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In un deja-vu in cui le parve di rivivere le stesse emozioni, le stesse paure dell'anno precedente, passarono i due giorni di festa senza nessun accadimento rilevante. Ma in fondo, se il maniaco stava imitando Scoiattolo, ne aveva certamente appreso le tecniche, la cui arma segreta era procurare angoscia, timore e il non sapere cosa sarebbe successo e il quando era forse peggio che sapere di doverlo affrontare a viso aperto.

Ma il ritorno al lavoro non fu così lieto come sperava. Difatti, il Direttore le diede un compito arduo, come lei stessa lo definì. Quel giorno uno stuolo di bambini in gita scolastica avrebbe dovuto visitare l'edificio e Monica era stata scelta (forse per il suo viso asciutto e la parlantina) per fare da guida alla scolaresca. Aveva ovviamente protestato, convinta di non essere in grado di tenere a bada un'orda di pargoli scatenati, ma non c'era stato nulla da fare.

"E qui è dove lavoro io!" affermò Monica verso la fine del tour fermandosi di fronte al proprio ufficio, giurando che nessuno di loro vi sarebbe mai entrato. 

"Ma lavori qui perché sei l'amichetta del capo?" domandò un bambino che poteva avere non più di dieci anni. Monica lo fulminò con lo sguardo, per poi esibirsi in un sorriso forzatissimo.

"No, perché sono intelligente, caro."

"Ma mio padre", aggiunse un altro, "è il capo di un azienda e dice che tutte le sue dipendenti devono girare in minigonna. Perché tu non ce l'hai?".

Monica si voltò e cercò lo sguardo di una collega, seduta alla reception, chiedendole aiuto sottovoce. La donna soffocò una risata appoggiando una mano sulla bocca, poi finse di tornare al lavoro. "Bene bambini, il tour è finito. La vostra maestra vi accompagnerà fuori dall'edificio."

Per fortuna.

"Sei stata brava." le avrebbe detto poco dopo il Direttore, proprio mentre Monica si accingeva a lasciare l'edificio.

"Grazie." commentò lei. "E riuscire a non strangolare nessuno di quei mostriciattoli mi eviterà la galera."

"Non dire così. Sono sicuro che sarai una bravissima mamma."

"Io mamma?! Non sia mai!" commentò, mentre varcava la soglia. Attraversò il parcheggio e respirò l'aria invernale, insolitamente piacevole. Pensa se in questo momento avessi accanto un bambino. Non mi godrei questo momento, perché sarei presa per cercare di non farlo piangere o distruggere tutto ciò che trova lungo la strada. Forse solo una volta nella vita aveva pensato alla possibilità di diventare madre ed era stata una persona a farle desiderare una famiglia allargata. Ma quella persona non c'era più e la fantasia era svanita.

Qualche metro più avanti, il cellulare trillò. Guardò il display e sulla barra delle notifiche comparve l'icona che l'avvertiva dell'arrivo di un messaggio. Da Yellow Chat. Rabbrividì, bloccandosi nel mezzo del marciapiede, non preoccupandosi di intralciare il passaggio. Poi si fece coraggio e l'aprì, spaventata dal possibile contenuto, grazie alle numerose sorprese che aveva ricevuto via internet, che cominciava a odiare con tutta sé stessa.

Apparve una schermata bianca che faceva da sfondo a una gif animata molto colorita, in cui si vedeva uno Scoiattolo gigante (con l'immancabile sciarpa verde), dagli occhi grandi e malvagi e un ghigno spaventoso, che brandiva in mano un coltellaccio con il quale colpiva a ripetizione una ragazza distesa a terra, il cui sangue fluiva copiosa da terra, con un espressione di terrore dipinta sul volto. Quella donna, disegnata alla perfezione, era lei.

Esperto informatico, abile disegnatore. C'era proprio tutto. La gif durava pochi istanti, che si ripetevano a una velocità disarmante, dando l'idea che lo Scoiattolo la stesse accoltellando per un numero di volte incalcolabile, con grande crudeltà. Monica scosse la testa e andò sulla casella dei messaggi, lasciando un breve messaggio. Molto divertente. Poi si avviò verso casa, come se nulla fosse successo.

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