Capitolo 29

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Non appena apro gli occhi sento un forte dolore alla schiena, alle spalle e soprattutto al collo, come quando ci si addormenta in macchina o in aereo.

Piego la testa a destra e a sinistra cercando di migliorare la situazione, ma non faccio altro che peggiorarla e il dolore aumenta ancora di più. Mi guardo attorno per un attimo, potendo così realizzare dove mi trovo.

I muri bianchi, il letto dalle lenzuola dello stesso colore, quel rumore fastidioso a cui ormai le mie orecchie sono abituate, la scomoda poltrona su cui sono seduta che odora di finta pelle mi fanno ricordare che sono in ospedale.

Guardo mia madre e mi spunta un lieve sorriso malinconico mentre sembra dormire così beatamente.

«Buongiorno mamma.» le sussurro accarezzandole la fronte e i capelli mentre continuo a stringere la sua mano.

Poi il mio sguardo si sposta su Zayn. Non credevo che sarebbe rimasto a dormire qua, soprattutto dopo il modo in cui l'ho trattato. E invece è seduto su una sedia arancione, che sembra particolarmente scomoda, con la testa appoggiata al muro, gli occhi chiusi e le labbra piegate in un tenero broncetto.

Deve essere molto presto, penso mentre osservo un cielo un po' nuvoloso e triste dalla finestra. Forse sono le sei del mattino, perché la luce è ancora molto debole e non si sentono rumori, tranne qualche cinguettio.

Mi alzo e, quasi in punta di piedi, esco dalla stanza per cercare la macchinetta del caffè. L'ospedale ha già ricominciato le attività o, probabilmente, non le ha mai finite. Infermiere con un sorriso cordiale, camice e cartelle in mano mi danno il buongiorno mentre attraversano i corridoi vuoti.

C'è anche una signora bassina, con un caschetto moro, che spinge un carrello con qualche fialetta e forse delle siringhe. Il medico che si occupa di mia madre sta passando, così ne approfitto per chiedergli riguardo le sue condizioni.

«Bonjour.» gli dico mentre mi rivolge un largo sorriso mostrando i denti bianchi ed imperfetti.

«Ciao.» risponde lui fermandosi di fronte a me.

«Ci sono novità su mia madre?»

«Lilian è molto brava e sta reagendo bene. Non posso dirti nulla con certezza al momento, ma pian piano sta migliorando.» mi informa prima di congedarsi.

Raggiungo una delle macchinette nel corridoio, inserisco una monetina e digito ciò che voglio. Non mi resta che attendere.

Le parole del dottore mi hanno messo un'allegria che non avrei mai pensato di poter raggiungere in questi giorni. So che le sue sono solo ipotesi, ma mi rendono felice. Se prima pensavo che mi madre ce l'avrebbe fatta, ora ne sono totalmente sicura e non vedo l'ora che si svegli.

«Buongiorno.» la voce un po' roca di Zayn mi fa trasalire. Anche lui sta facendo strani movimenti con la testa, evidentemente non sono l'unica ad avere un forte dolore al collo.

«Ciao.» gli rivolgo un debole ma dolce sorriso, «Caffè?» glielo porgo non appena è pronto, cercando di rimediare alla sfuriata di ieri.

«Certo.» annuisce prendendolo e io inserisco un'altra moneta per avere il mio.

«Come mai non sei tornato in hotel?» gli chiedo mentre muovo lo stecchino per far sciogliere lo zucchero.

«Non so.» alza le spalle con una mano nella tasca dei jeans, «Ho pensato che avresti avuto bisogno di compagnia.»

«Davvero?» lo guardo un po' stupita mentre lui annuisce appena, «N-non dovevi. Grazie.» riesco a dire, sentendomi ancora più in colpa per averlo trattato male.

«Figurati.» risponde subito prima di bere il suo caffè dal bicchierino di plastica.

«Zayn...» mi giro di nuovo per osservarlo e anche lui mi sta guardando, aspettando le mie parole.

«Ragazzi!» è Josh che ci interrompe mentre, ora che è più risposato, ci raggiunge a passo veloce.

«Papà.» lo saluta Zayn mentre lui abbraccia entrambi.

«Come state?» ci chiede guardando prima me e poi lui.

«Bene.» rispondo con un sospiro, «E tu?»

Lui alza le spalle facendo sparire le sue labbra sottili all'interno della bocca, poi mi accarezza dolcemente i capelli per rassicurarmi.

«Ho parlato con il medico e mia madre sta meglio, dice che sta reagendo bene.» annuncio con un largo sorriso.

«Ma è fantastico!» mi abbraccia Josh stringendomi potentemente, anche Zayn sembra sollevato e mi rivolge un adorabile sorriso.

«Perché voi due non andate a farvi una doccia e a mangiare qualcosa? Ora ci sono io.» ci propone il mio patrigno mentre io e Zayn ci guardiamo per un attimo.

«Sì.» risponde il mio fratellastro e mi fa segno di andare.

Raccolgo la mia borsa e stampo un delicato bacio in fronte a mia madre, promettendole che sarei ritornata tra poco. Non vorrei lasciarla ma ho decisamente bisogno di cambiarmi e di fare una doccia, di rilassarmi un attimo e di mangiare qualcosa che non sia preso alle macchinette.

Anche mentre sono sotto l'elegante doccia del costoso hotel non riesco a smettere di pensare a mai madre, alle sue labbra secche e al viso un po' pallido. Le lacrime si mescolano all'acqua che mi bagna tutto il corpo, mentre mi insapono i capelli.

Lei è forte e ce la farà, mi ripeto per convincermi a smettere di piangere e per darmi la forza che mi serve in questo momento. Mi sbrigo ad asciugarmi e indosso dei pantaloni della tuta e un maglione, poi infilo una giacca morbida che dovrebbe tenermi al caldo.

«Mangiamo qualcosa?» mi chiede Zayn non appena lo raggiungo nella hall.

Mi limito ad annuire e ben presto ci ritroviamo seduti uno di fronte all'altra in un tipico caffè di Parigi in cui fanno tazze di cappuccino con cioccolata e panna.

«Cosa volevi dirmi prima?» chiede mentre addenta una brioche.

«Volevo scusarmi.» ammetto io mentre abbasso lo sguardo tenendo tra le mani la calda tazza di cappuccino.

«Per cosa?» domanda come se realmente non sapesse di cosa parlo.

«Per averti aggredito ieri, ero così nervosa che me la sono presa con te.» sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e lo osservo in imbarazzo.

«Non devi scusarti,» scuote la testa comprensivo, «ho sbagliato a non dirtelo subito, volevo solo proteggerti.»

«Proteggermi?» ripeto un po' stupita e nel mio stomaco si fa spazio una strana sensazione.

«Sì, non volevo che ti allarmassi finché non ci fossero state notizie certe almeno.» alza i suoi grandi occhi scuri su di me e i nostri sguardi si incrociano intensamente, probabilmente come non fanno da tempo.

«Grazie per tutto quello che hai fatto per me.» continuo a guardarlo anche se lui non sta facendo lo stesso con me.

«Non ringraziarmi!» fa un veloce gesto della mano, «Chiunque l'avrebbe fatto.»

Mi limito ad annuire appena con un debole sorriso e bevo un sorso del mio buonissimo cappuccino.

«Ti va di fare un giro?» mi chiede quando entrambi abbiamo finito la nostra colazione.

«Dove?» domando io un po' incuriosita e meravigliata dalla proposta.

«Non so, mi piacerebbe vedere dove vivevi. E poi non sono mai stato a Parigi e dicono che sia una delle città più belle del mondo.»

Annuisco io alzandomi: «Un giro veloce così poi ritorno da mia madre.»

«Certo!» esclama lui seguendomi verso l'uscita.

Parigi si apre davanti a noi come in una splendida cartolina e la sua presenza al mio fianco mi provoca strane ma belle sensazioni.

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