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Quando Natale e Santo Stefano passarono, Monica tirò un sospiro di sollievo. In cuor suo si augurò che negli gli anni seguenti le festività non le ricordassero solo sofferenza e terrore ma, anche se l'avesse scampata, quella storia l'avrebbe segnata nel profondo. L'aveva già segnata. Con tale consapevolezza tornò al lavoro, convinta che pensare al bene dell'azienda l'avrebbe distratta dai suoi mali.

I due detective non si erano fatti sentire e non si capiva se avessero abbandonato Milano o stessero preparando la prossima mossa. Nemmeno Scoiattolo, dopo la sfida che gli era stata lanciata, si era fatto sentire. Monica si dedicò anima e corpo al progetto aziendale, per il quale doveva redarre tutta la documentazione necessaria per partecipare a un importante appalto che, se vinto, avrebbe conferito all'impresa una fetta di prestigio in più.

Eppure, i suoi pensieri erano sempre per lui. Aveva fatto di tutto per rendersi una presenza importante, ma in senso negativo. Vide l'inserviente di turno passare davanti al suo ufficio, mentre passava uno straccio. Guardò Monica e le rivolse un sorriso. La giovane distolse lo sguardo e tornò a guardare le sue scartoffie. Potrebbe anche essere lui, si disse, al culmine della sua paranoia.

Certo, aveva pensato a un modo per sfuggirgli - magari non nel modo scelto da Ilaria -per sempre. Magari andando all'estero, cambiando vita e nome. Ma era convinta che anche se fosse andata in capo al mondo quel pazzo l'avrebbe trovata. D'altronde se l'aveva seguita fino a Roma, non si sarebbe lasciato fermare dalla lontananza. Ero uno psicopatico e per questo ostinato.

A metà pomeriggio timbrò e lasciò l'edificio e al parcheggio Andrea l'attendeva come di consueto, col la schiena appoggiata alla portiera. Monica gli diede un bacio a stampo, poi girò attorno al mezzo e si accomodò. Andrea fece un sorriso amaro e la imitò. Guardò la fidanzata, sempre più vicina a sprofondare nell'isteria e nella depressione. "Hai avuto una giornata difficile, eh?".

"Se molto carino a cambiare discorso e a fare finta che il problema non ci sia." affermò Monica. "Ma purtroppo nemmeno tu puoi farci qualcosa. Fino a quando non prenderanno quel maniaco non riuscirò a migliorare e non è detto che anche dopo mi senta meglio."

"Ti capisco perfettamente. Ma quando verrà arrestato tutto finirà."

"Anche se lo prendessero, un giorno potrebbero rilasciarlo."

"Un pluriomicida psicopatico? Non credo proprio. Forse passerà tutta la vita in una casa di cura."

"Potrebbe scappare." ipotizzò Monica.

"Sai cosa possiamo fare?" domandò Andrea. "Trovare un modo per rilassarti. Che ne dici se ti portassi alla spa?".

"Meglio di no. Non riuscirei a rilassarmi e ti farei solo perdere del tempo. Preferisco andare a casa."

"Come preferisci."

"Scusami, sto abusando della tua pazienza."

"La mia pazienza è un serbatoio infinito, non preoccuparti." la tranquillizzò il fidanzato. "Cosa pensi di fare oggi, allora?".

Monica lo guardò. "Aspetterò una telefonata, se così si può dire."

"Ho capito... non chiederò altro."

"Sto diventando un caso patologico." disse a sé stessa più tardi, mentre sedeva a gambe incrociate sul proprio letto, con il cellulare appoggiato a pochi centimetri. Aspettava quella chiamata e per qualche assurdo motivo sapeva che sarebbe arrivata proprio quel giorno. Sarebbe rimasta lì a fissare il telefono, anche se avesse dovuto attendere per ore. 

La prima mezz'ora le parve un tempo infinito, così come i successivi minuti. Passò poi un'ora un'altra ancora. Si concesse una sosta al bagno, dopodiché tornò immediatamente in stanza per prendere il cellulare, convinta che Scoiattolo avrebbe chiamato proprio in quei secondi di assenza. "Sono una vera stupida."

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