Richiesta.

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Ritornare a scuola e alla mia vita quotidiana dopo quello che avevo appreso sembrava impossibile. Durante la notte di quel lungo martedì, non riuscivo a chiudere gli occhi dai tanti pensieri che si rincorrevano nella mia mente.
Finalmente conoscevo la verità su me stessa e sulla mia natura.
Non avevo fatto parola con James sui fatti accaduti nel regno del male.
Avevo promesso ad Amelia di mantenere il segreto su cosa avevo imparato, finchè il tempo non ci avrebbe dato l'occasione giusta, per spiegare la mia anima a chi di dovere.
Man mano il tempo passava più la mia esistenza si riempiva di bugie con le quali avrei potuto ferire qualcuno che amavo come mia madre.
Miss Anna Potter, infatti, era a conoscenza della maledizione, ma non sapeva esattamente a cosa comportava un tale macino sulle spalle della propria figlia.
Obbligai i miei muscoli a rilassarsi e il mio inconscio a tacere: dovevo assolutamente entrare nel mondo di Orfeo almeno un paio di ore.
La sveglia rintocco' le 3:15 quando finalmente presi sonno.

Il castello si ergeva ancora potente ed eterno come lo era stato tanto tempo fa, quando ancora era abitato dalle figlie del colore porpora. Sentivo di essere un'intrusa in quel posto, ma allo stesso modo sapevo di essere a casa. Esaminai a fondo un ritratto della bellissima principessa di quell'edificio accanto alla madre; le due donne rumene sembravano pronte ad una terribbile guerra. Fiere e guardinche le due femmine osservavano a loro volta chi le guardasse.
"Wow, mi hanno proprio impressionato quelle visioni oggi"- sussurai accarezzando le corna del cervo impagliato oramai decolorato.
"Non avrai mai ciò che sei venuto a prendere mostro!"- urlò Safira.
"Proviene dalla torre"- osservai accorendo a mia volta lungo le scale che trovai subito dopo un lungo corridoio.
A tre gradini alle volta corsi più veloce che potei mentre degli urli e dei rumori mi facevano venire la pelle d'oca.
Il tetto della torre letteralmente distrutto, ridotto ad un teatro di guerra e di morte. Le poche colonne ancora in piedi circondavano la padrona di casa e una seconda presenza.
"Lurida bestia. Non avrai mai il medaglione!"- gridò la mia bisnonna alla figura coperta da un abito lungo e nero.
"Fuoco sacro liberati e lasciati guidare"- recitò la sacerdotessa, facendo comparire, dal nulla, tra le sue mani un arco ed una freccia di fiamme azzurre e bianche-"Vai e colpisci l'anima crudele".
La freccia vibrò nell'aria per poi scagliarsi contro alla creatura dietro la quale i corpi dell'altre sorelle bruciavano.
La figura non cercó nemmeno a diffendersi e venne colpita al centro del petto. La ferita feroce la smosse di un paio centimetri, facendo ricadere all'indietro il copricapo.
L'immagine che avevo visto non riusciva nemmeno a catturare un millesimo della caparbietà e della crudeltà che rievocano gli occhi della strega Grisilde.
"Hahaha, sei ancora in gamba Safira dopo tutti questi anni"- ridacchiò, alzandosi in piedi-" Ma, troppo poco per me"- posò le mani a terra, chiuse le palpebre, sussurrando parole inudibili.
Dalle fessure del pavimento fuoriusirono delle radici nere e nodose che crescevano a vista d'occhio, attorno all'esile corpo della padrona di casa, ormai sul punto di soffocare.
"Potrai anche uccidermi, ma non saprai mai dov'è in questo momento Iza"- la donna si morse subito la lingua, rendendosi conto di aver detto troppo, più del dovuto.
Grisilde librandosi a venti centimetri dal suolo andò contro alla donna.
Mi mossi in difesa di Safira-" Lascia stare la sacerdotessa brutta stronza. Prenditela con me!"- dalle mani un leggero formicolio e una luce azzurra, fece intendere che stavo evocando il fuoco della mia anima.
La strega non si mosse di un passo, attraversandomi come se fossi un fantasma,... Una proiezione astrale.
"Vediamo cosa hai da dire!"- ruggí Grisilde, togliendo un ramo per poter, toccare la testa della povera vittima, consapevole di essere vicina alla morte.
"Interessante"- esclamó la vecchia-" Il nuovo mondo? Il volto della piccola Mann, l'erede... Hai fatto il tuo dovere piccola. Puoi riposare in pace"- sussurrò Grisilde baciando la donna che si pietrificò in un millesimo secondo.
"Ora posso andare"- ridacchiò la strega verso la direzione in cui mi trovavo-" Sento che sei qui piccola squaldrina! Indovino una proiezione astrale, no aspetta sei grado di piegare il tempo, elemento legato alla terra, e scommetto che non sei nemmeno consapevole di riuscirci. Sappi che sto arrivando a prenderti, principessa. Preparati!"- concluse con sguardo psicopatico, bruciando il luogo in cui ci trovavamo con le torce ancora accese.

Mi svegliai di soprassalto, con il cuore a mille e una ciocca di capelli in fiamme.
"Oddio brucio... Pffff pfff. Ecco finalmente!"- esclamai spegnendo il ciuffo di capelli, odorosi di fumo e cenere.
Alzai lo sguardo intravvedendo una figura familiare, seduta comodamente sulla mia scrivania.
"Ciao"- disse il ragazzo incappucciato con il solito tono profondo e sensuale.
Non riuscii nemmeno a rispondere, le gambe inchiodate al letto e la gola arsa non aiutavano molto in quella situazione.
Mi ero ripromessa di fare il terzo grado a questo ragazzo dalla voce calda e dagli orecchini rossi.
"Non ti preoccupare non voglio farti del male"- cominció giocherellando con una palla di neve, dove la statua della libertà si stava colorando di bianco, -" Ho saputo che sei andata dalla maga.. Giusto?".
Silenzio.
"Emily, mi devi rispondere così io saprò come aiutarti"- osservò inclinando la testa verso destra.
"Mi vorresti aiutare,... Jason?"- domandai facendo sussultare il visitatore-" Già, caro il mio Whiteknight ho scoperto un bel po' di cose nel paese di Lucifero".
Una risata secca rimbombò tra le pareti, fui tentata di controllare che mia madre dormisse dopo quel terribile caos.
"Non ti preoccupare Emy"- rispose la presenza alla mia domanda muta, per poi abbassare il copricapo.
Tra le ombre al chiaro di luna, il viso di Jason appariva adorabilmente delicato, bianco e stanco.
Gli occhi erano adornati da mille pieghe segni di una notte insonne.
"Quindi ora sai cosa sono io?"- chiese avvicinandosi lentamente a me, senza far rumore in tutta la sua potenza e la sua bellezza- " Sai cosa sei tu?".
"Sono quello che sono"- controbattei digrignando i denti come avrebbe fatto un vero lupo-"Una tua amica e... Potenziale alleata"- conclusi appoggiando i piedi saldamente a terra.
Ci guardammo per un lungo tempo studiandoci a vicenda. Da un lato troneggiava la mia persona con solo slip e canottiera bianchi, dall'altro il ragazzo più bello che avessi mai visto torturato da quella situazione irreale, dove, per la prima volta da quando ci conoscevamo, avevo il coltello dalla parte del manico.
"Non è servito ad un cazzo la pozione che mi ha preparato mia nonna"- borbottò con rabbia, appoggiando New York accanto la tastiera del pc, mi lanciò uno sguardo di rabbia e tenace per poi avventarsi su di me.
Venni alzata di un paio di centimetri da terra, mentre Jason mi scrollava per le spalle -" Ho fatto di tutto per tenerti lontana da tutto questo! Sei una bella persona, non meritavi di stare in mezzo a questo casino!".
Movimentata dalla paura si fece strada nel mio corpo una scarica di adrenalina, prodotto da quell'atteggiamento inverosimile del bel ragazzo, provocando un scossone all'interno di me stessa.
"Figlia mia ti proteggerò, anche al costo della mia vita"- riecheggió la voce della Dea Luna.
Proprio in quell'istante, scorsi un brillio dai palmi delle mie mani, le puntai verso un Jason sorpreso che mi lasciò andare mettendomi a terra, prima di essere scagliato verso la parete dietro a se.
L'impatto fu tale da crepare il muro rosa e rompere i due quadri appesi dalla mia infanzia.
"Non credevo di essere già a questo livello di interazione con la luna"- disse, più a se stesso che a me, il signorino Blais, togliendo la polvere del muro che lo aveva colorato di bianco e di fucsia-" Quando compi sedici anni?".
"Il sedici novembre.. Tra un mese perché?"- rimbeccai scocciata.
Ora cosa cavolo centrava il mio compleanno; avevo già deciso di non invitarlo, per paura di un suo rifiuto.
"Ok ci vengo"- confermò di nuovo ad un mio pensiero silenzioso, avvicinandosi cautamente a me.
"Come cazzo fai a sapere ciò che penso? Mi leggi la testa come se fosse un fumetto di Topolino!"- ruggí timorosa, facendomi davanti a lui, per guardarlo dentro a quei pezzi di mare, al posto degli occhi.
"Allora non sai proprio tutto"- ridacchiò, accarezzando la mia folta chioma fuggita alla treccia nera, con la quale avevo cercata di domarla, almeno durante la notte.
"So solo che tu mi devi aiutare"- mormorai alzandomi in punta di piedi per essere esattamente paralella al suo sguardo.
"Aiutare? E su cosa dovrei aiutarti?".
L'aroma di menta e borotalco m' inebriò i sensi, stavo per perdere il contatto con la realtà, per entrare nel mondo creato dal mio subconscio, dove io e Jason potevamo amarci dando sfogo alle nostre passioni più nascoste.
"Mi devi allenare"-sussurai prendogli la mano destra per stringerla forte, in segno di richiesta personale-" Lo chiedo a te perché sei in gamba. Ho visto ciò che sei in grado di fare e ti ringrazio per avermi salvata almeno un paio di volte.. Perché mi fido di te e della tua persona. Non so cosa vuoldire ciò che tu sei e ciò che sono io, ma conosco soltanto il sentimento che ci unisce: fiducia. Perciò voglio sia tu quella persona che mi aiuterà a imparare tutto quanto".

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