1. Lavinia ♀ Una busta che scotta

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Tre mesi prima.

Fisso la busta sopra la scrivania come fosse un serpente velenoso.

Una voce nella mia testa continua a ripetermi: cosa aspetti? Aprila!, ma c'è sempre qualcosa che mi trattiene, inducendomi a prendere tempo, a ritardare il momento in cui dovrò affrontare la realtà. Tutta la mia vita, le mie speranze e i miei sogni dipendono da ciò che è scritto in quella lettera.

Ancora una volta sfioro con la punta dei polpastrelli la spessa carta di Amalfi, il tipo di carta che si usa per l'invito a un matrimonio, non certo per comunicare il risultato di un test di ammissione. Per quello c'è internet, sarebbe bastata una e-mail. Ma l'Università degli Studi Artistici e Filosofici di San Bartolo non è come tutte le altre. Lì, a quanto pare, si attribuisce ancora un alto valore alla carta stampata, perciò, invece di un semplice click, devo trovare il coraggio di strappare la busta e leggerne il contenuto.

Ma non oso, temo di essere stata respinta.

Un improvviso bussare alla porta della mia stanza mi fa saltare sulla sedia. Ho i nervi a fior di pelle da una settimana, da quando cioè mi è stata recapitata quella lettera.

È Martina, la mia vicina di casa e mia migliore amica.

«Tua madre mi ha fatta entrare. Stava uscendo, dice che ti ha lasciato il pranzo nel microonde.»

Mentre si chiude la porta alle spalle, nascondo la lettera sotto una pila di romanzi, ma non sono abbastanza veloce. «Ancora non l'hai aperta? Lav, si può sapere che cosa aspetti?»

«Marti, tu non capisci...» comincio, ma lei prende posto sul letto accanto alla scrivania e mi guarda seria. «No, Lavinia, sei tu che non capisci. Sei la persona più in gamba che conosca, hai superato gli esami a pieni voti, sei la cocca dei professori, per anni non hanno fatto altro che tessere le tue lodi... beh, ad eccezione di quell'episodio con l'insegnante di matematica...»

Sorrido al ricordo. Al terzo anno, la signorina Simeoli mi ha beccata a fumare cannabis sul retro della scuola. All'epoca avevo una cotta per Massimiliano, uno dell'ultimo anno, un teppista fatto e finito che però ai miei occhi possedeva il fascino irresistibile di un angelo caduto. Mi aveva offerto la canna e io avevo accettato - speravo di fare colpo su di lui ovviamente - ma era stata la prima e l'ultima volta. Anche se l'insegnante non ci avesse sorpresi - manifestando tutta la sua riprovazione per il mio gesto e minacciando di chiamare i miei genitori - un solo tiro era bastato per sentirmi soffocare e avevo cominciato a tossire come se avessi inalato tutto lo zolfo dell'inferno. Massimiliano aveva riso di me e tutte le mie speranze che mi notasse erano evaporate.

«Insomma, quello che cerco di dirti è che sono sicura che tu abbia superato quel test. Ma se così non fosse...» e nel pronunciare quelle parole Martina cerca i miei occhi «Vorrà dire che la tua strada è un'altra e che ti aspetta un futuro migliore in un'altra università».

«Oh, Marti!» Le sono grata per il modo in cui cerca di tirarmi su il morale, ma... «Io non voglio un'altra università, io voglio andare alla San Bartolo!»

Mi osserva come se fossi impazzita. «Perché? Cos'ha di tanto speciale quell'università?»

Ho il coraggio di dirle la verità? Prendo un grosso respiro. «È molto, molto lontana da qui.»

Il suo volto diventa immediatamente triste e distoglie lo sguardo dal mio. «Marti, mi dispiace, non è per te» cerco di spiegarle. «È la situazione che si è venuta a creare... non la reggo più.»

«Ti riferisci al divorzio dei tuoi?»

Annuisco. Dopo quasi vent'anni di matrimonio, i miei hanno deciso di divorziare. A quanto pare, mio padre ha conosciuto un'altra sul lavoro e adesso lei aspetta un bambino. Sono due mesi che non lo vedo, persino dopo la maturità si è limitato a fare una telefonata per congratularsi per il buon risultato, promettendo di farsi vivo presto. Lui non è venuto, ma in compenso ho ricevuto un assegno di mille euro per la vacanza a Mykonos che ho sempre sognato. Sono stata tentata di strapparlo, poi però il buonsenso ha avuto la meglio e ho messo da parte quei soldi per l'università: la borsa di studio non copre tutte le spese e se davvero riuscissi ad andarmene mi faranno comodo. Mia madre è distrutta, gira per casa con l'aria da zombie e la sento piangere ogni notte quando crede che stia dormendo. E io...io vorrei gridare fino a esaurire il fiato nei polmoni, e spaccare tutto, compreso il bellissimo quadro che tengo sopra il letto, una riproduzione del celebre pittore preraffaellita John Collier, un regalo di mio padre che mi ha portato di ritorno da un viaggio di affari a Londra. Lo stesso in cui ha conosciuto lei, la donna che ce l'ha portato via.

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