Capitolo 53

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Salgo velocemente le scale buttandomi sul letto a pancia in giù, incurante della presenza di Clair che, senza fare domande, si fionda verso di me e mi accarezza la schiena con delicatezza per rassicurarmi. Mi giro per osservare il suo bellissimo viso, ora serio e rattristato.

«Stai bene?» chiede preoccupata dopo un po', mi accarezza il braccio e io mi limito ad alzare le spalle.

«Non la perdonerò mai.» scuoto energicamente la testa, «Come si permette?»

«Parli di tua madre?» mi interroga mentre entrambe ci mettiamo sedute meglio sul letto, a gambe incrociate.

«Sì.» annuisco io incrociando le braccia al petto, «Ha mandato Zayn in Canada solo per allontanarlo da me, ti rendi conto?»

«Non ci credo!» esclama sgranando gli occhi, «Perché ce l'ha così tanto con lui?»

«Non penso che sia lui il problema, non come persona.» le spiego riflettendo ad alta voce, «Penso che il problema sia non riuscire ad avere la sua famiglia perfetta.» virgoletto le ultime parole con l'indice e il medio di entrambe le mani.

«Forse è solo preoccupata per te?» prova ad ipotizzare con cautela, quasi come se avesse paura della mia reazione.

«No, tu non la conosci!» replico scuotendo la testa tra me e me, «Lei pensa sempre e solo a se stessa, a quello che lei vuole. E adesso vuole una famiglia perfetta.»

«Cosa intendi fare?» domanda non nascondendo un tono preoccupato, si morde insistentemente il labbro inferiore mentre mi squadra.

«Non lo so.» ammetto io, «Inizialmente non volevo davvero partire per il Canada, l'ho detto tanto per dire presa dal momento. Ma ora...»

«Ora?» mi esorta a continuare con un veloce gesto della mano.

«Ora non ci capisco più niente.» mi lascio andare all'indietro, appoggiando la testa alla testiera del letto, «Sai cosa mi fa arrabbiare di più? Che Zayn non me ne abbia parlato, che non abbia cercato di risolvere il problema con me.»

«F-forse credeva semplicemente di fare la cosa giusta?» balbetta facendo spallucce.

«Ma non era la cosa giusta.» concludo io con sicurezza, «Non so nemmeno se ricambia i miei sentimenti oppure no, capisci?»

Lei mi osserva per un attimo e poi fa un lungo respiro e si alza. Cerca qualcosa nella sua borsa appoggiata alla poltrona e nel frattempo mi lancia parecchie occhiate. Mi chiedo che cosa stia cercando finché estrae una busta bianca.

«Non è il momento giusto e non dovrei farlo ma-» mi avvisa mentre ritorna a sedersi vicino a me, appoggiando i piedi a terra.

«Cos'è?» chiedo io impaziente, mi tiro su mettendomi comoda.

«Zayn mi ha chiesto di dartela solo quando lo avresti dimenticato. Mi odierà per questo, ma io credo che tu debba averla ora.» mi spiega con calma, porgendomela.

«Ok.» annuisco io velocemente mentre la tengo tra le mani.

Clair sembra nervosa e credo si senta anche in colpa mentre io apro la busta con così tanta foga da strapparne addirittura un pezzo. Il cuore mi batte all'impazzata e sembra salirmi fino in gola e per un attimo osservo la mia amica, quasi per ricevere un po' di coraggio da lei.

Deglutisco e poi faccio un lungo respiro mentre le mie mani allargano la busta per vederne il contenuto.

Non posso non riconoscere il mio braccialetto, quello che ho rotto nella sua stanza pochi giorni fa. Fatico a capire come abbia fatto a ricomporlo ma ne sono così contenta che non voglio neanche rifletterci troppo.

Probabilmente è solo una mia impressione ma, per un momento, sento il suo profumo e vorrei che non se ne andasse mai.

Noto un bigliettino piegato in due e lo apro. Faccio un altro lunghissimo respiro e leggo una breve dedica, scritta a mano con penna nera ed una calligrafia leggibile anche se non molto elegante.

Così ogni volta che lo guarderai penserai a me e a quando ho cercato di parlare il francese in quel modo goffo. E ogni volta che io guarderò il mio penserò a te e a quanto eri bella davanti alla Tour Eiffel.

Tuo Zayn.

La mia mente mi riporta immediatamente in quella stradina, dove c'era quel negozio di souvenir nel quale ha preso i braccialetti, alla busta che mi ha dato con un sorriso, alla sua voce che pronuncia quella frase che, evidentemente, è rimasta impressa a lui tanto quanto a me.

«Tuo Zayn.» ripeto a voce alta qualche volta, ancora fissando quella lettera, e poi alzo lo sguardo su Clair che non ha smesso di guardarmi per un secondo.

Adesso sta annuendo come se leggesse i miei pensieri e volesse farmi capire che è d'accordo con me.

«Tuo Zayn!» esclamo io di nuovo, pensando intensamente a queste due semplici parole.

Zayn è mio.

Questa volta, forse una delle prime, mia madre non avrà alcun potere su di me. Questa è la mia vita e io ho il diritto di farne ciò che voglio. E ciò che voglio, soprattutto in questo momento, è lui; voglio vederlo, abbracciarlo e fargli vedere il braccialetto che ora Clair mi sta aiutando a legare al polso.

Mi alzo gettando il pezzo di carta sul letto. Con grande sorpresa di Clair, prendo il mio trolley rosa e lo appoggio sul letto, aprendolo.

«Mi aiuti a prenotare un biglietto per il Canada?» le sorrido con gli occhi pieni di immensa gratitudine.

«Solo andata?» risponde lei sghignazzando mentre mi aiuta a riempire la valigia con indumenti presi a caso dal mio armadio.

Annuisco con convinzione e un largo, felice, soddisfatto sorriso. 

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