Crisalide.

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Senza aspettare un attimo, mi gettai con fatica verso la lampada sul comodino alla destra del letto.
Purtroppo, le coperte mi avvolgevano il corpo stretto come in un bozzo che si trasformava in crisalide per poi rinascere in una magnifica farfalla, rendendo impossibile ogni movimento.
La figura in ombra si alzò avvicinandosi a me.
Ero in panico.
Non potevo muovermi e l' insurreale situazione mi aveva seccato la gola e spento la voce.
Con un gesto deciso del braccio sinistro lo sconosciuto mi libero' dall' aggroviglio di lenzuole, permettendomi di sedermi sul letto con una gamba a penzaloni in direzione della porta, pronta, se fosse stato necessario, alla fuga.
"Non ti preoccupare, non voglio farti del male"-esclamò l'uomo sedendosi al suo posto.
"Chi sei tu?"-chiesi cerando di scorgere un segno sulla persona a me davanti che poteva aiutarmi a capire l'identità di quell'ombra incappucciata.
"Ti basti sapere, per ora che sono tuo amico. È irreale, dovrei esserti nemico, ma tu Emily non sei un pericolo per me e la mia famiglia, anzi potresti risanare un'antica faida".
Un'antica faida, pensai tra me ricordando le parole dette dalla Luna nel sogno.
"Ascolta"- cominciai-"Io non sono nemica di nessuno, forse si di una ragazza super cafona, ma non credo che lei mi odia tanto da poter inscenare tutto questo!".
"Qui non c'entra nulla una stupida antipatia adolescenziale, qui sta cambiando tutto. Guarda tu stessa"- disse il visitatore invitandomi a guardare fuori dalla finestra.
Mi alzai, tutti i cinque sensi all'attenti, pronti ad essermi di aiuto.
Appoggiai un piede a terra e con cautela, lasciando delle impronte bagnate sul pavimento, andai a vedere a cosa si riferiva.
Sbirciai tra le persiani, spostando due setole con il pollice e l'indice.
"Bhe è notte"-ribattei davanti al buio.
"Sì, ma mia cara sono le 10:00 di mattina. Qui in questo pezzo di terra è normale che in inverno la notte ci sia sempre".
"Non ti seguo"-rivolgendogli uno sguardo accigliato.
Pensai a come dovevo appararigli.
Completamente zuppa dalla testa ai piedi con addosso un pigiama verde e i pantaloni della tuta neri, i capelli incollati al mio viso e l'espressione più impaurita che avesse mai visto in una persona.
"Non ti preoccupare non sono qui per giudicare"- commento' rispondendo alla mia riflessione muta.
Cazzo come ha fatto, rimuginai.
Forse ero veramente trasparente come mi aveva fatto notare il mio Jason.
Solo pensare al suo nome mi diede più coraggio e una scarica di adrenalina portandomi a fare la domanda fatidica-" Chi sei tu? E cosa vuoi da me?".
L'uomo non degno' di una minima attenzione alla mia domanda-" La luna sta prendendo il posto del sole troppo presto, la profezia sta per avverarsi. Speriamo solo che tu sei pronta. Emily, ti conviene chiedere alla tua famiglia qualcosa in più sulle origini della tua parte rumena/tedesca".
Rimasi impalata lì mentre la figura si avvicinava al mio viso per sussurarmi all'orecchio-" Ci vediamo prestissimo, dolce Emily".
Scorsi un luccichio rosso sotto il capuccio mentre con una manciata di terra e un soffio l'uomo fece nascere un piccolo tornado.
"Non dimenticare, la verità è nel tuo sangue"- esclamò la figura per poi andare all'interno del mini tornado sparendo dopo una manciata di secondi'; lasciandomi senza parole e circondata da un disordine esterno ed interno.

***
"Qui c'è qualcuno che non vuole alzarsi proprio!"-esclamò una donna aprendo le persiane.
Aspettai di vedere un raggio di sole entrare nella stanza.
Non sentendo il calore sulla parte del corpo scoperta decisi di aprire gli occhi vedendo una signora di mezz'eta' con un vassoio pieno di merendine e bibite.
"Ecco qua principessa"- disse sistemandomi quel ben di Dio sul tavolino ai piedi del letto.
"Grazie, signora"-ribattei alzandomi per mettermi a sedere.
Dovetti battere due volte gli occhi.
La stanza stranemente era in ordine e le coperte asciutte. Non c'era segno dell'episodio della notte che aveva creato caos nella mia mente e nella mia vita.
Ero sicura di essermi sognata tutto anche perché non ricordavo come ero tornata a letto e nemmeno di aver sistemato la stanza dopo il passaggio del mini ciclone e aver asciugato il pavimento e cambiato le lenzuole.
Dedussi che quella notte a causa della fame gli incubi erano sembrati così veri da agitarmi sino a convincermi che fossero reali, ma non era così.
Rilassata presi la colazione e cominciai ad imburrare un pezzo di pane tostato, accesi la televisione e mi misi a guardare un film classico anche se vecchio, conosciuto da tutti i bambini: Lassie.
Stavo assaporando quel momento di tranquillità quando qualcuno bussò alla porta.
"Avanti"- incitai pulendomi la bocca con il dorso della mano.
"Ehi ciao bellezza!"- salutò Mary sedendosi accanto a me con la sua cartella rossa in grembo-" Come andiamo?".
"Come andiamo?"- sbottai-" Sono qui in questo stupido letto dove posso solo dormire, mangiare merendine e dormire. Sarò un bradipo per i prossimi due giorni! Secondo te come va?".
" Innanzitutto, dovresti dire grazie Mary per essermi venuta a trovare"-iniziò la mia amica aprendo lo zaino-"... E grazie per aver portato l'album da disegno che amo con tutti i miei colori"- tubo' tirando fuori un pacco di fogli raccolti da una pinza grande nera.
"Grazie Mary ti amo"-urlai buttandole le braccia al collo.
" Lo so', nessuno può resistermi"- disse alzandosi in piedi per poi fare una mini sfilata e mettersi in posa holliwoodiana con una gamba piegata all'indietro e le labbra in posizione imbronciata.
" Quindi hai chiesto a Mike di uscire insieme?"-chiesi sorridendole.
"Penso che glielo chiederò. Soprattutto, perché la mia pazza migliore amica ha accettato il mio consiglio di uscire con il superfigo della nostra scuola e come minimo devo ascoltarla,... Almeno per una volta"-sottolineò alzando gli occhi al cielo.
"Immagino che Amelia ti abbia spifferato tutto"-commentai massaggiandomi la testa.
Volevo molto bene alla mia tata, ma quando si trattava di un mio segreto o una cosa mia personale si sentiva in dovere di avvisare Marina, la quale doveva sempre essere pronta ad offrirmi una spalla su cui piangere.
"Ebbene sì"-spiegò la mia amica lisciandosi i capelli, già perfettamente dritti, com le mani-"Ho suonato il campanello perché non ti sei presentata alla fermata senza mandare un messaggio e senza telefonare quindi mi sono preoccupata; mi ha aperto Amelia spiegandomi perché non venivi a scuola dandomi i disegni e dei muffin al ciccolato"- aggiunse sospirando.
"Al cioccolato!?!"- esultai guardando dentro alla sua cartella-" Te li sei mangiati tutti?".
"Scusa Emy, ho provato, ma mi hanno costretto a mangiarli erano così morbidi e cioccolatosi, impossibile resistergli!"-spiegò sommossamente Mary.
"Non ti preoccupare, sopravviverò, ma in cambio fin quando non mi dimettono dovrai venire qui minimo due volte al giorno!"- puntualizzai.
"Da accordo!"- ribatte' la mia amica porgendomi il mignolo per stringere una promessa che nemmeno la morte avrebbe potuto infrangere-"Ora però devo scappare"- aggiunse guardando l'ora sul cellulare-" Alla prima ora abbiamo storia e sai come s'incazza la signora Cheese se non arrivi in orario."
"Anche tu con quel ridicolo nomignolo?"- borbottai pensando alla nostra insegnante a cui era stato dato questo nome a causa del suo scarso igiene personale che la faceva puzzare di formaggio scaduto.
"Dai Emy, era una battuta! Comunque se la merita l'altro giorno di e' avvicinata al mio banco e mi ha quasi steso al tappeto con il suo dolce alito da groviera!"- spiegò Mary alzandosi dal letto e sistemandosi l'enorme cappotto blu.
"Il sole ci ha salutato vero?"-chiesi ammicando alla finestra buia.
"Già, ma non capisco. Tutti i meteorologi avevano detto che ci voleva più di una settimana anche perché il sole calava ancora alle 16:00, invece, eccoci qui. Alle 7:30 ed è tutto scuro nemmeno uno spiraglio di luce, un'ombra dell'alba, nulla. Danno la colpa all'inquinamento globale persino allo scioglimento dei ghiacciai e chi dice che siano gli alieni"-ridette la mia amica.
"E.T. magari non riusciva ad andarsene con tutta quella luce, sarebbe stato visto"- scherzai alzandomi in piedi per abbracciarla.
La salutai strappandole un'ultima promessa: venire alla sera con il suo pc per vedere Titanic ed il nostro amato Di Caprio.
Appena rimasi da sola andai a vedere il magnifico panorama che potevo godere dalla mia camera.
Ora il mondo sembrava un altro con colori tetri e con la neve che cadeva fitta senza fare rumore coprendo tutto ciò che ci circondava.
Stavo osservando Mary salire sulla macchina di sua madre, quando sotto i piedi nudi sentii un piccolo oggetto pungermi.
Mi abbassai per vedere un brillantino rosso abbandonato sul pavimento freddo.

***

La mia mano volava sul foglio bianco mentre il gessetto delineava il contorno della masciella larga.
<<" Mr Crubs dice che io sono un ragazzino!"
"Cosa? Dire che tu sei un ragazzino è come dire che io sono un ragazzino!"
"Ecco il suo speciale menù, Signore"
" Ci doveva essere un regalo!.. Grazie">>
Quale migliore compagnia della spugna più simpatica del mondo e del suo amico Patrick Stella per passare una splendida giornata di buio in ospedale.
Sollevai gli occhi in tempo per vedere la scena in cui re Nettuno acceccava i suddetti per via della sua calvizia che ti obbligava a ridere.
Mi ricomposi subito continuando la mia opera.
Due grandi occhi grigi azzurri mi guardavano mentre venivano incorniciati da folti ciglie.
Ero molto soddisfatta del mio capolavoro, avevo catturato la bellezza di Jason in un foglio banale rendendolo unico per me.
Solitamente non dipingevo mai le mie bozze, preferivo lasciarle in bianco e nero giocando con le ombre, ma quella volta avevo fatto l'eccezione donando un pizzico di colore allo sguardo del bellissimo signorino Blais.
Sfogliai il resto dei disegni: un ritratto di mio padre, Amelia mentre cucinava, Oceane e Mike, Mary con i suoi meravigliosi capelli rossi ed infine quello che ultimamente guardavo spesso.
Il perfetto profilo di James andava a congiungersi al profilo altrettanto perfetto di Jason.
Entrambi quei due ragazzi erano entrati per caso nella mia vita, donandole quel sapore in più rendendola unica e irripetibile.
Da una parte un tipo tenebroso con un fare abbastanza arrogante e menefreghista, amante delle moto e delle donne.
Dall'altra parte un ragazzo che voleva apparire il contrario di quello che era in realta'.
Uno ero l'opposto dell'altro ad un primo impatto, ma se osservati meglio da vicino ci si sarebbe accorti di quanto due persone diverse possino essere uguali.
"Sì può?"- chiese un voce maschile bussando lievemente la porta.
"Certo entra pure"- risposi a Jason cercando di nascondere i fogli alla sua vista.
"Cosa sono quelli?"- disse prendendo l'unica sedia nella stanza e sistemandola accanto ai piedi del letto.
"Nulla, solo schizzi".
"Davvero? È perché arrossiresti in quel modo se solo fossero solo dei scarabocchi?"- domandò accarezzandosi la barba rossa.
Rimasi attonita a guardarlo.
L'ho già detto troppe volte, ma lui era veramente bello.
Faceva parte di quella gente che anche con una maglietta vecchia e logora sarebbe apparso perfetto in qualsiasi situazione.
"Emy, hai sentito quello che ti ho appena detto?".
"Sì, no, cioè... Scusami ero assorta nei miei pensieri"- esclamai scostando il solito ciuffo ribelle che mi ricadeva sempre davanti gli occhi.
"Niente paura"-sorrise continuando ad accarezzarsi il mento-" Ti ho chiesto solo scusa".
"Non ti preoccupare sono cose che capitano. Sono cose rare che possono capitare a chiunque, ma per me non sono così nuove"-lo rassicurai ripensando a tutte le cadute che la mia povera testa aveva sopportato durante i miei quindici anni di vita.
"Hahaha ok"- ribatte' ridendo-" Siamo fortunati ... allora che sei unica"-aggiunse tenebroso.
Le parole dette dal bellssimo signorino Blais fecero l'effetto che lui aveva previsto.
Mi sciolsi completamente.
Un calore dolce e delicato si propagando' all'interno del mio corpo partendo dal centro del petto, facendo volare le farfalle addormentate nello stomaco.
Sapevo di piacere al mio compagno di classe l'avevo intuito quando aveva accennato al fatto di vedermi in biancheria intima o quando mi aveva messo in guardia dal perfetto James; senza dimenticare la figura davanti a suo padre. Ci avrei messo un bel po' prima di non arrossire più davanti al mio docente di ginnastica.
Inoltre, avevo la strana sensazione che durante il pomeriggio trascorso a Maison Wood fosse accaduto qualcosa che servì per avvicinarci in maniera invisibile, ma salda.
"Unica?"- chiesi puntandomi l'indice contro-" Ho la testa dura ecco".
Jason si alzò e mi diede un pacchettino rosso con una fiocca blu-"Questo l'hai lasciato a casa e mia nonna è impazzita quando l'ha visto in biblioteca sul tavolo. È il libro che ti ha regalato lei"-spiegò tranquillo.
"Grazie..."- risposi abbracciando L'isola del tesoro.
"Mia madre vorrebbe invitarti a cena"- mormorò abbassando gli occhi sulle scarpe verdi speranza-" Per chiederti scusa per tutto.."
"Accetto!"- proclamai mettendomi con busto retto appoggiando sui ginocchi per essere più o meno alla sua altezza.
"Davvero?"
"Sì davvero"- esclamai allargando il mio sorriso come stava facendo lui.
"Perfetto!"- sbottò facendo schioccare la lingua al palato-" allora ci sentiamo Emy"- disse dandomi un abbraccio impacciato.
Fui in paradiso in quei pochi secondi che entrai in contatto con lui.
La sua pelle era calda e profumava di menta e di dopobarba da uomo.
Era un profumo incredibilmente che sapeva di forza e coraggio. Gli diedi un buffetto sulla guancia.
Rimase un secondo in silenzio e timidamente mi invitò a fargli sapere quando sarei stata disponibile.
"Grazie Jason!"- salutai facendolo girare un'ultima volta permettendomi di vedere un solo riflesso rosso al lobo sinistro.

LOVE CURSEDWhere stories live. Discover now