppure, sentire le loro voci,guardare i loro occhi..era stato strano. Non lo so cosa avevo provato..forse non avevo provato proprio niente,ma di una cosa ero certa, avevano portato a galla un lato di me che per anni avevo preferito dimenticare, celare, nascondere, accatastare insieme ai ricordi della mia infanzia, sopprimere il tutto in un passato di cui non volevo più far parte. E ritrovarmi, in quel momento, a pensarci, a rammentarlo, mi aveva scombussolata parecchio. Non me l'aspettavo.

Affondai la guancia destra nel cuscino, lasciandomi pervadere dai ricordi. Chiusi gli occhi, rividi la me quindicenne, la me stanca, insicura, confusa, ripensai a quei momenti. Riaprii gli occhi..ed ebbi voglia di piangere.

ASSENZIO - AXENHTIUM Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ