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Nessuno a parte Monica avrebbe mai creduto di poter raggiungere il luogo dove si nascondeva il suo incubo peggiore, ma se il tempo era stato tiranno ora aveva finalmente raggiunto il suo scopo. Decine di foto, attaccate al muro, incollate una sopra l'altra, la ritraevano in diverse pose e svariati luoghi e di quei momenti Monica non possedeva nemmeno un immagine. A quanto pare, qualcun altro ci aveva pensato al posto suo.

In mezzo alle fotografie ne notò alcune che mostravano Scoiattoli arrampicarsi sugli alberi o sgranocchiare ghiande. Forse era la sottile metafora per mostrare che lui era sempre vicino, in ogni momento, ma non aveva nulla della dolce creatura da cui prendeva lo pseudonimo. Diversi pensieri transitarono nella sua mente e tutti convergevano nell'orrore più puro.

Quel pazzo aveva trovato una casa - in che modo non le era dato sapere - e aveva creato il suo studio da maniaco nell'angolo più remoto dell'abitazione, di modo che non vi fosse alcuna traccia del proprio macabro operato. C'era pure una branda, a riprova che la maggior parte del suo tempo era spesa per tormentare la sua preda, per poi riposare e riprendere la persecuzione una volta riaperti gli occhi.

Fece scorrere la disordinata fila di foto che la vedevano come protagonista. La maggior parte di esse era stata scattata in pieno giorno, con primi piani significativi e ciò significava che era sempre molto vicino o forse possedeva macchinari sofisticati e costosi, capaci di scatti anche da distanze notevoli. A volte sorrideva, a volte sembrava rassegnata, in altri casi inespressiva. Una modella imperfetta.

Osservò come il suo volto fosse stato catturato anche in città diverse da Milano, tra cui Roma. Si avvicinò alla foto e riconobbe il locale in cui era entrata. Si trattava della sera in cui era andata a trovare Ilaria e più tardi si era recata in un pub per mangiare qualcosa. Quindi significava che lui era già lì e l'aveva seguita fin dal primo momento in cui era partita. Eppure, non si era mai accorta di avere qualcuno alle calcagna.

Poi, la luce dello stanzino si accese. Monica senti il fiato mozzarsi all'improvviso e si bloccò. Iniziò a sentire molto caldo dentro al giubbotto e il terrore che poco prima si era impadronita di lei mutò in qualcosa di più terribile, primordiale. Scoiattolo era dietro di lei, ne era certa. Aveva trovato l'intrusa e l'aveva colta di sorpresa, ribaltando la situazione. Se lo immaginava sulla soglia, con le braccia sui fianchi e un ghigno malefico dipinto sul volto.

Nonostante tutto, il padrone di casa non parlava, limitandosi a osservare colei che si era intrufolata nel suo nascondiglio e che ora non riusciva più a muoversi. Sapeva che lui si stava godendo quel momento, quella vittoria, perché in fondo era quello di cui viveva, di cui si nutriva. Il terrore, la paura e l'angoscia che riusciva a trasmettere con la persecuzione, portando a un punto di non ritorno.

Monica, colpita da un lieve tremolio, fissò il muro di foto, cercando di vedere il riflesso del suo aguzzino nello schermo del PC, che tuttavia mostrava solo l'immagine di una giovane donna terrorizzata. Un'altra foto perfetta. Avrebbe voluto sparire e, dal momento che si trovavano al terzo piano, poteva solo buttarsi dalla finestra pregando gli dei di farla sopravvivere. Sempre che fosse arrivata alla finestra.

Quel silenzio surreale non era destinato a durare in eterno e furono i primi lenti passi dietro di lei a parlare per primi. Si stava avvicinando, ma Monica non aveva intenzione di muoversi e il suo cervello non era in grado di formulare un'idea convincente. Quando cercava di risolvere un problema era solita canticchiare qualche motivetto pop, ma in quel momento non aveva alcuna voglia di cantare.

Nel frattempo, Scoiattolo era arrivato dietro di lei. Poteva sentirne il respiro, l'odore della sua pelle. Poi ancora il silenzio. Monica chiuse gli occhi, ma il suo udito le stava suggerendo che le stava annusando i capelli, assaporando il dolce profumo del balsamo. Trovava viscido e insostenibile essere alla mercé di un serial killer psicopatico, il quale si stava facendo chissà quali osceni pensieri e il terrore che potesse metterli in atto la ridestò.

Non sapeva quale rituale attuasse quel maniaco prima di sterminare le sue vittime, ma non voleva restare per scoprirlo. Il terrore non sarebbe svanito, ma il suo istinto doveva venirle incontro e come prima cosa le ricordò che in mano aveva una grossa pale e che poteva esserle utile. C'era solo un modo in cui poteva uscire da quel casino - in cui lei stessa si era cacciata - e non poteva attendere oltre.

Con un repentino scatto Monica si voltò e con tutta la forza di cui disponeva tirò la pala al di sopra della sua testa, colpendo Scoiattolo al volto, sulla mascella. Ma il tutto si svolse così rapidamente che nemmeno riuscì a vederlo in volto, limitandosi a udire i suoi mugolii di dolore e, senza indugiare oltre, lasciò cadere l'attrezzo e corse fuori dallo stanzino, sapendo di avere pochi istanti per sfuggire. Non sarebbe bastato un colpo ad abbatterlo.

Scese le scale delle soffitta, avvolta dal buio della notte, poi atterrò sul pavimento del primo piano, scorrendo velocemente il corridoio per trovarsi sulla seconda rampa di scale, che l'avrebbe portata al pianterreno. Rischiò più volte di scivolare sul bordo dei gradini e, nonostante un violento colpo preso al viso cozzando contro la parete, ignorò il dolore e proseguì più veloce che mai.

Spostò con una ginocchiata un oggetto in fondo alla scalinata e si ritrovò al piano interrato, a pochi metri dalla salvezza. Non sapeva da quanto tempo fosse entrata là dentro, se un quarto d'ora o qualche minuto in più, ma le sembrava già un tempo infinito e non voleva restarci un secondo ancora. Aveva perso anche la sua unica arma di difesa, ma se fosse riuscita a scappare, non le sarebbe servita.

Oltrepassò il soggiorno e raggiunse la porta d'ingresso. Da lì avrebbe corso a perdifiato lungo la via e se lui l'avesse seguita, avrebbe cominciato a gridare come un ossessa, sperando di spaventarlo e al contempo attirare qualche passante. Fece per aprire ma, con orrore, appurò come la serratura fosse chiusa. Non perdere la calma, si disse, le chiavi saranno qui attorno. Basta cercarle.

Lanciò un'occhiata al mobiletto che si trovava di fianco all'ingresso, sopra il quale c'era - per quanto poteva vedere in quella tenebra - un porta oggetti. Ci infilò la mano, ma a parte alcune cianfrusaglie non c'era nulla che potesse sembrare al tatto un mazzo di chiavi. Fece per prendere la torcia, ma non si trovava più nelle sue mani, né nelle numerose tasche della giacca. Imprecò mentalmente, convinta di averla persa durante la breve colluttazione con Scoiattolo.

Si guardò attorno, conscia che muoversi sarebbe stato inutile. Non avrebbe mai trovato le chiavi e lui lo sapeva bene. Sicuramente le aveva nascoste nel momento in cui era entrata in quel luogo, oppure prima. L'unica cosa certa era la consapevolezza di essere caduta come un allocco nella trappola tesa dal suo predatore. Aveva preparato tutto nei minimi dettagli e aveva atteso pazientemente che la sua preda finisse nella tagliola.

Era tornato al capanno dopo l'intervento della Polizia, aveva impostato sulla mappa on-line del proprio cellulare la tratta che l'avrebbe portata in quel luogo e poi l'aveva gettato nell'immondizia, convinto che Monica sarebbe andata proprio lì e che avrebbe frugato nella spazzatura. Aveva previsto ogni cosa, leggendo nella sua mente, che forse aveva manipolato in modo da essere condizionata da.

Avrebbe potuto telefonare a qualcuno ma, anche se ci fosse riuscita, forse sarebbe stato troppo tardi. Difatti, un rumore lieve di passi echeggiò alle sue spalle. Era lui. Stava scendendo le scale, con le suole delle scarpe che si muovevano agilmente, quasi senza toccare il pavimento. Camminava piano, senza alcuna fretta e d'altronde non doveva averne, dal momento che la sua vittima era in trappola e non poteva scappare.

Monica seguì i suoi spostamenti, ma i suoi occhi, nell'oscurità, potevano solo vedere una sorta di ombra che scendeva la scale in totale silenzio, creando quella macabra tensione che poteva tornare a suo vantaggio, rendendo ancora più precaria la stabilità mentale della sua preda. Poi, dopo l'ultimo gradino, il killer scomparve dalla visuale della giovane, che si allarmò e indietreggiò fino ad appoggiare la schiena alla porta.

Era a un passo dalla salvezza ma non poteva fuggire. E, cosa peggiore, era in balia di Scoiattolo. Sentiva la fine molto vicina.




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