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Scapparono dalla porta del cubo di cemento che per lungo tempo era stato la loro trappola, lasciando il loro aguzzino a terra ferito, ma ben cosciente. Monica Durante la fuga Sharon, quasi senza rendersene conto, appoggiò una mano al suolo e recuperò il peluche che aveva trovato nell'anfratto del muro, portandolo con sé, quasi non volesse vanificare gli sforzi profusi nella sua ricerca.

La fretta impedì a Monica, la quale sapeva bene che le luci dell'abitazione non erano funzionanti, di utilizzare la torcia del telefono per orientarsi sulla scalinata buia e cozzò contro qualcosa di appuntito che le provocò un profondo squarcio sulla fronte, da cui un ingente quantità di sangue grondò sul viso fino a sfiorarle le labbra, che assaporarono un liquido denso e dal sapore ferreo. Seppur dolorante, strinse i denti e riprese correre.

Giunte al piano interrato, Sharon fece per correre verso la porta, ma Monica la bloccò. "E' tutto inutile. E' sicuramente chiusa e le chiavi le possiede lui."

"Vale la pena tentare." protestò l'amica che saettò in direzione dell'ingresso abbassò la maniglia, appurando con delusione che l'amica avesse ragione.

"Anche le finestre sono sbarrate. Non c'è via d'uscita."

"Allora troviamo qualcosa per sfondare questa cazzo di porta!" sbraitò Sharon, prendendo in mano la situazione.

"Non credo troveremo qualcosa di utile." 

"Così non mi sei d'aiuto! Dobbiamo sbrigarci! Quel pazzo tra poco si riprenderà!".

Monica annuì flebilmente, accese la torcia del cellulare e iniziò a guardarsi attorno, cercando nel soggiorno un oggetto o qualsiasi cosa che potesse farle uscire da quell'inferno. Sharon si mosse rapidamente tra tutte le stanze del primo piano, mostrando una tenacia e una calma invidiabile, ma alla fine dovette arrendersi. "Qui non c'è nulla. Cazzo!".

"Perché hai in mano quel pupazzo?".

La conversazione venne interrotta da un fragore prodotto dal rumore di una porta che sbatteva, segnò che Lorenzo aveva ripreso le forze e stava salendo le scale con rapidità. Sharon iniziò ad agitarsi. "Sta arrivando! Che facciamo ora?".

"Nascondiamoci." propose Monica, adocchiando l'enorme divano adiacente alla parete. "Là dietro!".

Seppure non convinta, Sharon la seguì, barricandosi dietro il divano, consapevole di avere i secondi contati. Poco dopo la porta scorrevole che si collegava alla scalinata del piano inferiore si aprì e Lorenzo comparve sulla soglia, armato e inferocito. Con una mano si teneva la spalla ferita, mentre con gli occhi ispezionava la stanza, quasi avesse la capacità di vedere al buio, proprio come suo fratello aveva dimostrato l'anno precedente nella stessa casa.

L'assassino girò la testa a destra e a sinistra, cercando di carpire un suono, un respiro, qualcosa che potesse portarlo dalle sue vittime. Poi, i suoi occhi si voltarono i direzione del divano. Monica, che aveva sporto il capo quel tanto che bastava per tenere d'occhio la situazione, si ritrasse, trasmettendo a Sharon lo stesso senso di terrore. Ci ha viste, sembrava volerle comunicare con lo sguardo. Ora verrà da noi.

Invece, per diversi istanti, regnò il silenzio, il peggior nemico che le due sventurate potessero affrontare in quel momento. Incapace di restare ad aspettare Monica, con movimenti a scatti, sporse nuovamente la testa, temendo che la sagoma del loro aguzzino si trovasse a pochi centimetri. Invece, i suoi occhi videro una sagoma salire le scale verso il piano superiore, camminando quasi sulle punte.

Quando Lorenzo scomparve dietro il muro della scalinata, Monica uscì dal suo nascondiglio e Sharon la seguì. "Ora che facciamo?".

Monica si guardò attorno, adocchiando un piccolo sgabuzzino adiacente alla cucina. "Andiamo là dentro. Ci chiuderemo a chiave e proveremo a chiamare qualcuno."

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