Un regalo a sorpresa.

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Dopo aver accurato con un'Amelia preoccupata all'altro capo del telefono che la coda sparisse dopo un piccolo sfoggio delle mie abilità magiche, io e Jason decidemmo di rilassarci all'ombra di una bellissima quercia. Quest'ultima irrompeva il bellissimo equilibrio di colori e di profumi nell'enorme serra della famiglia Blaise.

"Hai sete faccio portare qualcosa da bere da Edward?", chiese il padroncino di Maison Wood accomodandosi di fronte a me.
Scossi leggermente il capo stendendomi con il naso all'insù, ammirando la luna sovrana, di quel reame sopra alla cupola di vetro.

I sentimenti come il tutto il quel periodo ebbero la meglio.
Due fiumicciatoli di acqua e sale mi scesero sul volto, bagnandomi la faccia.
La tensione accumulata in quel periodo si stava rivolgendo contro me stessa, dovevo capire il futuro che aspettava solo di essere raggiunto.

"Jason, tra poco compio sedici anni... cosa mi accadrà? Sarò un animale a tutti gli effetti per sempre?" sussura asciugandomi le lacrime con il dorso delle mani.

Percepii il peso del ragazzo accanto a me, allacciai le corde dei rumori che ci circondavano lasciando fluttuare solo quella legata a Jason ed alle foglie dell'albero, sopra di noi.
Mossi leggermente le mani, riuscendo a piegare l'aria nuovamente, facendo muovere la chioma verde al ritmo di una canzone che conoscevo solo io.

"Io credo che tu diventerai la nostra unica speranza. Non diventerai un lupo, ma riuscirai a liberare la luna che è dentro di te. Io sarò qui accanto a te per sempre, Emily", affermò la voce calda di Jason, mentre si avvicinava sempre di più al mio viso.

Aprii gli occhi trovando davanti uno sguardo che conoscevo piuttosto bene. Era lo stesso che avevo io quando pensavo a lui, il mio principe di luce. Il giustiziere di quella famiglia di guerrieri santi, che avevano donato tutta la loro esistenza per un fantomatico bene superiore.

I nostri respiri cominciarono a fondersi in un'unica brezza mentre le nostre bocche si avvicinarono.
Famelici l'uno dell'altro gustammo le labbra in un silenzio rotto solo dalla canzone che avevo inventato, la nostra.
Un intreccio di parole non dette, sentimenti non svelati, occhiate furtive rubate,... di un amore così profondo e abissale dal quale non potevamo scappare.

***
"Emy, cosa è successo?" domandò Amelia per quella che sembrava essere la millesima volta da quando ero tornata a casa.
Certo, la situazione vissuta in precedenza nella bellissima Maison Wood era analoga a quella, ma in in quel caso sapevo benissimo cosa era successo.
Grazie all'aiuto di Jason ero riuscita a liberare la parte magica in me, capace di governare l'aria. Non solo l'avevo liberata, ma ero riuscita a controllare ogni minima brezza e corrente presente nella serra mentre i suoi capelli chiari si confondevano con i miei color pece.
Non risposi alla domanda della mia amica strega, ma la sollevai di un paio di metri nel soggiorno di casa.
Sapendo esattamente che mia madre era fuori per una cena di lavoro.
"Mettimi giù!" cominciò ad urlare la povera donna, dimenandosi vicino al prezioso lampadario di vetro italiano.
Devo ammetterlo, sono morta dalle risate. Vedere la povera tata scalciare i piedi all'aria è stata una cosa davvero comica ed il fatto di sapere che con un semplice manciata di parole avrebbe potuto incatenarmi il suolo rendeva il tutto più esilarante di quello che era.
Aspettai una decina di minuti prima di permetterle di posare anche un solo piede a terra.

"Ti costerà moltissimo questo piccolo scherzo" sbottò duramente la strega con i capelli animati da una forza invisibile.
Amelia era veramente una forza della natura. Fino a poco tempo prima era stata una seconda mamma ora era qualcosa di più: era l'unico familiare con cui dividevo un pesante segreto e con cui potevo essere veramente me stessa.
Mi avvicinai velocemente abbracciandola per tutto quello che faceva ed aveva fatto per me. Le schioccai un bacio sonoro sulla guancia destra e senza dirle nulla mi avviai in camera mia.

Era ormai mezzanotte passata e non ero ancora ricucita a chiudere occhio.
E' stupido dirlo, ma il mio pensiero continuava a correre da James. Non era una cosa sana. L'avevo abbandonato un'altra volta preferendo Jason a quel bellissimo lupo rosso.
James e Jason.
Jason e James.
Sarei impazzita a causa loro senza il minimo dubbio.
Dovevo trovare una soluzione al più presto, ma sapevo benissimo di non poter vivere senza Jason, come conoscevo i sentimenti di James verso di me.
Ma i miei erano tanto diversi dai suoi? O c'era una parte di me che lo amava?

Tic tic.

Un rumore quasi inudibile ruppe il casino dei miei pensieri riportandomi alla realtà dove una forte bufera di neve si stava abbattendo sulla bella città che mi aveva cresciuto.
Osservai la finestra a lato del mio letto vedendo un ramo della grande quercia che grattava contro la lastra di vetro.
Decisi che fosse solo la mia immaginazione ma fu allora che vidi un'ombra deforme seduta sulla poltrona accanto alla scrivania.
La mano saettò verso l'interruttore della luce, ma venne fermata da una forza invisibile.
"Quindi sei tu, la prescelta?" gracidò la creatura scostando quella che sembrava essere una lunga tunica ed abbassava il cappuccio, liberando quelli che apparivano come piccoli serpenti uscenti dal proprio cranio.
"Chi lo chiede?" ruggii richiamando a me l'acqua pura per illuminare la camera.
Non potevo sapere chi avevo di fronte a me. Il vasto mondo magico si faceva vedere sempre più vasto e vario; una vera e propria dimensione parallela a quella in cui avevo abitato, ma a cui non appartenevo.
"Rispondi, umana!" abbaiò la voce maschile.
Seguì un paio di minuti di silenzio, proseguiti da un forte odore di bruciato. La mia mano dalla quale stava per esplodere la luce delle acque più pure del mondo stava fumando. Qualcosa o meglio qualcuno aveva spento il mio potere, legandomi all'oscurità della situazione senza avere la possibilità di vedere il visitatore.

"Sei in grado di controllare l'acqua, questo ci piace. Vuol dire che la grande sirena del lago ti ha dato la sua benedizione, ma noi non ci fidiamo di te" rimbeccò una seconda presenza acuta.
Mi osservai attorno, ma non c'era nessuno oltre me e l'intento si spostarla.

"Chi siete?" dissi liberando il vento in quelle quattro mura con l'intento si spostarla.
I libri cominciarono a volare a formare un vortice assieme al tappeto, agli abiti... Ogni singolo oggetto presente nella mia semplice stanza si animò partecipando a quella strana danza che aveva un unico intento: costringere l'ospite indesiderato a parlare ed andarsene volevo spaventarlo.

"Ha ha ha. Molto brava" commentò la prima voce mentre con un singolo gesto con la mano metteva a tacere tutto lasciando al centro di quella confusione una singola fiamma " sei tu, quindi la prescelta!".
"Richiedo chi siete e cosa volete?" urlai armandomi della lampada rossa posta sul mio comodino.
"Lo scoprirai a tempo debito, discendente della sacra sacerdotessa del sacro fuoco" proclamarono all'unisono le voci scomparendo in quella che sembrava una vampata in grado di bruciare un intero villaggio.
Al loro posto vi era una pietra rossa con un cordone ed una mezzaluna con un'unica scritta: Selenium.

LOVE CURSEDWhere stories live. Discover now