Forza d'animo.

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"Prima di accettare la tua offerta vieni a cena da me venerdì sera, non accetterò un rifiuto?".
Come dice quel proverbio: le disgrazie non vengono mai sole?
Io ne ero la prova vivente. Dopo il peso nell'aver appreso finalmente la natura della mia essenza nascostami dalla nascita, ora dovevo vedermela con gli ormoni in subbuglio per la serata formale che avrei trascorso nella bellissima Maison Wood.
"Emily tranquillizzati. Andrà tutto al meglio"- mi consolò Mary accompagnandomi verso la strada di casa.
No, invece. Perché sai com'è sto andando dentro la tana del lupo, dove non vedono l'ora di mangiarmi e usare la mia pelle per qualche incantesimo con la magia suprema, le parole si fermarono nella punta della lingua.
Non potevo dirlo a nessuno, neanche alla mia migliore amica. Così, sconfitta dal mio stesso silenzio mi limitai ad annuire roboticamente.
"Mi dispiace che tu non mi possa accompagnare a fare shopping"- mormorai entrando nel vialetto della mia dimora.
"Dispiace anche a me tesoro. Telefonami pure se hai bisogno, io e Mike oggi stiamo a casa"- ululò Mary con gli occhi che le brillavano (e non grazie all'aiuto del sole).
"Siete fissi ormai?"- chiesi sorridendo a mia volta.
"Già. Ho seguito i tuoi consigli e bang mi sono gettata"- ribatté lei, aggrappandosi allo zaino nero-" Comunque è stato carino Jason ad invitarti a casa sua come gesto di scusa per quello che è successo".
"Mi sembra strano che se la sia presa così a cuore".
"Chissà cosa è successo in quell'arco di tempo in cui non ricordi nulla?"- osservo' Mary, indossando l'espressione da investigatore tipica delle nostre serate dedicate ai film gialli e polizieschi.
"Conosco quello sguardo"- dissi, mascherando un falso sorriso per depistare la mia amica-" Non mi nasconde letteralmente nulla. La sua famiglia vuole solamente scusarsi"- la assicurai, giocando con il pon pon del suo cappello rosso.
"Da accordo, ma stai attenta"- si raccomandò, racchiudendomi dentro le sue braccia magre e forti allo stesso tempo-"Ricordati tu sei una Mann e la persona più forte che conosca non farti abbattere da quel cavaliere dall'armatura bianca!".
Un attimo? Cavaliere dall'armatura bianca? Praticamente aveva detto Whiteknight, mi nascondeva qualcosa?
"Che insolita frase da dire ad un'amica che sta andando verso una serata lunga!"- osservai staccandomi dal suo gesto d'affetto in maniera avventata.
"Perché? È solo un modo di dire.. Insomma, come dire non farti scoraggiare da quel principe azzurro in sella ad un cavallo bianco"- sbottò lei sorridendomi.
"Ne sei sicura?" chiesi in tono accusatorio, continuando a giocare con il beretto di lana.
"Certo! Cosa dovrei nasconderti?" esclamò Mary alterata "a stare con tua madre, stai diventando psicopatica quanto lei se non di più".
"Forse hai ragione!" ammisi.
Alla fine conoscevo la mia amica da quando ero nata, i suoi amori,
i suoi sogni e le sue paure non avevano segreti per me, quindi perché non avrei dovuto fidarmi di lei?
"Comunque, ore devo andare" disse la rossa dandomi un buffetto sulla guancia " mandami la foto su whatsapp dell'abito che sono curiosa".

***
Shopping, shopping ed ancora shopping!
Adoravo (ed adoro) far girare l'economia soprattutto nella mia città. I piccoli negozietti erano quelli che prediligevo. Luoghi dove riesci a trovare capi particolari dall'elegante al sportivo, dissociandoti dalla massa, vestita sempe uguale con abiti senza personalità, ma solo per il gusto di seguire la moda del momento.
Angels Fall, una piccola boutique, nascosto nell'incrocio tra Oxford e Liverpool Street, era la mia meta abituale per ricerche come quella. La parete anteriori, ricoperta da una bellissima e vigorosa edera, invitava chiunque ad entrarvi; specialmente con il chiarore di Luna, che ne evidenziava una bellezza magica.
Esatto! Stavo ravvicinandomi alla palla gialla, che fino a poco tempo fa incolpavo per la morte di mio padre, ma dopo aver parlato con la signora di luce, mi ero ritrovata più spesso ad osservarla, ammaliata ed abbagliata dalla sua dolcezza e forza, con la quale abbelliva tutto ciò che la circondava.
Varcai la soglia del piccolo esercizio commerciale, senza osservare la vetrina, sapendo già che avrei scovato qualcosa di carino ed interessante.
"Ciao Emy" gracchió miss Fletcher, la proprietaria di quel paradiso terreno, con accento fortemente brittanico.
"Salve" salutai, togliendomi sciarpa e guanti per riporli nella borsetta gigante che avevo con me, "come sta? Tutto bene?".
"Sto molto bene cara. La corrazza di questa donna è più dura e spessa di quanto sembri; purtroppo, il lavoro non va molto bene. Sempre più persone, preferiscono le catene in franchising ed i centri commerciali, uccidendo noi e le nostre piccole botteghe", affermò la donna, accarezzando una maglia di lana pesante, posta sul bancone di legno massiccio.
"Mi dispiace. Non avevo mai pensato a cosa comportano tali sviluppi per una piccola azienda. Alla fine, però, se qualcuno cerca qualcosa di nuovo e di diverso è costretto a venire qui. Insomma, è non è il paradiso dell'individualismo questo?".
"Hai ragione, bambina" convenne la signora "Vuoi una mano oggi? O vuoi guardare da sola?".
"Dó una sbirciata da sola, grazie. Se ho bisogno la chiamo".
L'interno della boutique rispecchiava il gusto inglese della titolare, tanto è vero che le pareti richiamavano alcuni pezzi di romanzi come: Romeo e Giulietta, Sogno di una notte di mezza estate ed Alice in Wonderland. I capi, in vendita, appesi tra gli attaccapanni bianchi, ricordavano dei fiori su lunghi rami di alberi in fiore. A prima vista, non c'era un ordine specifico sul disporsi della mercanzia, messa disordinatamente, ma ad una seconda occhiata si accorgeva l'ordine usato effettivamente.
Tutto girava attorno a ciò che rappresentava la scena nella stanza; se un the tra amici, se una serata dedicata ai sogni o all'amore.
Principalmente, trascorrevo la maggior parte del mio tempo, in quel posto idilliaco, con il bianconiglio e Alice, ma per quell'occasione avevo bisogno di un abito, affascinante e sicuro. Per questo motivo, mi diressi, senza indugi, nell'aria dedicata all'amore, perché non c'è campo migliore in cui ci si deve comportare come leoni.
Scelsi tre abiti: uno azzurro cielo con un'ampia gonna, un tubino nero ed un vestito da cocktail lungo con un schiena scoperta.
Il primo che provai fu il tubino che risultò troppo serio e triste, oltre che molto formale.
Il successivo, quello azzurro, ricordava troppo Cenerentola.
"Mio Dio, sembro una bambina alla sua cresima" dissi, entrando dentro di nuovo al camerino, per provare l'ultima spiaggia.
Accompagnai l'abito rosso a dei sandali dorati e una pochettina dorata.
"Troppo scollato" mormorai, girandomi per vedere la schiena nuda brillare alla luce della luna, mentre due occhi neri percorrevano la mia figura, senza nascondere l'insani pensieri nascenti dove la pelle del mio sedere veniva coperta dalla stoffa leggera.
"Io direi che è perfetto, per una serata con me!" esclamò James, entrando dentro la sala prova con me.
"Cosa ci fai tu qui?" chiesi senza cerimonie.
"La tua dolcezza mi spiazza ogni qualvolta ci vediamo" ridacchiò il ragazzo, prendendo un boa di piume porpora e bianche, "Adoro le ragazze trasgressive" aggiunse, mettendomi l'oggetto attorno il collo.
"Mi pedini per caso?".
" Veramente stavo passeggiando, quando ti ho visto entrare in questo negozio e ho pensato cosa ci potesse fare la nostra salvatrice dentro un covo di fate?" spiegò il mio "amico", accomodandosi su un divanetto blu elettrico.
"Covo di fate?".
"Già la signora Fletcher è la portavoce della communita' che abbiamo qui: le fate bianche".
"Fate bianche?".
"Non conosci proprio nulla del nostro mondo, ma io sono venuto qui per vedere cosa indosserai alla bellissima Maison Wood e non spiegarti l'antologia delle fate".
"Come fai a sapere della cena?.." borbottai, avvicinandomi con passo deciso.
"La nostra per quanto assurdo possa apparire è una piccola società di elementi sovrannaturali. La cena tra un Whiteknight ed una pura di sangue non passa inosservata. Quindi ho pensato di vedere quello che indosserai... Intimo compreso se me lo acconsentirai" affermò, ammaliato dalle mie figure prosporose che volevano uscire da quel capo di alta sartoria.
" Sei pregato di andartene e di non rompermi più le scatole! Sono in grado di farcela da sola" ribattei, alzando il dito indice e sentendo il formicolio espandersi su tutto il corpo.
"Ok, sei tutta azzurra. Calmati" mormorò in tono pacato James, "Wow, sei in piena sintonia con la luna. Ti trasformerai prima del tuo sedicesimo compleanno".
"Comunque non sono affari tuoi" esclamai, nel momento in cui una saetta blu cobalto fuoriusci dal palmo della mano destra, infrangendosi contro uno specchio antico riducendolo in polvere, "cazzo!".
"Già proprio cazzo!" commentó sarcasticamente James, guardando il mucchietto di terra, volteggiare nella stanza.
"È meglio che mi decida a prendere un abito e dopo andrò da Amelia; devo sapere cosa sta accadendo dentro di me!".
"Piccola non occorre parlare con la strega ci sono io. E per quanto riguarda l'abito, tieni", esclamò, lanciandomi un abito di seta giallo pallido".
"Ok, questo lo provo, ma per quanto riguarda l'aiuto ci devo pensare".
Entrai nel camerino.
Vediamo un po' come si apre questa tenda da circo, pensai, togliendomi il capo indossato per mettermi la maxi maglia scelta dal bellissimo James.
Già era proprio bello.
I suoi modi lasciavano un po' a desiderare, ma d'altro canto nessuno è nato perfetto e tutti abbiamo dei comportamenti, a volte, insolenti e maleducati. Inoltre, mi aveva già aiutato a scoprire chi ero io e la natura di Jason. Voleva aiutarmi anche quella volta, ma perché? Forse veramente aveva bisogno di me per la sacra profezia? Aveva un tornaconto?
Se la verità era questa non lo faceva minimamente trasparire, anzi, se fosse stato così, avrebbe meritato l'oscar per la migliore recitazione dell'anno.
"È cortissimo!", esclamai.
"Vieni fuori Bambina", urlò il ragazzo , facendo tremare il camerino creato da due instabili legni incrociati tra di loro.
Infilai, nuovamente, i sandali dorati, sistemai i capelli ed uscii.
"Allora cosa dici?", chiesi, tirando con le mani l'abito con le mani, cercando di nascondere le nudità.
"Lascia stare quel povero vestito e lascialo cadere come deve stare", mi rimproverò, prendendomi le mani e facendomi fare una piroetta su me stessa, " secondo me ti scambiano per una fata questa sera... Sei bellissima,... Cioè passabile, non sei la più brutta ragazza che abbia mai visto".
"Grazie dell'aiuto. Ora puoi andare!", commentai acidamente, ritornando nello spogliatoio.
Ignorando le lamentele di James, sul fatto che dovevamo collaborare insieme, presi l'iPhone e provai a farmi un selfie per inquadrare la mia scelta, così da inviarla a Mary.
"No anche tu con i selfie?", domandò un curioso occhio nero, attraverso ad un buchino sulla tela del camerino.
"Brutto pezzo di....", ruggii, " mi spii?".
"Be' ecco... Non mi rispondevi", si difese il bel moro, prendendomi dalle mani il cellulare, "comunque sistemati ti faccio io la foto".
"No grazie. Posso vivere anche senza questa dannata foto!".
"Voi donne dovreste capire che siete umane ed in quanto essere umani avete bisogno a volte di un aiuto! Specialmente, voi essere superiori!", analizzò James.
"Non credo di essere una superoe!", esclamai, sicura che la nostra animata conversazione avesse attirato l'attenzione della proprietaria.
"Come no?", cominciò di nuovo il mio amico, "comunque preparati. Mettiti lì e sorridi".
"Uffa! D'accordo", sbuffai, mettendomi davanti alla piccola fotocamera dell'apparecchio.
"Devi sorridere Emy, altrimenti nessuno vedrà quanto ti stai divertendo", disse James, ponendosi di fronte a me.
Chiusi gli occhi e stridetti i denti, creando un sorriso falso, il più falso della mia vita.
"Ascolta Bambina, sai fare di meglio", approvò il ragazzo, facendomi l'occhiolino e mandandomi un bacio al volo.
Cominciai a ridere di gusto nel vedere il mio amico farmi le moine; non era da tutti i giorni vedere un ragazzo bello come un Dio, fare mille versi e dire stupidaggini, inadatte ad una bocca così carnosa e seducente.
"Bravissima. Questa è perfetta!", ammise porgendomi l'iPhone.
Sullo schermo, la mia figura sorridente, animata da una bruna foresta con le punte appoggiate, ribelli ed incolte, sopra le spalle, era avvolta da un abito in seta giallo e le gambe nude risultavano davvero sexy.
"Grazie", sospirai, alzando lo sguardo dallo schermo trovando i due carboni ardenti a pochi centimetri dal mio viso.
"Ora però mi devi un favore", affermò James, avvicinandosi ancora di più.
Alla sua avanzata non mi mossi e venni spinta alla parete parallella alla nostra posizione.
Incantata dal fare e dal desiderio che dominava entrambi non cercai nemmeno di porre resistenza.
Le mie mani vennero prese ed elevate sopra di noi, i suoi fianchi premevono sui miei ed i pensieri divennero una zona nebbiosa, dove nemmeno la forza d'animo ti aiuta per restare a galla.


Salve fanciulle/i,
Cosa ne dite, vi piace lo svilupparsi della storia? O troppo scontata?
Comunque ho ancora molte sorprese in serbo per voi 😁😁
Un'ultima cosa commentate, commentate ed ancora commentate.
Un abbraccio,
La vostra Ester.

Ps=> cerco urgentemente ancora un Beta! Ti prego fatti avanti, non mordo... Promesso 😇

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