Capitolo 47

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Ho l'impressione che il cuore mi stia per uscire dal petto. I battiti hanno preso ad accelerare e nello stomaco la solita sensazione di ansia si sta facendo largo.

Faccio un lungo respiro e scendo dall'auto per entrare mentre qualcuno tiene aperta l'imponente porta di vetro, rivolgo un sorriso ed il buongiorno all'uomo alla reception del palazzo.

Ho la voce tremante e spezzata, le mani che sudano e mille pensieri in testa. L'ascensore sembra essere lentissimo e i pochi secondi diventano minuti, un interminabile momento che vorrei fosse più veloce e allo stesso tempo che non passasse mai.

Guardo Clair che mi fa un veloce occhiolino per infondermi quella sicurezza di cui ho bisogno. Il rumore metallico dell'ascensore ci fa capire che siamo arrivati al nostro attico, le porte si aprono dandoci la visuale sul salotto che è vuoto.

Vorrei solo riavvolgere il nastro e ritornare a Parigi con lui, penso mentre attraverso l'ingresso a passo svelto, seguita dalla mia amica.

«Naomi!» prendo coraggio e lei mi presta attenzione, «C'è Zayn a casa?»

«Sì.» annuisce lei e il mio cuore sembra impazzire, «Credo che sia in camera sua.» mi sorride dolcemente, come se avesse capito qualcosa, poi torna a cucinare e a prestare attenzione al sugo nella pentola.

«Grazie.» dico e riesco a raggiungere le scale piuttosto velocemente.

Ad ogni passo sento che potrebbero cedermi le gambe mentre cerco di raggiungere il piano superiore rimanendo tranquilla. È solo Zayn, mi dico mentre arrivo davanti al lungo corridoio, ci hai parlato tante volte Chanel.

Eppure devo tentare e ritentare molte volte di bussare alla sua porta, che fisso con gli occhi sbarrati e un nodo alla gola che rende il mio respiro affannato. Con tutto il coraggio possibile, finalmente le mie nocche colpiscono il materiale bianco della porta della sua stanza che, dopo poco, si apre lasciandomi ammirare la sua meravigliosa figura.

Poterlo osservare qui, di fronte a me, mi fa capire che è Zayn, il solito Zayn, il mio Zayn.

È sempre lui, il ragazzo con cui mi punzecchiavo sempre, quello che mi chiamava Numero Cinque, che cercava di farmi cadere ai suoi piedi, che mi ha presa e baciata quella sera. È lo Zayn che mi ha tenuta per mano per farmi attraversare il corridoio ed arrivare da mia madre, che mi portava il caffè perché ero stanca, che mi ha regalato il braccialetto che porto ancora al polso, che mi ha organizzato una colazione meravigliosa sul terrazzo della sua stanza, mi ha difesa da Charlotte e i suoi amici e mi ha abbracciata quando ne avevo bisogno.

«Zayn...» lo osservo rimanendo in silenzio per un attimo, alzo lo sguardo sui suoi occhi profondi nei quali potrei perdermi per sempre, «Ho bisogno di parlarti.» faccio un lungo respiro mentre la sua espressione indecifrabile non mi lascia intuire niente.

Annuisce appena, probabilmente già capendo la situazione e si sposta per lasciarmi entrare. Mi siedo sulla sua poltrona, molto simile a quella della mia stanza come tutto il resto d'altronde. Lui si accomoda sul suo letto incrociando le braccia al petto e mantenendo lo sguardo su di me.

«Mi sono sforzata davvero tanto Zayn, ci ho provato e riprovato, ma non riesco a capire.» le parole mi escono quasi come se non fossi io a dirle.

«Cosa non capisci?» la sua voce calda mi avvolge mentre finge di non sapere di cosa sto parlando, innervosendomi un po'.

«Non capisco perché sei cambiato così tanto da un giorno all'altro.» gli dico mordendomi il labbro, devo rimanere calma.

«Non sono cambiato.» risponde alzando le spalle come se fosse addirittura scocciato.

«Zayn sono seria.» gli dico osservandolo intensamente, senza distogliere mai lo sguardo da lui.

«Anche io.» scuote la testa confuso, sembra davvero non capire.

«Vuoi dire che non sei cambiato da Parigi?» lo guardo con fare provocatorio, inizia davvero a stancarmi.

«Io non cambio mai.» dice lentamente con intensità, marcando bene ogni parola e alza lo sguardo su di me. Sorride debolmente, non lasciandomi capire i suoi pensieri.

Non ho mai provato tanto odio nei suoi confronti o la voglia di tirargli uno schiaffo. Deglutisco un paio di volte nonostante la gola secca. Il suo sorriso, il suo sguardo, il modo in cui passa la mano tra i capelli in questo momento, tutto mi irrita, lui mi irrita.

«Stai scherzando vero?» non riesco più a frenarmi e le frasi escono come un fiume in piena dalla mia bocca che non riesco a mettere a tacere, «Hai sempre fatto lo stronzo con me e non ho mai detto niente, ma ora mi stai facendo davvero incazzare ok? Non sto scherzando Zayn, non sono una delle tue troiette che ti porti a letto quando sei annoiato!» mi alzo e gli vado incontro, «Non puoi giocare con me, non più. Abbiamo passato dei momenti bellissimi a Parigi. Tu hai deciso di baciarmi, non ti ho obbligato io. E adesso ti comporti come se non ci conoscessimo neanche, mi parli a malapena!»

Faccio un lungo respiro mentre lui si alza, si avvicina a me e posa il suo sguardo sulla mia figura con un'espressione completamente diversa da prima. Non riesco a realizzare a pieno ciò che sta accadendo quando appoggia le sue mani sui miei fianchi, spingendomi indietro.

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