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L'indomani Monica si recò di buon ora alla Centrale per la deposizione, ripetendo un gesto che sperava di non dover compiere mai più in vita sua. Per tutta la notte c'era stato un Poliziotto di guardia alla porta, che aveva così avuto il tempo per spiegare ai vicini allarmati dal trambusto cosa fosse successo e rassicurandoli sul fatto che non fosse accaduto nulla di grave, invitandoli così  a tornare nei propri appartamenti.

Venne convocato un Tecnico informatico, che si prodigò per cercare di carpire ogni possibile informazione sulla misteriosa piattaforma che solo un anno prima era stata eliminata dal Web. Monica pregò di non guardare le fotografie, senza spiegare il motivo e l'esperto rispettò la sua volontà, concentrandosi solo sul proprio lavoro ma, com'era prevedibile, il responso fu abbastanza scontato. "E' stato creato da un hacker molto capace."

"Lo so che è una domanda scontata." affermò l'Ispettore, con il quale aveva avuto a che fare parecchie volte dalla morte di Scoiattolo. "Ma c'è qualcuno che sospetta? Un amico, un conoscente..."

Monica, quasi riavendosi dai suoi pensieri scosse la testa. "Purtroppo no. Io... credevo fosse tutto finito."

"Lasceremo un Agente di guardia per un tempo indeterminato, almeno fino a quando questa vicenda non avrà qualche sviluppo."

"Grazie..."

"Forse si tratta solo di qualche pazzo esaltato. Ci sono parecchi squilibrati che fanno il tifo per i serial killer, ma a volte si tratta di soggetti innocui. Speriamo sia questo il caso."

"Non le accadrà nulla di male." assicurò l'anziano Poliziotto. "Può stare tranquilla."

Tranquillo è morto, pensò Monica alzandosi. "Allora speriamo di vederci in circostanze migliori di questa."

"Me lo auguro anche io. Buon feste."

Pur controvoglia, Monica si ritrovò a festeggiare il Natale con la casa gremita di ospiti, come piaceva ai suoi genitori, che amavano circondarsi di amici nei momenti di festa. Ovviamente non si azzardò a dir loro che preferiva un pranzo intimo in famiglia, dal momento che non le chiedevano mai nulla e non voleva rovinare quella giornata più quanto aveva fatto con i suoi problemi. Cercò di approfittare del caos per distrarsi, ma non servì, esattamente come accaduto nel Natale precedente.

Passò l'intera durata del pranzo con il cellulare sotto il tavolo a messaggiare con Sharon, la quale si trovava nella medesima situazione, con l'appartamento riempito di sconosciuti e annoiata al punto da proporre all'amica di sgattaiolare fuori di casa insieme. Monica, divertita, le disse che non poteva dare questo dispiacere ai suoi genitori, ma che l'avrebbe vista volentieri nel primo pomeriggio, quando gli ospiti avrebbero sloggiato.

Guardava l'orologio in continuazione e ogni tanto alzava lo sguardo verso la tavolata, attorniata dai soliti argomenti. Politica, immigrazione e pettegolezzi su qualche amico accusato di non essere capace di gestire qualsivoglia affare in aziende mai sentite nominare. Ogni tanto la tiravano in ballo per chiederle del lavoro, sui regali che aveva ricevuto e lei educatamente rispondeva, anche se il sorriso dipinto sul volto era più artificiale che mai.

Eppure, in mezzo a tanto ciarlare, Monica apprezzò il loro comportamento. Tutti sapevano cosa aveva passato e forse erano anche a conoscenza degli attuali avvenimenti e proprio per questo nessuno di loro si azzardò a fare parola su serial killer, pedinamenti o fidanzatini. Rispettarono il suo silenzio in modo pacato. Avrebbe dovuto sforzarsi e ripagarli conversando con loro, ma per quanto ci provasse non riusciva a essere naturale.

"Scusatemi, non mi sento molto bene." affermò Monica, interrompendo il padre. "Vado qualche minuto a sdraiarmi, se non è un problema."

Carlo gli mostrò lo stesso finto sorriso (forse era genetico), ma lasciò intendere che la capiva. "Vai pure, tesoro." aggiunse Desirée. "Ti chiamiamo per il caffè."

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