Capitolo 17

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«Scusate, vi ruberò solo un secondo.» Sarah è in piedi, sul terzo o sul quarto scalino, e il tintinnio di qualcosa di metallico sul bicchiere ha ormai attirato l'attenzione di tutti.

Grazie al cielo, penso quando Cameron si stacca da me lasciando anche la presa sui miei fianchi. Ci osserviamo per un attimo per poi avvicinarci a lei.

Tutti gli invitati sono lì, a chiedersi che cosa stia succedendo e che cosa voglia fare o dire. Si guarda attorno con aria maestosa da vera e propria regina ed io osservo Zayn che, un po' più avanti di me, mi sta guardando con un'espressione indecifrabile e non riesco a cogliere se sia arrabbiato, dispiaciuto o innervosito.

«Ci tengo a dirvi una cosa molto importante e quale momento migliore se non questo, a casa dei miei amici più cari, davanti a tutti i miei compagni di scuola?» inizia lei guardandosi attorno come se tutti pendessero dalle sue labbra.

La gente inizia a vociferare, bisbigliare e chiacchierare, probabilmente ipotizzando la grande notizia. Io, invece, riesco solo ad osservarla in silenzio ed immobile, un po' preoccupata.

«Come ben sapete mi occupo sempre con grande piacere di beneficenza, e sono sempre molto generosa con chi sta peggio di noi.» sorride lei con vanità e io tiro un sospiro di sollievo, «E questa volta ho deciso di devolvere una grande somma di denaro ad una clinica che si occupa di disordini alimentari.» pronunciando le ultime parole il suo sguardo si posa su di me e lei assume un'espressione di sfida che, subito dopo, diventa trionfante.

Tutto attorno a me diventa leggermente sfocato, le cose e le persone iniziano a girare come trottole, le voci diventano lontane come se fossi in una bolla sospesa in aria. Non riesco a credere alle sue parole e rimango paralizzata da esse. Quando pensavo che niente potesse andare peggio di così la sua voce stridula ed acuta, che ora però mi sembra distante, continua il suo discorso.

«Vorrei ringraziare Chanel,» dice indicandomi, «che essendo bulimica mi ha ispirata facendomi capire quanto siano importanti queste cliniche, vorrei che le facessimo tutti un grande applauso.» inizia lei battendo le mani ma nessuno la imita.

Zayn è voltato e mi osserva, non dice nulla ma la sua espressione sembra dispiaciuta, forse colpevole.

Sento solo lo sbattere delle sue piccole mani curate mentre sorride diabolicamente e continua a fissarmi. Tutti attorno a me mi stanno guardando, parlando tra di loro, vociferando qualcosa che le mie orecchie non riescono a sentire, che non vogliono sentire.

Proprio quando pensavo di aver sconfitto il bullismo, di aver superato i traumi di Kevin, dei suoi amici, delle ragazze che mi additavano e che ridevano di me riecco gli insulti, le prese in giro, gli sguardi di disapprovazione. Riecco la Chanel debole e sola.

Ora non è più grassa, ora è bulimica.

«Chanel.» cerca di dire Cameron ma senza ottenere una mia risposta. Aveva ragione, aveva perfettamente ragione su Sarah.

Sento le guance andare a fuoco, mi sudano le mani nonostante brividi gelidi mi percorrano tutto il corpo. Riesco solo a guardarmi attorno e a sentirmi persa, in difficoltà.

Appena vedo che Sarah è scesa dalle scale e ha raggiunto le sue amiche che sghignazzano con lei, corro immediatamente al piano superiore e mi rinchiudo in camera. Sembra banale ma ritorno al mio cuscino bianco, morbido, soffice, che mi sembra il mio unico amico in momenti del genere.

Lo stringo di nuovo tra le mie braccia soffocandolo come vorrei fare con i miei insistenti singhiozzi e con le mie lacrime che raggiungono in fretta le labbra facendomi sentire quello strano sapore salato.

La verità è che non riesco neanche ad avercela con qualcuno se non con me stessa.

Non sono riuscita ad essere abbastanza forte quando subivo le prese in giro per il mio peso e non riesco ad esserlo adesso mentre le subisco per la bulimia. Ironicamente proprio quegli insulti mi hanno portata a questo problema, proprio il bullismo mi ha convinta a dover dimagrire a tutti i costi e, nonostante ci sia riuscita, non vado ancora bene, non sono ancora adatta.

Ma il mondo funziona così, la società funziona esattamente così, infondendoti il modello di perfezione ogni giorno tramite qualsiasi mezzo disponibile.

Se hai i capelli mori sei banale, se li hai biondi sei stupida, se sono rossi sei una poco di buono e se li hai tinti di azzurro sei pazza; se li hai lisci dovresti farli ricci e se sei riccia dovresti lisciarli. Se sei magra sembri anoressica, se sei formosa sei obesa, se hai una seconda sei piatta come una tavola da surf ma se hai un seno prosperoso non puoi mostrarlo attraverso una maglietta scollata o attillata perché diventi automaticamente una "puttana". E ancora, se indossi una maglia accollata o pantaloni lunghi sei una suora casta, ma se hai una minigonna o un abito attillato sei troppo sensuale e chiunque ha il diritto di abusare di te siccome lo hai provocato.

La società continua a schiavizzare i nostri pensieri, le nostre riflessioni e i comportamenti che abbiamo verso noi stessi e gli altri.

«Posso?» la voce di Cameron mi fa trasalire da tutti i miei confusionari e pesanti pensieri mentre bussa delicatamente alla porta.

«Sì.» dico tra i singhiozzi cercando di asciugarmi le lacrime con le mani mentre lo vedo entrare, quasi in punta di piedi e rattristato.

«So che in questo momento non vuoi sicuramente vedermi o parlare con me, ma ho pensato che potessero servirti questi.» appoggia al letto un po' di fazzoletti e poi un bicchiere d'acqua sul comodino.

«Grazie.» riesco a dire annuendo appena.

«Non devi ringraziarmi.» sussurra lui baciandomi con delicatezza la guancia e poi si siede vicino a me, «Sono sicuro che supererai tutto e che starai bene.»

«Mi vergogno così tanto, chissà cosa penserai di me.» scuoto la testa mentre le lacrime ricominciano a sgorgare e io mi copro il viso per non farmi vedere da lui.

«Penso esattamente ciò che pensavo fino a dieci minuti fa.» mi rincuora appoggiando la mano alla mia coscia e accarezzandola con il pollice.

Rimango in silenzio e prendo un fazzoletto per asciugarmi le guance, ormai piene di lacrime e trucco.

«Tu non devi piacere agli altri.» continua lui e mi prende la mano accarezzandone il dorso, «Tu devi piacere solo a te stessa e, se stai bene con te stessa, starai bene con qualunque altra persona.»

Si alza e si congeda con un debole e tenerissimo sorriso. Mi fa un piccolo cenno con la mano prima di uscire dalla mia stanza e lasciarsi la porta, chiusa, alle spalle.

Rimango di nuovo sola e, tra le lacrime, non posso fare a meno di riflettere e di constatare che tutto questo è colpa di Zayn e io devo affrontarlo.

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