Ricerca.

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Paillettes, lustrini, borchie,... non avevo ben capito in che razza di negozio mi avrebbe portato Mary, finché non ebbi varcata la soglia dell'inferno, girone: lussuria.
"Non riesco a credere che tu sia riuscita a convincermi a venire", borbottai guardando Comunque un abito nero con un bustino coperto di perle corvine.
"Emily, ascolta tesoro", comunicò mentre guardava dei lunghi guanti viola, "è la nostra prima festa dove possiamo vestirci come cazzo vogliamo! Mike deve vedermi nella mia forma migliore.".
"E tu credi che troverò qualcosa per me?", mugugnai, analizzando un paio di scarpe con il tacco a spillo più alto che avessi mai visto.
"Tesoro, questo è l'unico negozio in grado di aiutarci nella scelta migliore per Halloween", rispose Mary, agguantando un abito vermiglio e dirigendosi nel camerino più vicino.
"Okay,... ma non potremmo tipo usare gli abiti ottocenteschi dell'altro anno?".
Mi sedetti su una poltroncina in velluto verde accanto allo spogliatoio.
"Come l'anno prima, e l'anno prima e non dimentichiamoci dell'anno prima ancora!", sbotto' la rossa, mentre sentivo il rumore di una lampo.
Sbuffai e cominciai a bighellonare su Facebook.
Guardai la cronologia delle mie ricerche, cliccando l'ultima.
Il viso di Jason era illuminato dal sole e nonna Daphne lo abbracciava come se fosse la sua unica salvezza.
Dovevo trovare il correggio di parlargli, mia nonna aveva ragione.
La dolce e cara Izabela aveva detto che solo il whiteknight, poteva aiutarmi e così sarebbe stato.
"Per la cronaca, tutti mi guarderanno il mio davanzale!", ridacchió Mary, uscendo dal camerino.
La versiona di Jessica Rubbit era davanti ai miei occhi.
Il costume che la mia amica aveva scelto sembrava disegnato per lei.
Il colore porpora, brillava sotto la luce a neon dell'esercizio, sottolineando le figure femminile e tipicamente mediterranee.
Infilò i guanti melanzana, buttò giù la testa per scompigliarsi i capelli e li sistemò meglio che pote', per poi avvicinarsi ad uno specchio.
"Wow, sei bellissima! Mike cadrà morto stecchito", ridacchiai, alzandomi per mettermi al suo fianco.
"Già niente male", confermò.
"Bene tu sei sistemata".
"Esatto, questo è assolutamente il mio costume", ammise contenta e fiera della sua decisione.
"Ora vado in missione per me", esclamai, invogliata di fare un figurone come Mary.
"Ti aspetto qui. Intanto vado a pagare. Se hai bisogno chiama",
disse senza togliere gli occhi dal proprio riflesso.
Mi infilai in mezzo a quel caos di abiti ed accessori. Certo amavo fare shopping, ma rimpiangevo il mio abituale negozio, dove avrei potuto trovare un abito antiquato e truccarmi da zombie.
Un costume da cappuccetto rosso attirò la mia attenzione.
Era cortissimo, altezza appena sotto al linguine. In raso, liberava una sottogonna di pizzo e di ricami bianchi e rosati.
"Questo è perfetto", sussurrai.
James l'avrebbe trovato sicuramente spassoso.
Saremmo stati la coppia di amici meglio assortiti.
Già amici, perché noi eravamo solo quello.
Due amici che si completano come una metà di una mela, no non era vero, eravamo andati oltre all'amicizia.
Era una bugia bella e grossa, ma in quel momento avevo bisogno di pensarlo, non potevo credere di uscire con un ragazzo mentre il mio cuore batteva per un'altra persona: Jason.
Presi l'abito ed andai verso una scaffalatura alta e piena di calzature.
Volevo delle ballerina nere, comode... insomma avevo intenzione di ballare e di divertimi tutta la notte.
Spostai un paio di francesine verdi, trovandomi di fronte una chioma bionda passare dall'altro lato della corsia, seguita da un ragazzo dalle spalle larghi e possenti.
Jason e Juliette, la coppia reale si trovava lì.
"Vieni tesoro, devi guardare il tuo abito... dev'essere essere assolutamente intonato al mio. Quindi direi un bel completo nero con pantaloni in pelle ed un gilet", ordinò Miss Perfezione, facendo cantare i suoi stivali marroni sul pavimento candido.
Sentii un sospiro profondo del partener della biondona ed i suoi passi sempre più vicini, aveva svoltato nella corsia dopo, inchiodandomi con lo sguardo.
"Ciao", salutai a mezza voce, come per rivelargli un segreto per pochi.
"Ciao Emily", ricambiò il padroncino di Maison Wood annegando nei miei occhi verdi, unendo ancora due mari diversi, ma legati da un filo invisibile chiamato destino.
"Quindi ti vestirai da diabolik?", domandai accenando ai pantaloni stretti in pelle, che teneva in mano. Feci la finta interassata verso un paio di stivali blu che mi sarebbero arrivati fino a metà coscia.
Ridacchió somossamente, per poi ribattere "ah mio malgrado... sì mi vestirò da Diabolik,... esattamente da vampiro. Mia nonna sarà fiera di me", continuò accorciando la distanza che ci separava, mentre la risata cristallina mi faceva perdere la cognizione delle nostre posizione.
"La cara nonna Daphne, come sta?", chiesi, analizzando delle décolleté gialle fluo.
Si avvicinò in maniera impercettibile, il signorino Blaise, ponendosi proprio dietro di me, potevo sentire i suoi fiati sul collo.
"Sei andata dalle fate della foresta dei lupi", iniziò con tono accusatorio a voce bassa quasi soffocata, non rispondendo alla mia domanda.
Annui, beandomi del suo odore di mughetto e di margherite di campo.
"E ti sei fatta quasi ammazzare!", ringhiò, posando entrambe le mani sulle scaffalature che tremarono sotto la sua forza, "girati Emily Mann!".
Obbligai il mio corpo ad assecondare le sue richieste, delicatamente, ponendo una barriera attorno al mio cuore.
Legai tutti i rumori ed i suoni attorno a me, slacciando solo la fune legata a Jason.
La rabbia gli fece mutare completamente il viso, sfigurandone la
bellezza.
"Ti rendi conto che io non posso proteggerti sempre!", disse con voce cavernicola, un ringhio nel petto muto, mi fece capire che stava per esplodere.
Quelle parole fecero scattare una molla dentro di me addormentata da molto tempo, pronta ad uscire come una furia.
"Io sono in grado di diffendermi da sola!", obiettai con forza allontanandolo con decisione, liberandomi dal suo incantesimo, " e come puoi vedere non mi sono fatta nemmeno un graffio!".
"Fortuna", sillabò avvicinando la faccia a pochi centimetri dalla mia.
Assaporai con lo sguardo la forma sottile della sua bocca, passando poi al naso ed infine ai ghiacciai che scioglievano il mio cuore.
"Ho bisogno di te Jason, devo imparare ad usare l'aria".
Il bellimbusto, si guardò attorno, mi prese il braccio per tirarmi dietro ad un attaccapanni pieno zeppo di abiti, facendolo assomigliare ad un albero troppo folto.
"Okay!", rispose a voce sommossa, "ti insegnerò, ma dovremmo farlo in un luogo sicuro, chiederò a mia nonna un aiuto... sembra adorarti!".
"Grazie Jason, per me questo vuol dire molto", sussurai impacciata cercando di nascondere l'amore che provavo per quel ragazzo timido e generoso.
Abbozzò un sorriso per poi tastare l'abito che avevo in mano.
"Quindi cappuccetto alla fine esce con il lupo?", chiese tristemente o meglio deluso.
"No,... ecco...", cominciai cercando di mettere assieme una frase di senso compiuto"direi che...".
Jason commentó "secondo me pure il cacciatore potrebbe avere una chance con lei. Da altronde lui vuole salvare lei e la sua famiglia, l'ama... o meglio le è affezionato perché vede bontà in lei ed un cambiamento radicale nella società in cui vivono".
"Forse il cacciatore dovrebbe dirlo a voce alta, senza temere le conseguenze. In amore è ammesso tutto, anche mettersi contro tutti e la tua famiglia", sbottai guardandomi le mani in attesa di una risposta cruda e distante.
Ci furono pochi secondi senza che una mosca volasse, per poi vedere una mano avvicinarsi alla mia stringendo forte il mio anulare.
"Emily io", cominciò il ragazzo, avanzando verso di me.
I nostri cuori battevano assieme allo stesso ritmo della musica dell'amore, mentre le nostre pupille s'incatenavano, mettendo quasi a nudo le nostre emozioni.
"Sei qui allora!", cinguettò Miss Perfezione, avanzando con passo lento e volutamente sensuale, obbligando Jason ad allontanarsi da me.
"Ciao Juliette", dissi guardando i capelli biondi della mia amata sorellastra, risplendere sotto il neon del negozio.
"Ciao Prescelta", sillabò acidamente Juju, affiancandosi al mio compagno di progetto di letteratura inglese.
Inutile dirlo, erano veramente fatti l'una per l'altro quei due.
I lineamenti delicati, l'eleganza e l'agilita' che emanavano erano quasi impossibile da tollerare. Jason, accarezzò dolcemente le spalle della bionda, uccidendola con sguardo assassino.
"Ho interrotto qualcosa?", chiese innocentemente Juliette, attorcigliando un boccolo attorno all'indice della mano destra.
"No, stavamo solo parlando della festa di Halloween", risposi prontamente, facendo vedere l'abito sgualcito, tenuto saldamente dal mio braccio sinistro.
"Da noi è una festa importantissima.
La regina ed il re hanno un ricco premio: la popolarità. Noi vinciamo da quattro anni di seguito. Vero, Jason?".
"Magari quest'anno avrete pane per i vostri denti", commentai cautamente, facendo scendere delle goccioline d'acqua sopra la testa della mia simpatica sorrelastra, "ora siamo pari!".
Il viso della ragazza era una maschera di rabbia, mentre il trucco le colorava la faccia di nero e blu cobalto, facendola assomigliare ad una bambola vecchia e malandata.
Piena di ammarezza e di fragilità, per essere stata derisa davanti al suo compagno di vita, Juliette si avvicinò per baciarmi sulla guancia sussurrando " ho promesso dì proteggerti, ma non di non ucciderti nel caso in cui non ci fosse altra soluzione per dare un giusto equilibrio a tutto!".

***

"Wow. Hai fatto bene a prendere quell'abito. James morirà quando ti vedrà con quelle calze a rete!", ululò Mary, accompagnandomi alla porta di casa.
Sbottai un risposta lí, salutai la mia amica e come un'automa mi diressi in cameretta, senza rivolgere la parola a nessuno, tranne per riferire ad Amelia che quella sera non avrei cenato.
Chiusa l'entrata della mia stanza lanciai il nuovo acquisto sopra alla poltrona, davanti alla scrivania. Presi il pc portatile e decisi che era ora di arricchire le mie conoscenze gitane, ma il sonno ebbe la meglio.

"Sapevo che saresti venuta", decretò Jason, seduto comodamente su un masso ai piedi del lago sacro.

Guardai il mio riflesso, avevo lo stesso aspetto di quando mi ero addormentata.

I jeans imbottiti, correvano sopra all'erba bagnata ed adornata da un piccolo strato di brina, rendendo tutto magicamente delicato.

"Questo è il mio posto!", dissi andando incontro al giovane, con passo deciso e con sguardo accusatorio, "tu piuttosto cosa fai qui? Non ho bisogno di te, ritorna dalla tua Juju!".

"Sono qui giusto? Io ho scelto di aiutarti Emily nella tua impresa. Io prescelta sarò la tua ombra ovunque andrai e ti insegnerò ad usare il sacro elemento azzurro: l'aria", decretò Jason, alzandosi per poi incantenare tra le costole, dentro di se al nascosto, il mio cuore.



"Ti ringrazio Whiteknight!", affermai allungandomi per stringere la sua mano forte, "Grazie per questa scelta!".

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