Capitolo 5

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Scendere anche solo una volta da un'auto del genere mentre un autista apre la portiera, davanti al cancello della mia vecchia scuola a Parigi, avrebbe significato avere gli occhi addosso per sempre, garantendomi lo status di ragazza popolare fino al diploma e, forse, addirittura all'università.

Qua nella zona più ricca di Manhattan, invece, è considerata una cosa assolutamente normale. Anzi sarebbe strano il contrario probabilmente. Tra eleganti figli di papà ricchi e viziati che si salutano con abbracci e baci, inizio a sentirmi fuori luogo.

Tutto ad un tratto la sicurezza che avevo prima di scendere da quella lussuosa auto, la positività che mi ha sempre contraddistinta e la convinzione che sarei riuscita a riscattarmi stanno pian piano scomparendo, tra Louboutin dai tacchi vertiginosi e Prada dai colori sgargianti.

File di ragazze sfilano per il giardino come se fossero su una passerella durante la settimana della moda, ostentando i loro capi firmati e le borse delle nuove collezioni dei più importanti brand.

Nessuna di loro indossa scarpe da ginnastica. Mi guardo i piedi con imbarazzo, sentendomi in soggezione e, improvvisamente, l'idea di essere invisibile non mi sembra più così male.

Cerco di nascondermi passando velocemente tra i gruppi più numerosi di persone, fino ad arrivare all'atrio per poter leggere i fogli appesi in bacheca. Vorrei solo trovare la mia aula e sedermi nell'angolino più coperto possibile.

«Chanel!»

Mi volto sentendo pronunciare il mio nome e la voce stridula e acuta appartiene ad una mora dalle gambe chilometriche. È di una bellezza mozzafiato: ha i capelli lunghi, lisci e lucidi, gli occhi scuri dal taglio un po' allungato, anche grazie ad una sottile linea di eyeliner, e labbra non particolarmente carnose risaltate da un bel rossetto rosso. Inoltre è molto alta ed esile, nonostante il vestito un po' aderente metta in evidenza anche qualche curva.

«S-sì?» balbetto in risposta osservandola con un pizzico di invidia.

«Sono Sarah.» tende il suo braccio abbronzato ed ingioiellato verso di me.

«Piacere, Chanel.» mi presento e lei mi stringe la mano vigorosamente.

«Oh lo so! So benissimo chi sei, non vedevo l'ora di conoscerti!» esclama e sembra davvero esaltata nel fare la mia conoscenza, mi domando il perché.

«Come fai a sapere il mio n-» provo a domandare confusa.

«Adoro la tua maglietta, ti sta benissimo» mi interrompe subito spostando i capelli da una spalla all'altra con una mossa vanitosa.

«G-grazie.» rispondo incerta, mi chiedo se il suo sia un complimento sincero o semplicemente di circostanza e mi basta squadrarla nel suo abitino griffato per darmi una risposta.

«Questa sera darò una festa intima nel mio appartamento, non molto lontano da dove abiti tu. Poche persone, un po' di musica. Ci sarà anche Zayn.» cinguetta lei e non posso fare a meno di domandarmi in che rapporti sia con il mio fratellastro, «Mi chiedevo se ti andasse di venire, mi farebbe davvero molto piacere averti come mia ospite.»

«Ehm certo, c-credo di sì.» rispondo al suo tono supplichevole, incredula per quanto appena successo. Sono in questa scuola da due minuti e ho ricevuto un invito per una festa da una ragazza che sembra appena uscita da una rivista di moda.

«Oh benissimo! Non vedo l'ora tesoro!» esclama appena prima di abbracciarmi calorosamente come se fossimo amiche da anni e poi, sventolando la mano e mostrandomi i perfetti denti bianchi in un sorriso, si congeda.

Rimango lì per un attimo, immobile ed incredula, a cercare di capire meglio tutto quello che è appena successo.

«Ti stava dando fastidio?» una ragazza bassina, con un'ampia gonna a balze di colore nero, si avvicina a me. Ci metto un attimo per capire che sta parlando con me.

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