Regnava il silenzio in quella sala, i ragazzi mi guardavano perplessi, increduli, basiti. Opal aveva un'espressione palesemente urtata, la bocca semichiusa, gli occhi che sembravano arderle di rabbia.
«Non..non ti credo. Tu sei contro la droga, non puoi essere una tossicodipendente.»
«Era Opal,non ha detto "é", ha detto era.» ribatté, sempre il medesimo ragazzo appoggiato alla parete.
«Scusa tu sei..?» gli chiesi.
«Weber.» rispose,secco.
«Intendevo il nome.»
«Non ti é relativamente necessario conoscerlo.»
«Lo so,ma te l'ho chiesto.»
Di tutta risposta, alzò le spalle.
«Farai a meno del mio nome.»
Sorrisi. «Come vuoi.»
Ritornai con gli occhi su Opal.
«Quindi tu..ti drogavi.» disse, con voce scettica.
«Esatto.»
«E..di cosa ti facevi?» continuò, con sguardo di sfida.
Mi appoggiai con il fondoschiena al tavolo legnoso, assumendo un'espressione pensierosa.
«Allora..mh..per quanto riguarda le droghe credo di averle provate tutte,dalle piú leggere come la marijuana, alle piú pesanti,come la metamfetamina. Parlando di dipendenza invece, ero un'eroinomane.» dissi. «Proprio come quel signorino li.» continuai, indicando con un dito il ragazzo anonimo Weber.
«Non sono fatto.» esclamò, in sua difesa.
«Lo so. Ma non ho detto che sei fatto, ho detto solo che ti fai di eroina.»
«Ah si? E come lo sai? Per quanto ne sai potrebbe trattarsi anche di hashish. Gli effetti sono molto simili, se non eguali.»
«Oh andiamo, é il mio "lavoro", sto a contatto con alcolisti e drogati 24 ore su 24 da quando avevo 17 anni. Credo di essere perfettamente in grado di distinguere della semplice cannabis dall'eroina.»
Assunse un cipiglio un viso, diffidente.
«Vogliamo constatare meglio? Perfetto.» dissi.
Mi avvicinai a lui. «Dammi il braccio.»
«Perché dovrei?»
«Dammi il braccio.» roteò gli occhi, e sospirò silenziosamente.
«Va bene,hai vinto tu. Hai ragione,sono un eroinomane.»
Sorrisi,soddisfatta, e ritornai alla mia posizione di prima. Diedi un'occhiata generale ai ragazzi, per poi tornare sulla ragazza.
«Opal,che tu ci creda o no,anche io mi facevo di eroina. Questo é iniziato da quando avevo si e no 14 anni,per poi trascinarsi nel tempo,fino ai 17 anni, ovvero da quando ho preso posto a "lavorare" in questa struttura.»
«Non ti credo,mi spiace. É..é assurdo per me.»
«Bene. Avvicinati.» le dissi, mentre mi alzavo la manica destra della maglietta fin sopra il gomito. A passi incerti, mi venne incontro. Le mostrai la piegatura del braccio, dove, proprio sulla vena, c'era una macchiolina violacea.
«Quando ci si inietta di eroina per tanto tempo, é solito formarsi un segno bluastro,vedi?»
«Potrebbe essere un semplice livido.»
«No Opal..» intervenne il ragazzo. «..non é un livido..ce l'ho anche io..»
«Vuoi davvero dirmi che credi alle parole di una ragazzina?! Non ti facevo cosí ingenuo.»
«Ha le prove,Opal. Dice il vero e lo ha dimostrato. E poi..che motivo avrebbe di mentire?»
«Oh,é cosi evidente. Potrebbe benissimamente dire "ehi,sapete,ero una tossicodipendente, ma sono stata forte e ho smesso, invece voi fate schifo e siete delle fottute merde perché non ci riuscite.". Può darsi che voglia solo fare la spavalda, darsi delle arie..» sibilò, ostile, prendendo a camminarmi intorno, con sguardo truce. «..si,ha proprio la faccia di una che se la tira..»
«Senti smorfiosetta..» dissi,afferrandole duramente il braccio. «..farò il possibile per tenere a bada la mia lingua perché so che una tale ostilità nei miei confronti può essere causata dalla droga..» la guardai fisso negli occhi, seria, impassibile, distante. «..ma anche la mia pazienza ha un limite. E tu lo stai raggiungendo con molta facilità.»
«Mollami.» sibilò.
«Impara a tenere a bada quella linguaccia!»
«Mollami!!»
«Tieni. A bada. La lingua!!» esclamai. E questa volta non replicò,chinò il capo.
«Bene.» dissi, e sciolsi la presa sul suo braccio. Non interruppi il contatto visivo con lei. «Non voglio tirarmela. Affatto. Io non sono qui per giudicarvi, per sminuirvi, per criticarvi..come potrei farlo?! Sono stata io la prima a commettere lo sbaglio, non mi permetterrei mai di dirvi "siete delle merde perché non ci riuscite".» dissi, poi riportai gli occhi sui ragazzi. «Io non voglio che voi smettiate di drogarvi, perché é una decisione che non spetta a me. Io voglio solo aprirvi gli occhi verso quella che é la vera realtà della droga, cosa che voi, tutti voi, non conoscete.»
«Brooklyn?» dalla porta sbucò la testa di Dominic. «Jessica ti vuole nel suo ufficio.»
«Arrivo.» dissi. Recuperai fogli e scartoffie varie dal tavolo e ritornai a guardare i ragazzi. «..e vi auguro di non conoscerla mai.» dissi, e aggiunsi, sorridente «É stato un piacere conoscervi.»
Feci per uscire. «Troy.» disse, una voce maschile. Mi voltai e posai gli occhi su Weber. «Mi chiamo Troy.»
Lo guardai e sorrisi. «Ti ringrazio.» e uscii dalla sala. Quando richiusi la porta, mi ci appoggiai di schiena e sospirai sonoramente.
«Allora,avevo ragione?» la voce di Travor mi costrinse ad alzare il capo, ritrovandomelo davanti. «E tu che dicevi che fosse esagerato definirlo "sala degli orrori"..ora capisci. É stato un Inferno, dí la verità.»
Lo guardai per qualche secondo, per poi perdere gli occhi nel vuoto, iniziando a fissare distrattamente una parete.
«No,non é stato un Inferno..» dissi, con tono pacato, quasi parlassi tra me e me.
«..sono solo dei ragazzi un pò impegnativi. Ragazzi che hanno sofferto tanto. Ragazzi che,pur di difendersi, pur di scampare alla loro vulnerabilità, attaccano. Si mettono in uno stato d'allerta, sull'attenti, quasi dovessero pensare ad ogni parola che gli rivolgi, perché potrebbe non essere quella giusta..o magari é giusta,ma non adatta a loro. Si sentono minacciati, invasi nelle loro voglie e dipendenze, di conseguenza anche nelle loro vite. E sono troppo cechi in questo momento per rendersi conto che io ho passato lo stesso.»

ASSENZIO - AXENHTIUM Where stories live. Discover now