Capitolo 42

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Nell'aria c'è odore di ragazze, quello intenso e piacevole che si mescola nell'aria quando le donne si preparano, magari per ore e ore. Un forte profumo di bagnoschiuma e shampoo invade il bagno arrivando fino alla camera, insieme ad una gradevole fragranza del mio profumo preferito.

Poi c'è l'odore della piastra, del calore che liscia i capelli e della lacca, dello smalto ed infine quel meraviglioso profumo di trucchi, di ombretti e rossetti, di fondotinta.

Credo siano passate addirittura ore da quando abbiamo iniziato a prepararci e Clair è stata gentilissima ad aiutarmi, così come io ho aiutato lei e intanto abbiamo chiacchierato del più e del meno, proprio come farebbero due amiche.

È difficile sentirsi belle quando di fianco c'è una mora alta due metri e con un fisico da paura. Sembra una modella mentre si mette in posa per potersi ammirare meglio davanti allo specchio a figura intera, spostandosi i capelli da un lato e sistemando la minigonna luccicante.

È talmente bella, con il rossetto rosso che le delinea perfettamente le labbra molto carnose ed il colore del blush che risalta i suoi zigomi definiti, che quasi non riesco a guardarmi. Eppure ho sempre amato la mia tutina bianca con i pantaloni a palazzo. Infilo una giacca di color verde militare e degli stivaletti, prima di sistemare ancora un po' i capelli.

«Vieni qua.» mi fa segno Clair mentre prende un rossetto scuro, dalla tonalità tendente al color prugna e con delicatezza e precisione lo applica sulle mie labbra che ora sembrano decisamente più grandi.

«Grazie.» le sorrido io mentre lei alza le spalle e scuote la testa, come per farmi capire che non ha fatto niente di speciale.

«Sei davvero bellissima.» mi squadra poi, «Capisco perché mio fratello continuava a parlarmi di te.» ridacchia lei prendendo la sua borsa.

«Anche tu sei splendida.» ammetto sincera, con molta ammirazione.

Raccolgo la mia pochette, mi guardo nel riflesso per l'ultima volta insieme a lei e, finalmente, riesco ad uscire dalla stanza.

Arriviamo in salotto dove il mio fratellastro sta giocando ad un videogioco con Cameron, probabilmente ad uno di quegli odiosi giochi di calcio, siccome il bel mulatto ora sta urlando "punizione" a gran voce.

«Beh, neanche un saluto?» ridacchia Clair sventolando la sua mano dalla manicure perfetta.

«Sì ciao.» dice Zayn frettolosamente mantenendo il suo sguardo sul televisore.

«Dove andate?» Cameron si ferma e smette di competere con il suo amico mentre, alzando gli occhi, si blocca a guardare entrambe con un'espressione un po' stupita.

È in questo momento che anche Zayn inizia a prestarci attenzione, squadrando prima Clair e poi anche me. Mi sta guardando finalmente, penso fingendo disinteresse mentre sistemo un po' la giacca militare, piegandone le maniche.

«Facciamo un'uscita tra ragazze.» Clair ammicca a me per poi ritornare ad osservare suo fratello, «E voi avete intenzione di passare la serata davanti a quel coso?» indica il televisore e poi incrocia le braccia al petto.

Cameron si limita ad alzare le spalle, provocando una risatina a Clair.

«E ci andate nude?» il mio fratellastro prende la parola mentre mi lancia un'occhiataccia. Per un momento mi viene addirittura la folle idea che possa essere geloso.

«Zayn, chiudi la bocca e smettila di sbavare.» lo prende in giro la mulatta vicino a me.

Lui, evidentemente in imbarazzo, fa una smorfia e poi mi da' una velocissima occhiata prima di ritornare al suo videogioco.

«Siete bellissime ragazze, divertitevi.» sorride Cam per poi ricominciare a giocare.

«Grazie.» risponde Clair e manda un bacio a suo fratello.

«Ciao.» lo saluto e poi rivogo uno sguardo a Zayn che ormai sembra non vederci nemmeno più.

Alzo gli occhi al cielo mentre seguo Clair verso l'auto. Non riesco a smettere di constatare che, qualsiasi cosa fosse, il mio legame con Zayn si è spezzato. Non penso solo al bacio, agli abbracci, a tutto ciò che è successo tra di noi, penso al bracciale che mi ha regalato, a quanto mi è stato vicino, a tutte le volte che ha tenuto la mia mano o mi ha accarezzato la spalla per consolarmi, alla colazione con la vista sulla Tour Eiffel, alle parole dolci su quanto io sia forte in realtà.

È tutto finito? Come può essere tutto finito? Basta davvero ritornare da Parigi per dimenticare tutto?

«Hai visto l'espressione di Zayn?» ridacchia Clair osservandomi, costringendomi ad interrompere le mie riflessioni.

«Cosa?» chiedo ancora con la testa tra le nuvole.

«Zayn aveva la faccia da scemo quando ti ha vista!» esclama lei aprendo la bocca per imitarlo, poi scoppia a ridere.

«N-no ma cosa dici?» fingo una risatina mentre inizio a ripensare a lui e a com'era poco fa.

«Conoscendolo, mi stupisco che non ci abbia mai provato con te.»

«In che senso?» chiedo spostando una ciocca di capelli dietro al mio orecchio.

«Insomma lo conoscerai anche tu ormai, non si tira mai indietro quando vede una bella ragazza!» constata divertita.

«Già.» divento pensierosa e ormai non le do nemmeno più retta, iniziando a riflette su ciò che ha detto. Ero solo una bella ragazza con cui provarci? 

«Oh...» mi osserva e annuisce come se avesse capito tutto, «Ci ha provato vero?»

«No!» provo a mentire, ma non sono molto brava a farlo e credo che non se la sia bevuta.

«Sappi solo che non ti giudicherei, ok?» mi sorride dolcemente e dalla sua espressione intuisco immediatamente che ha capito molto di più di quello che dovrebbe sapere.

Scendiamo dall'auto e ci ritroviamo davanti ad un pub tipico di New York, in cui qualcuno festeggia un addio al celibato. Ci sono ragazze che bevono e qualcuno che balla in mezzo ad una piccola e semivuota pista. La musica che il dj sta mettendo risale ad almeno tre anni fa e non sembra coinvolgere molto le persone nel locale, se non qualcuno sicuramente ubriaco

Seguo Clair che si siede al bancone mentre alcuni ragazzi ci stanno squadrando; lei sembra perfettamente a suo agio ma io mi sento davvero in imbarazzo anche se cerco di nasconderlo.

«Due Sex on the beach.» ordina Clair alzando un dito quando il barman si sposta davanti a noi.

«Arrivano subito!» il ragazzo alto e moro che sta dietro al bancone ora sorride ammiccante e ci osserva mentre prepara il cocktail fruttato, e prometto a me stessa che sarà l'unico che berrò.

«Brindiamo!» ridacchia lei alzando il bicchiere.

«A cosa?» le sorrido facendo lo stesso.

«A noi due, alle ragazze più fighe di New York!» esclama lei ad alta voce.

«A noi.» rido mentre i nostri bicchieri si scontrano e poi porto il mio alla bocca.

Questa scena mi è familiare, penso mentre ricordo il brindisi fatto a casa di Sarah con le sue amichette e so perfettamente com'è finita. Questa volta non mi lascerò prendere in giro, rifletto tra me e me, manterrò gli occhi ben aperti. 

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