Miss Perfezione.

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Finalmente arrivò il sabato. Quella settimana era stata molto lunga, ma fortunatamente, a causa di uno sciopero dei docenti, avevamo un week end lungo da goderci.

Mi alzai alla mattina presto quel giorno. Indossai la mia tuta da jogging e raccolsi i capelli in una comoda coda. Non sono mai stata una sportiva, a differenza dei miei compagni di classe, cercavo sempre una scusa per saltare l'educazione fisica. Avrei preferito due ore di matematica, poichè odiavo qualsiasi attività che richiedeva uno sforzo fisico. L'unica grande fatica che riuscivo a fare era: alzarmi dal divano per cambiare canale. La mia corsetta era tutta un'altra cosa; correndo scaricavo tutto lo stress, accumulato durante nei momenti difficili con mia madre e con la scuola.

Presi le mie cuffie e non appena sentii Papercut dei Linkin Park uscii di casa.

Conoscevo a memoria quel percorso: ogni aiuola, ogni mattonella e ogni crepa sul marciapiede. Avevo una memoria fotografica da paura, era una mia dote. Bastava che guardassi, un pezzo di carta o un'immagine e potevo ripetere a voce alta ogni singola parola e descrivere per filo e per segno un qualsiasi dipinto visto un paio di minuti.

Sembra impossibile, ma era così.

"Buongiorno Signora Tremblay" salutai la panettiera, mentre apriva il negozio.

"Ciao Emy, sei mattiniera. Oggi niente scuola?" domandò l'anziana.

"No, c'è sciopero. Week end lungo!" risposi, correndo sul posto.

"Siete proprio fortunati. Ai miei tempi..." ribatté una voce maschile, dall'interno del negozio.

"Stai buono Harry. La nostra Emy è una brava ragazza" sbottò la buona signora, facendo tacere il marito.

Mi venne da ridere. Loro per me, facevano parte di quelle coppie, destinate a stare assieme per sempre.

"Lascialo perdere sai Emy. E' solo un vecchio brontolone" disse la donna, riuscendo a togliermi un'altra risatina.

"Sarò anche vecchio, ma non sono sordo!" sbraitò l'uomo, comparendo alle spalle della moglie.

Mentre ero lì a godermi questa scena divertente, vidi un ragazzo con una fascia in testa e una tuta verde.

"Salve signori Tremblay" salutò Jason, continuando a correre.

"Ciao figliolo" rispose la coppia, all'unisono.

"Ora devo proprio andare. Arrivederci!" girai i tacchi, prima di essere ancora intrappolata, dalle chiacchiere della signora.

Proseguì il mio tragitto. Non potevo crederci, Jason faceva il mio stesso percorso.

Impossibile, pensai tra me mentre facevamo il giro del laghetto dei giardini pubblici.

Era il mio posto preferito, specialmente di mattino. Il sorgere del sole colorava gli alberi di un rosso così acceso, sembravano imbevuti di sangue. Poi quando diventava il dorato la tonalità predominante, sembrava di essere circondanti da piccole montagne di monete d'oro.

Guardando Jason, cominciai a fare il riepilogo di quella lunga settimana.

Non era iniziata bene, anzi. Comunque, lasciando stare il problema con Mathis, avevo conosciuto due nuovi amici Oceanne e Mike. Ero sicura che con loro sarebbe nata una sana e solida amicizia come quella tra me e Mary.

Per il momento, l'unica incognita era la persona che mi correva davanti. Anche se era tutto sudato e vestito con quella ridicola tuta, riusciva a farmi sentire orribile, anche se indossavamo entrambi abiti sportivi.

Non erano solo questi gli unici pensieri che popolavano la mia testa.

Il sogno della lupa bianca non riuscivo a dimenticarlo, senza comprenderne il senso. Avevo cercato in internet il significato di quel sogno, ma non capivo nemmeno la presenza delle foglie sulla mia testa.

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