Cuore di vetro.

507 31 2
                                    

"Hai raccolto un bel po' di materiale"-osservò Jason guardando lo zaino nero che avevo sulle spalle.
Stavamo camminando silenziosamente da dieci minuti l'uno accanto all'altro guardando il marciapiede senza alzare lo sguardo per paura di incrociare gli occhi del compagno vicino.
"Sono andata in biblioteca lo stesso giorno in cui il signor Brown ci ha assegnato il libro"-ribattei alzando la testa-" mi piace arrivare preparata ad un compito così importante".
"Sei una secchiona"-ridacchiò il ragazzo accanto a me fermandosi alla fermata della corriera.
"Non sono una secchiona"-rimbeccai posando la cartella sulla panchina rossa sotto la tettoia trasparente-" Amo essere pronta ad ogni difficoltà, ad ogni esame..."
"E tua madre ti farebbe il culo se ti presentassi impreparata"- disse Jason appoggiandosi con la schiena su un lampione davanti al punto dove mi trovavo.
"Certo come ogni madre!"-esplosi -" la tua non ti dice nulla? Ah no scusa, scommetto che avere un padre professore serve..."
Non finii nemmeno la frase; mi ero reso conta di azzardare troppo dicendogli quello che mi era appena uscito dalla bocca.
Jason fece finta di nulla di sedette accanto a me con aria triste ed amareggiata.
"Scusami non volevo"-sussurai girandomi per guardarlo.
Aveva lo sguardo basso -" Non fa nulla, sono abituato a queste affermazioni. Pensavo solo che tu fossi diversa dall'altre persone che ho conosciuto finora.. Forse mi sono sbagliato.."
Ero senza parole quel bellissimo ragazzo dinnanzi a me sembrava una persona prepotente, testarda e presuntuosa, non avrei mai pensato che potesse essere tanto sensibile ad un'affermazione come quella.
"Quindi sei un'atleta?"-domandai cambiando discorso per risanare la conversazione.
"Sì esatto. Mio padre d'altronde è l'insegnante di educazione fisica"-borbottò acidamente incrociando i miei occhi verdi.
"Scusa Jason, perdonami non volevo offenderti e soprattutto non voglio litigare con te. Pace?"-chiesi porgendo la mano destra.
Per un attimo infinito scrutò il mio volto sfidandomi con lo sguardo.
"Pace"-disse alla fine stringendola in una stretta forte e decisa che faceva intendere suo carattere forte.
"Bene!"-proclamai con tono entusiasta.
"Comunque, sì sono un atleta. Faccio qualsiasi sport che richieda forza, velocità e resistenza. Sono stato cresciuto con il pensiero che per una mente sana ci vuole un corpo in salute. Anche tu sei un tipo atletico; ti ho vista correre quella volta che ci siamo incrociati al Pink Life ed altre un paio di volte".
" Io? Un atleta?"-dissi ridendo chiassosamente-" Assolutamente no! Sono solo una persona che a volte ha bisogno di sfogarsi attraverso una corsetta, un giro in bicicletta e a volte anche dello semplice shopping aiuta."
"Shopping?"-ripete' Jason sorridendo con lo sguardo.
"Già, potrei spendere tutta la mia paghetta settimanale in un'ora da sephora o in un negozio di biancheria intima francese.."- arrossii fino sulla punta dell'orecchie non appena mi resi conto di quello che avevo appena detto.
"Lingerie francese?"-ripete' Jason faccendo schioccare la lingua al palato.
"Non c'è nulla di male se una ragazza ama l'ottima biancheria"- borbottai guardando se arrivava quel maledetto pullman.
Non vedevo l'ora di avere una pausa da quella conversazione fuori luogo che mi metteva a disagio.
"Hai assolutamente ragione"-precisò Jason alzandosi in piedi accanto a me.
"Come hai detto scusa?"-ribattei appoggiandomi al palo della tettoia.
"Anche a me piace l'intimo femminile ancora di più se è indossato da una bella ragazza..."- disse con voce profonda seguendo con gli occhi le linee del mio corpo, facendo vibrare la donna che era in me.
Oh mio Dio, pensai sentendo il mio cuore fare due capriole all'indietro e lo stomaco attorcigliarsi per l'imbarazzo della situazione mentre nella mia mente prendeva forma l'immagine di Jason schiavo della mia figura in mutande nero e reggiseno di pizzo.
"Ecco l'autobus"-urlai sollevata agitando la mano per fermarlo.
"Appena in tempo"-sussurai appena salimmo sicura di essere salva da qualche altro inconveniente.
Il tragitto in corriera fu molto tranquillo grazie al fatto che il trasporto pubblico era pieno, dato che era domenica, e quasi tutti gli abitanti di Halifax passavano il weekend a fare spese al Centro Commerciale della città.
"Appena arriviamo alla scuola Santa Agnese dobbiamo scendere per cambiare autobus"-mi disse Jason avvicinandosi al mio orecchio per non disturbare gli altr viaggiatori.
"Ok"-risposi guardando due bambine che ridacchiavano nel vedere me e il mio compagno vicini, probabilmente pensando che fossimo una coppia di innamorati felice di essere insieme.
Se solo avessero saputo la verità, avrebbero cambiato l'oggetto della loro attenzione.
Quando ci fermammo al Centro Commerciale cercai con lo sguardo la moto nera con il casco rosso agganciato al sedile sulla quale avevo viaggiato qualche giorno prima.
La trovai parcheggiata nello stesso posto in cui la avevo visto l'ultima volta solo che ora c'era una ragazza con capelli blu accesi e un ragazzo seduto sul bolide che le parlava dolcemente all'orecchio per poi baciarla con passione.
Quella scena s'impresse a fuoco sulla mia testa. Ovviamente, non avevo pensato che in quel pomeriggio che avevo passato con James, Cupido avesse scoccato due delle sue famose frecce facendo innamorare me ed il fratello del mio amico. Avevo creduto che oltre alla figura esterna del bellissimo James ci fosse qualcos'altro sotto in grado di far nascere con il tempo una sana amicia pronta a sbocciare in un sentimento più grande.
Probabilmente, mi sbagliavo.
"Bastardo"-dissi a voce abbastanza alta da far voltare Jason nella stessa direzione da cui avevo tolto lo sguardo.
"Il nostro James ha scelto una nuova preda"- commentò con voce asciutta il mio compagno di viaggio ammirando la scena offritaci dai due amanti avvolti tra baci passionali e gesti che non lasciavano nulla alla fantasia sulle loro intenzioni.
"Lo conosci?"-chiesi con aria innocente.
" Sì, ho avuto l'onore di conoscere il fratellastro di Mike".
"Come sarebbe a dire fratellastro?"- ribattei attaccandomi ad un sostegno per non perdere l'equilibrio.
"Sì, il grande James è stato adottato"- esclamò Jason -" Prego signora"-continuò aiutando un'anziana a salire le scale alte del mezzo.
"Grazie figliolo"-ringraziò la donna aggrappandosi al braccio possente di Jason-"Sei stato molto gentile!"
"Si figuri signora, il minimo che potessi fare, aiutare una granny simpatica come lei"-ribatte' il ragazzo aggiudicandosi un pizzicotto sulla guancia.
"La tua fidanzata è molto fortunata ad avere un ragazzo così bravo e se posso dirlo..."- disse la nonnina rivolgendosi a me con occhi vivavi e furbi-"... è proprio un bel pezzo di manzo!"
"E... Veramente noi"-cominciai sentendo avvampare il viso.
"La scusi signora, ma la mia Emily è abbastanza timida"- irruppe Jason-" Comunque, grazie!".
"Prego, pregò bambini"-ridacchio l'anziana sedendosi su un posto in cui non vi erano scalini.
"Ti ringrazio per avermi salvato, non avrei saputo cosa rispondere"-mormorai a bassa voce mentre stavo rielaborando il fatto che mi avesse etichettato come di sua proprietà. L'idea di appartenere a qualcuno non mi era mai piaciuta perché non sono un oggetto,... ma all'idea di essere di quell' affascinante ragazzo, il mio stomaco si attorciglio' proprio nel momento in cui le farfalle iniziavano a volteggiarvi.
"Di nulla figurati... Fidanzata"- scherzo' Jason facendo il sorriso che mi mandava in brodo di giuggiole.
"Ha proprio visto male quella signora".
"Perché? Sono così brutto?"
"Brutto? Come puoi pensare di non piacere alle ragazze? Sei alto, muscoloso, intelligente, sportivo, occhi azzurri,...".
D'istinto sentii nella mia testa il riecheggiare di una frase che avevo udito qualche giorno prima: "Non fidarti del ragazzo dagli occhi azzurri che nascondono un cuore di vetro intriso di bugie ed inganno".
"Tutto bene Emy?"-chiese Jason strappandomi via dai miei pensieri.
"Sì scusa stavo pensando a... Stavo pensando.."-borbottai cercando di trovare una soluzione valida per la mia disattenzione.
"Siamo arrivati alla nostra fermata!"-proclamò Jason facendomi cenno di avvicinarsi all'uscita dell'autobus.
Fortunatamente, la pausa dal dialogo fece dimenticare al mio compagno che dovevo rispondere alla sua domanda.
Nei miei ricordi stavo rivivendo ad occhi aperti il dialogo avuto con la zingara non molto tempo prima, nel quale mi stava mettendo, forse, contro a Jason?
Salutammo con la mano la vecchietta innamorata del dio dell'olimpo, che mi precedeva con un sorriso sulle labbra.
" Svelta Emy!"-esclamò non appena calpestammo il marciapede indicandomi la corriera che ci seguiva.
Raggiungemmo il mezzo dopo una piccola corsetta che basto' per farmi venire il fiatone.
"Wow, non scherzavi prima sul fatto che non sei un atleta!"- commentò Jason nello stesso momento in cui mi accomandavo su un sedile accanto al finestrino.
"Te l'ho detto! Non sono una fanatica dello sport e la corsa che faccio nei fine settimana è molto calma, tranquilla per rilassarsi"-ribattei accasciandomi sul posto che avevo scelto.
"Riposati pure"-disse Jason sedendosi affianco a me-" Tra poco siamo arrivati, altri dieci minuti e poi vedrai Maison Wood".
" Come scusa la tua casa ha un nome meta' in francese e metà in americano? Come può essere?".
"La mia famiglia non è sempre stata qui in Canada, si è trasferita quando il mio antenato Bernard Blais comunemente chiamato Doppia Bi decise che il vecchio mondo era diventato troppo piccolo per la nostra casata e così si trasferì con tutta la famiglia qui in Canada. Dapprima abitavamo nell' entroterra e poi ci siamo spostati qui ad Halifax diventanto dei grandi commercianti. Avevamo molte navi mercantili, ma tutto cambiò quando..."
"Quando?"- chiesi con voce curiosa. Volevo sapere il più possibile su Jason e sulla sua vita, sul suo passato e sulle radici della sua famiglia così da poterlo conoscere e comprendere meglio il suo comportamento e di conseguenza come pormi con lui.
"Quando arrivò la potente famiglia Mann pronta ad acquistare navi potenti, veloci e capienti per fare una competenza spietata alla B&B World costringendola a chiudere i battenti per sempre, licenziando migliai di operai, cominciando una nuova vita maledetta"-rispose Jason guardando fuori dal finestrino un qualcosa che ai miei occhi non compariva, un elemento che lo riportava probabilmente ai ricordi ed ai pensieri che aveva riguardo alla casata dei Mann.
"Scusami, Jason io non sapevo nulla di tutto ciò"-ribattei osservando il splendido viso di quel ragazzo che appariva fragile come non mai appena si parlava dei Blais.
"Non ti preoccupare Emy"- disse sorridendo alzandosi-"Siamo arrivati. Dobbiamo scendere".
La nostra fermata era vicino al Long Lake, il lago del più grande parco di Hallifax.
"Abiti in un bellissimo quartiere"-osservai vedendo le ville che costavano la strada che stavamo percorrendo.
Erano delle case in stile vittoriano, inglese, americano e persino italiano; lo si capiva dalla presenza dei capitelli corinzi che grazie alle foglie dacanto adornavano le bellissime colonne portanti di quelle dimore uscite da un'era passata.
"Ecco siamo arrivati"-proclamò Jason fermandosi davanti ad un cancello dorato con un blasone raffigurante un lupo con una spada conficcata nel cuore.

LOVE CURSEDTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon