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"Ciao Monica. Che ci fai qui?" domandò Daniele, il quale sembrava realmente sorpreso. "Non ti aspettavo."

"Hai ragione, sono venuta senza essere invitata." replicò Monica, ammiccando. "Sono proprio una maleducata."

"No, hai fatto bene invece. Mi fa molto piacere vederti."

Rimase appoggiato allo stipite della porta, senza distogliere lo sguardo dall'inattesa ospite, incrociando le braccia in modo da ingrossare i bicipiti, quasi volesse fare colpo su di lei grazie alla sua muscolatura accentuata da lunghe sedute in palestra, principale argomento di ogni conversazione che avevano avuto e che, a parere di Monica, lo faceva apparire piuttosto pomposo e poco godibile.

Certo, era innegabile che si trattasse di un bel ragazzo, con quei capelli sempre curati, i profondi occhi verdi e un fisico scolpito eppure, per qualche ragione, non aveva trovato nulla in lui che la interessasse per davvero. Per tanto tempo aveva attribuito la colpa al fatto che il ricordo di Andrea fosse ancora troppo vicino, ma la realtà era che vedeva in lui un'alone di superficialità che proprio non le andava giù. Ma forse, dietro quella scorza materiale, c'era qualcosa di peggio.

"Allora mi fai entrare?" domandò Monica.

"Come? Ah, si certo! Entra pure!" affermò Daniele, imbambolato. Si fece da parte e le indicò l'ingresso, simulando un gesto che nelle sue intenzioni doveva essere di galanteria. Soffocò una risatina, ricordando che stava entrando nella casa di un potenziale maniaco, infrangendo una volta di più le regole del buon senso.

I loro sguardi si incrociarono e nel suo volto Monica non lesse alcun potenziale pericolo. Era il solito Daniele che aveva conosciuto, sorridente, sicuro di sé, ma apparentemente incapace di fare del del male a una mosca e ciò poteva costituire una perfetta maschera. Forse, come aveva già immaginato, il giovane sapeva che il suo PC era stato tracciato e in tal modo l'aveva attirata nella sua tana, dalla quale forse non sarebbe più uscita.

Una volta oltrepassata la soglia, Monica si mise davanti alla porta;. Daniele chiuse l'ingresso e vi si allontanò, lasciando le chiavi nella serratura. Si aspettava di vederlo mettersele in tasca o nasconderle dove lei non avrebbe mai potuto trovarle e invece in tal modo le stava concedendo una ghiotta opportunità di scappare, semmai ce ne fosse stato il motivo. Se davvero era lui il colpevole, stava compiendo un'ingenuità dopo l'altra.

Daniele si sfregò le mani, mostrando nervosismo. "Allora, quindi sei venuta qui perché avevi voglia di vedermi?".

"Certo. Ti dispiace?"

"Assolutamente. Semmai sei tu che rischi. Una bella ragazza sola in casa mia, non posso certo farmela scappare."

Monica sorrise falsamente, per nulla stupita da quell'atteggiamento. Ogni volta che si vedevano Daniele non perdeva occasione per provarci e nonostante i rifiuti, seguitava nel suo insipido rituale di corteggiamento. Eppure, nonostante la frase che aveva pronunciato potesse essere letta in tono minaccioso, Monica non vi trovò nulla di maligno. Sembrava davvero spontaneo, senza alcun segreto da nascondere.

"Vuoi fare un tour della casa?" domandò il ragazzo, emozionato dall'inattesa visita. "Ci sono luoghi della casa molto misteriosi."

Lo spero proprio, pensò Monica. "Lo immagino, ma sono più interessata a vedere la tua camera da letto."

"Benissimo. Vai subito al sodo."

Daniele le fece strada, ma Monica replicò, lasciando intendere che preferiva fosse lui a fare le veci, in quanto padrone di casa. Se davvero era un maniaco, voleva averlo alle spalle il meno possibile. Eppure, a costo di essere ripetitiva, non trovava nulla di strano in lui, il quale sembrava un ventitreenne che ancora non aveva superato la caotica fase ormonale, a giudicare dalla sua incapacità di controllarsi. 

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