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La porta venne aperta poco dopo, ma l'abitante di quella villetta mostro un'espressione confusa e sorpresa, forse aspettandosi una persona diversa, magari il Poliziotto di turno che passava per il controllo periodico. E la stessa Monica iniziò a preoccuparsi, dato che se in quel momento fosse arrivato un Agente, avrebbe giustificare la propria presenza e, come Andrea aveva pronosticato, sarebbe finita in guai seri.

Ilaria aveva poco più di trent'anni e Monica l'aveva saputo grazie ai documenti recuperati in modo non molto ortodossi da Ernesto, ma in quel momento sembrava averne più di quaranta. Il viso smunto, le rughe, il colorito pallido e gli occhi piccoli e socchiusi non rendevano giustizia all'immagine di giovane donna dal viso angelico e dai capelli lunghi e fluenti, che ora erano ingrigiti e unti.

Indossava un maglione azzurro e un paio di pantaloni beige, mentre ai piedi indossava delle ciabatte spugnose. Attorno al collo aveva uno scialle e il fatto che si stringesse con le braccia testimoniava che aveva freddo. Povera donna, pensò Monica che, osservandola, si chiedeva se quella che avesse di fronte fosse il ritratto di sé stessa di lì a dieci anni. Sempre che lei avesse avuto la fortuna di essere ancora viva.

"Lei è la nuova agente di controllo?" domandò Ilaria con una voce debole rauca, segnata da parecchi pacchetti di sigarette. 

"Agente di controllo?".

"Si, ogni tre giorni passano due Poliziotti per il controllo di routine. Sono sempre stata abituata a vedere gli stessi volti e mi ha un po' colta di sorpresa. Anche se lei mi sembra un po' troppo giovane."

"Mi spiace non sono un Agente di Polizia."

"Ah, no?" domandò Ilaria, facendo un passo indietro, allarmata.

"Non volevo spaventarla." si scusò Monica, che poi rise per l'imbarazzo. "Ho passato alcune ore a trovare le parole giuste per presentarmi, ma ora tutto mi sembra stupido."

"Non capisco... cosa intende dire?".

"Ecco... mi chiamo Monica e vengo da Milano. Nelle ultime settimane sono stata perseguitata da un pazzo maniaco che mi ha minacciato in ogni modo e ora le sue minacce rischiano di diventare realtà."

"E cosa c'entro io? Non capisco cosa vuole da me..."

Monica sbuffo. "La prego, non chiami la Polizia. Io so chi è lei e che cosa ha passato. E per questo ho bisogno del suo aiuto per uscire da questa brutta storia."

La donna chinò lo sguardo tremolante. "Io-io... temo mi abbia scambiata per un'altra persona. E adesso se non le dispiace..."

"So tutto di lei, Ilaria."

A quel punto la donna, che stava per serrare l'uscio, si bloccò. Alzò lo sguardo verso l'indesiderata ospite, che restava sulla soglia, non intenzionata ad andarsene. "Ilaria... è la prima volta dopo tanti anni che qualcuno mi chiama con quel nome."

"Non sono qui per riportare a galla brutti ricordi." disse Monica. "Ma ho bisogno di sapere. Lei è la mia ultima possibilità.

"Come ha fatto a trovarmi? Chi glielo ha detto."

"Ho fatto delle ricerche. Ma posso assicurarle che nessuno mi ha seguito. E' al sicuro."

"No!" sbraitò Ilaria, cadendo nell'isterismo. "Non sono al sicuro! Se tu sei qui allora lui sicuramente ti avrò seguito! L'hai portato qui, l'hai riportato da me!".

"Si calmi, siamo solo io e lei, lui non è qui. Non saprà nulla di questo incontro, sono stata molto attenta!".

Ilaria parve calmarsi, poi prese alcuni forti respiri e socchiuse gli occhi. Quando li riaprì, parve essersi quietata, quasi avesse posto in essere una collaudata tecnica di respirazione. "Se pensi che non sappia nulla, allora non conosci così bene Scoiattolo."

Detto ciò aprì la porta e fece segno a Monica di entrare. La giovane sulle prime esitò, confusa sul perché Ilaria le avesse concesso di entrare dopo quei pochi secondi di isteria. Ma poi pensò che la cosa importante era essere riuscita a convincerla, per cui oltrepassò la soglia di casa, non prima di aver girato lo sguardo sulla strada dove, a parte una vecchia auto, blu, non c'era nessuno.

L'abitazione aveva sicuramente un piano e una soffitta, ma Monica sarebbe rimasta solo nel pianterreno, formato da un soggiorno, una cucina e un piccolo bagno. Ilaria la fece accomodare al tavolo della cucina la cui igiene, al pari dell'altra stanza, non era delle migliori ma, a giudicare dall'aspetto della proprietaria di casa, dubitava che fosse nel suo interesse mantenere linda la villetta.

"Possiamo darci del tu?" domandò Ilaria, trafficando tra i mobili della cucina. 

"Certamente." confermò Monica, che appoggiò la giacca alla sedia.

"Devi scusarmi per prima, ma il tuo arrivo non ha portato a galla brutti ricordi, come tu hai detto. Perché purtroppo non sono mai affondati."

"Posso immaginare."

"L'immagine di quei giorni è ancora vivida e ogni tanto mi capita di farmi prendere dalla rabbia e dall'isteria. Sono anni che lavoro con specialisti di ogni genere ma temo che non guarirò mai del tutto. Ti va una tazza di tè?".

"Volentieri. Ho bisogno di qualcosa per scaldarmi."

"Quindi anche tu sei vittima di quel pazzo. E sei venuta fino Roma per raccontarmelo. Beh, c'è di positivo che sei ancora viva."

"SI, ma non so ancora per quanto." confessò Monica.

"Vorrei poterti dire che te la caverai, che tutto andrà per il meglio, ma sarei solo la peggiore delle bugiarde." affermò la donna, mettendo la teiera sul fuoco. 

"Voglio solo la verità. Non cerco rassicurazioni."

"Male che vada potrai finire come me, nascosta in un luogo sperduto e lontano da tutti. Sai che bella vita."

"Forse questa volta potrà essere diverso. Questa frase me l'hanno ripetuto fino alla nausea due Detective."

Ilaria sorrise. "Piero e Chiara. Due bravissime persone, oltre che due ottimi Agenti. Si sono dati molto da fare e se avessero creduto di più a loro, forse oggi quel pazzo sarebbe dietro le sbarre o peggio, sotto terra dopo essere stato trivellato di colpi."

"Io vorrei porre fine a tutto questo." disse con fermezza Monica. "Non voglio rassegnarmi."

"Per questo sei venuta qui? In che modo potrei aiutarti?".

"Raccontandomi come ti sei salvata."

"Ma non mi sono salvata. Sono sotto la protezione del governo da anni ormai e so che lui è là fuori a cercarmi, per finire il suo lavoro. E' egocentrico e maniacale, sarà arrabbiato per non essere riuscito a farmi fuori."

"Invece sono convinto che potresti essermi utile." insistette Monica. "E se lo prenderemo, tu potrai tornare alla tua vita."

Ilaria poggiò sul tavolo il barattolo dello zucchero, due tazze con due cucchiaini a fianco, vi versò del tè, poi fece un sorriso amaro. "Sarebbe comunque troppo tardi. Non ho più nessuno al mondo. Ma tu sei ancora in tempo a salvarti e se davvero sapere la mia storia può porre fine a tutto, allora così sia."

Monica bevette qualche sorsata, rischiando di ustionarsi la lingua. "Ti ascolto."

La donna si sedette e incrociò le braccia sul tavolo. "E' stata colpa mia, in fondo, sai? Me ne sono reso conto troppo tardi."

"Cosa intendi dire?".

"Conosci una piattaforma per incontri chiamata Yellow Chat?".

A sentire quel nome, Monica rabbrividì. "Si, è stata l'inizio di tutto."

E così Ilaria iniziò a raccontare...






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