Capitolo 35

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Il corridoio è semibuio e solo piccole lampade appese ai muri creano qualche punto di luce, rendendo l'ambiente estremamente romantico. Inoltre il profumo di Zayn, che sembra quello del bagnoschiuma che ha impregnato la sua pelle, si sta diffondendo nell'aria arrivando immediatamente a me.

Faccio un lungo respiro mentre i suoi occhi mi fissano insistentemente.

Mi sono fiondata qua senza pensare a cosa dire e a come dirlo. Non ho avuto neanche il tempo di realizzare che sto per farlo, che sto finalmente cambiando il nostro rapporto per sempre, qualsiasi cosa succeda. Faccio un lungo respiro, talmente lungo che mi sembra che non finisca più. E, nel frattempo, sento una scarica di adrenalina e di coraggio che mi provoca un brivido che sale lungo la schiena.

«Zayn, io non so come dirtelo.» arrotolo un boccolo attorno al mio indice in modo nervoso, senza riuscire a guardarlo, «E forse può sembrare stupido, ma non riesco a-» immediatamente, la mia voce è costretta ad interrompersi.

«Mon amour, cosa succede?» il cinguettio di una ragazza alta e mora, molto bella, mi fa sbarrare gli occhi.

«Niente, torna dentro.» si affretta a dire Zayn, evidentemente parecchio imbarazzato e a disagio, tanto che inizia a fregarsi la barba con una mano e a distogliere lo sguardo senza riuscire ad incontrare il mio.

«Chi è lei?» la moretta mi indica, parlando con uno spiccato accento francese.

«Lasciaci soli!» esclama lui, ora anche piuttosto irritato e la ragazza esegue i suoi ordini.

Mille pensieri iniziano a frullarmi nella testa, mixandosi gli uni con gli altri, ma non ne esce niente di soddisfacente. Non so che cosa dire o che cosa fare, sento le mani sudate e le guance infuocate.

«Stavi dicendo?» chiede un paio di volte lui prima di ottenere una risposta.

«I-io... Niente.» scuoto la testa velocemente e con convinzione pensando solo a scappare da lì, «Devo andare.» Mi affretto a girarmi e, quasi correndo, raggiungo la mia stanza.

Ho sentito la voce di Zayn che urlava il mio nome ma non mi sono voltata. La chiave fatica ad entrare nella serratura o forse sono io che non riesco ad inserirla, ma la frenesia con cui vorrei aprire la porta mi sta quasi annebbiando la vista.

«Entra cazzo!» mi sento dire con la voce spezzata e di nuovo il respiro affannato.

Finalmente riesco a girare la chiave e ad aprire quella porta che sembrava non volermi far entrare. Lancio la giacca e la pochette sul letto, poi mi siedo su una poltroncina e sgancio gli scomodi sandali che iniziano a farmi male ai piedi.

Tre colpi alla porta, piuttosto violenti, mi fanno trasalire. Li ignoro totalmente ed entro in bagno, prendendo un dischetto di cotone e imbevendolo di struccante per poi passarlo su tutto il mio viso.

«Dai apri!» sento esclamare dalla voce profonda e bellissima del mio fratellastro.

Non rispondo e raccolgo i capelli in una coda ingarbugliata, mi butto a peso morto sul soffice letto, fissando il soffitto affrescato. Sospiro parecchie volte quando la voce di Zayn si fa sempre meno insistente, quasi come se si stesse arrendendo.

Dopo un po', forse addirittura qualche ora, mi cambio indossando un paio di jeans ed una maglietta, delle scarpe da ginnastica rovinate ma molto comode e degli occhiali da vista al posto delle lenti a contatto che iniziavano a seccarmi gli occhi.

Ho bisogno di mia madre e lei ha bisogno di me, rifletto infilando il cappotto e prendendo la borsa. Esco incurante del fatto che sia praticamente notte.

Apro la porta e davanti a me mi ritrovo il mio fratellastro, appoggiato al muro, che sta aspettando quasi come se sapesse che sarei uscita. Ha la testa appoggiata alla parete, le braccia incrociate al petto, ora coperto da una maglietta, e la solita espressione indecifrabile.

«Finalmente!» esclama lui tirandosi su e infila le mani nella tasca dei pantaloni larghi.

«Cosa c'è?» chiedo con il tono un po' seccato, appoggiando la catena della borsa alla spalla.

«Mi stavi parlando, stavi dicendo qualcosa e improvvisamente te ne sei andata!» spiega lui e mi fissa intensamente con i suoi occhi scuri.

«Pensavo fossi impegnato.» ribatto con un sorriso ironico, mi faccio spazio per passare e raggiungo la scalinata.

«Dove stai andando?» domanda seguendomi a passi svelti per raggiungermi.

«Da mia madre.» rispondo secca scendendo gli scalini con piccoli saltelli.

«Ti accompagno!» annuncia eroicamente.

«No!» esclamo io lanciandogli una veloce occhiata.

«È tardi, non puoi andare da sola.» mi vieta categorico, continuando a starmi dietro.

«Lasciami stare ok?» sbotto io voltandomi e guardandolo, «Ti ho detto che voglio andare da sola e, se volessi essere accompagnata da qualcuno, non vorrei di certo te.»

«C-cosa succede? Perché mi parli così?» inarca entrambe le sopracciglia confuso.

Non gli rispondo e continuo a scendere finché, finalmente fuori, posso salire su un taxi e lasciarmi questa serata alle spalle per poter vedere mia madre.

Come sempre ha le labbra secche, il volto pallido e le braccia stese lungo i fianchi ma i capelli sono più ordinati, forse Josh glieli ha sistemati un po'.

«Chanel! Cosa ci fai qua?» chiede proprio lui sorpreso di vedermi, «E sei venuta da sola?»

«Volevo vederla.» indico mia madre mentre lui si alza per abbracciarmi.

«Le sue condizioni continuano a migliorare sai?» mi stringe forte a lui, riesco a sentire l'affetto nella sua voce e nel suo abbraccio.

«Davvero?» sorrido rivolgendole un'occhiata sollevata.

«Sì, è davvero brava!» anche lui la osserva ora.

«Josh perché non vai in hotel a riposarti un po' o almeno a prenderti un caffè? Ci sono io con lei adesso.» gli sorrido e gli accarezzo il braccio.

Sembra davvero stanco, oserei dire distrutto. Delle occhiaie scure gli si sono formate sotto agli occhi, i capelli, solitamente perfettamente ordinati, ora sono scompigliati e forse sporchi e non immagino il dolore che deve avere al collo e alla schiena dormendo sempre su quella scomoda poltrona. Mia madre ha decisamente trovato l'amore, penso sorridendo tra me e me.

«Scendo al bar qua sotto e prendo qualcosa da mangiare.» accetta dopo un momento di riluttanza ed esce.

Mi siedo sulla poltrona marrone, non riuscendo a smettere di guardare mia madre e di sperare che da un momento all'altro apra gli occhi o faccia qualche movimento.

«Mamma.» le prendo la mano stringendola con delicatezza e le sorrido quasi come se potesse vedermi, sospiro incrociando le mie dita con le sue, poi gliela bacio, «Cosa penseresti se sapessi che mi piace il mio fratellastro? Sicuramente non è quello che volevi quando mi hai chiesto di fare uno sforzo e andare d'accordo con lui, ma è successo. Non sai quanto mi piacciono i suoi occhi intensi, le sue labbra morbide e carnose, la sua espressione seria e concentrata, indecifrabile e maledettamente sexy. E non puoi immaginare quanto mi ha aiutata in questi giorni, ti stupiresti di scoprire quanto sa essere dolce e affettuoso-»

All'improvviso una mano si appoggia alla mia spalla, massaggiandomela e costringendomi ad interrompermi. Ho talmente tanta paura di girarmi e sapere a chi appartiene, che non riesco più a deglutire. 

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