Capitolo 85

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«Non credo che sia una buona idea.» mi decido a rispondere mentre osservo i palazzi e i grattacieli passarmi davanti velocemente.

«E perché?» domanda lui, penso che mi stia guardando ma non ne sono sicura.

«Perché finiremmo per discutere e litigare come facciamo sempre Zayn!» gli rispondo, anche un po' scocciata, mentre mi volto per guardarlo, «E sinceramente non ne ho voglia.»

«Siamo abbastanza grandi per parlare civilmente e cercare di risolvere i nostri problemi, senza rancori.» insiste lui passando la sua mano tra i capelli facendomi capire che è nervoso.

Senza rancori? Pensa davvero che potrei dimenticare tutto quello che è successo? Che potrei passare sopra a quella scommessa, a otto lunghissimi mesi senza una sua chiamata o un suo messaggio, a tutte le notti passate insonni a piangere per lui?

«Io non provo rancore. Provo solo indifferenza.» cerco di risultare convincente mentre faccio spallucce.

«Oh sì,» annuisce lui con un sorriso chiaramente beffardo, «lo hai dimostrato ieri sera alla festa.»

Mi limito a scuotere la testa e a ricominciare a guardare fuori dal finestrino, sia perché non so cosa rispondergli, sia perché mi sta facendo realmente innervosire.

«Ascolta Chanel,» cerca di attirare di nuovo la mia attenzione e io mi giro per guardarlo, «non ti chiedo di dimenticare tutto quello che è successo. Ti chiedo solo di essere matura e di comportarti come una persona civile con me.»

«Proprio tu vieni a parlarmi di maturità? Proprio tu hai il coraggio di chiedere a me di essere matura dopo quello che hai fatto?» rido nervosamente e lui abbassa lo sguardo per un attimo, per poi posarlo ancora su di me.

«Hai ragione, quello che ho fatto è stato immaturo ed è per questo che vorrei maturare, partendo proprio da questo chiarimento.» mi spiega lui con calma, stranamente non raccoglie nessuna delle mie provocazioni.

«Ah sì? Bene, comincia pure allora. Voglio proprio sentire cos'ha da dirmi lo Zayn maturo!» gli faccio un veloce gesto della mano con un sorriso beffardo in volto, curiosa di sentire cos'ha da dirmi.

«Ho sbagliato.» sospira lui e si sfrega un sopracciglio con l'indice di una mano, «Ho sbagliato così tante volte che ormai ho perso il conto.»

«Vero.» lo interrompo io, forse un po' infantilmente, poi faccio sparire le mie labbra all'interno della bocca per lasciarlo continuare.

«E mi sono pentito di tutto.» continua lui scompigliando i suoi folti capelli.

«Di cosa ti sei pentito esattamente?» domando io, mi metto seduta meglio fissandolo e non riuscendo più a distogliere lo sguardo dai suoi lineamenti perfetti.

«Di tutto.» scandisce bene mentre distoglie lo sguardo per un momento, «Di tutte le volte che hai pianto e sei stata male per colpa mia, di non aver lottato abbastanza per te, di quella cazzo di scommessa!» scuote la testa chiudendo leggermente gli occhi, capisco che ne è realmente dispiaciuto, «E ti chiedo scusa.»

«Va bene.» lascio sfuggire dalle mie labbra dopo qualche secondo di silenzio, insieme a un sospiro che non riesco a trattenere.

«Chanel non sei mai stata una scommessa.» il suo tono di voce è basso ma deciso.

«Ah no? E come chiameresti il fatto di baciare una persona per soldi?» domando io urlando quasi, ora ancora più agitata di prima.

«Ho scommesso con Cameron che sarei riuscito a portarti a letto ancora prima di conoscerti!» mi spiega stranamente con il tono di voce tranquillo, «Ma quando ti ho baciata l'ho fatto perché lo volevo io, non per una stupida scommessa!»

«Però hai preso i soldi.» scuoto la testa con un sorriso nervoso.

«Non volevo ammettere che mi piacevi. Anche con me stesso usavo la scusa di quella scommessa per giustificare quel bacio e fingevo che non significasse nulla.» replica cercando i miei occhi sfuggenti.

«Perché?» chiedo io osservando il paesaggio fuori dal finestrino, «Perché non riuscivi ad ammettere che ti piacevo?»

«Perché non sono mai stato un tipo da storia seria, non ho mai neanche provato un interesse vero per nessuna e mi spaventava il fatto di pensare costantemente a te. Ti sono sempre stato lontano, ho cercato di evitarti perché eri, sei e sarai sempre la ragazza dei miei sogni.» accarezza la sua barba curata un paio di volte mentre io aspetto che continui, con il cuore che batte all'impazzata e la solita sensazione fastidiosa nello stomaco, «Stavo lontano da te, ti trattavo male per tenerti a distanza, ma poi ero lo stesso che diceva a tutti di essere un drogato per nascondere la tua bulimia.»

«Dicevi a tutti che eri un-» provo a ripetere scuotendo la testa confusa, ma mi interrompe subito.

«Sì. Che tu ci creda o meno, più ti allontanavo e più mi piacevi e avevo la necessità di difenderti e di proteggerti da tutto e tutti. Avevo bisogno di consolarti, di aiutarti con i tuoi problemi.»

«Lo hai fatto.» ammetto io sincera annuendo appena, stupita di riuscire ad ammetterlo e a mantenere la calma.

«Non ti chiedo di dimenticare tutto quello che è successo, ti chiedo solo di perdonarmi.» conclude lui con l'espressione più enigmatica che io gli abbia mai visto. 

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