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Colta alla sprovvista ma al contempo consapevole che non c'era tempo da perdere, Monica tolse il giaccone e la sciarpa, gettandole a terra alla rinfusa e Sharon la imitò immediatamente. Dovevano avere libertà di movimento. Oltre a ciò iniziò a fare molto caldo in quel luogo angusto, nonostante fosse inesistente ogni forma di riscaldamento e, forse per suggestione, iniziava a mancar loro il respiro.

Monica guardò il cellulare, la cui batteria era sufficientemente carica per una buona ora. Avrebbe potuto portare con sé il caricatore portatile, ma mai avrebbe immaginato di finire in una simile situazione. Sharon, ancora una volta, seguì le mosse dell'amica e cliccò sull'applicazione della torcia, che garantì loro poca visibilità, forse non sufficiente per la ricerca in cui dovevano impegnarsi.

Nessuna delle due giovani era scoppiata in un attacco isterico e questo costituiva un buon punto di partenza, in quanto occorreva più lucidità possibile per affrontare quell'assurda sfida. Monica trasse un forte respiro e appurò che le vie aree non fossero state ancora corrotte dalla misteriosa sostanza tossica che Scoiattolo sosteneva di aver immesso nell'area. Sperava fosse un bluff, ma quel pazzo non si era mai fatto scrupoli. Era crudele e l'aveva dimostrato.

Qualche istante dopo la chiusura della chiamata, Monica aveva guardato Sharon. Sembrava stare bene e, sebbene non potesse sapere quali sentimenti albergassero in lei, il mutismo in cui si era chiusa era sintomo di un terrore senza precedenti. Per lei, che aveva sempre vissuto una vita tranquilla e senza particolari colpi di scena, trovarsi in un simile scenario orrifico avrebbe potuto portarla all'isteria e al panico incontrollato. Ma non Sharon, si disse Monica. Era forte.

"Ci conviene iniziare a cercare." convenne Monica. "Non so da quanto tempo quel pazzo ha fatto partire la sostanza tossica."

"Potrebbe essere già tardi." commentò Sharon pessimisticamente, puntando la torcia del cellulare attorno a sé.

"Dove cazzo può averlo nascosto? Non si sono anfratti o cavità, per quanto ho potuto vedere. Sembra solo un enorme rettangolo di cemento."

"Ha scelto un posto bello grande."

"Di certo non ha voluto renderci la vita facile."

Sharon si avvicinò alla parete e la toccò, poi guardò il soffitto. "A meno che il pupazzo non sia appeso alle mura o al soffitto, propendo per cercarlo a terra."

Monica sbuffò. "Non ce la faremo mai."

"Dobbiamo. Io voglio uscire di qui e tu?".

"Certo che lo voglio, Sharon."

"Allora facciamo così. Dividiamoci. Facciamo finta che questo luogo sia diviso in due porzioni. Io Tu rimani qui, io vado più avanti."

"Va bene." affermò Monica, stupita dal modo in cui l'amica aveva preso in mano la situazione.

Sharon si allontanò, mentre Monica iniziò a perlustrare la zona assegnatasi, come un soldato di guardia alle prime armi spaesato. Rifletté sul fatto che, nonostante il piano di Sharon fosse l'unico sensato, in tal modo avrebbero impiegato troppo tempo nella loro ricerca e il tempo a loro disposizione avrebbe iniziato a stringersi. Tuttavia, ispezionò il pavimento liscio ma, a parte qualche macchia d'olio, del pupazzo non c'era traccia.

Per passare al setaccio la zona il più velocemente possibile, Monica seguì un percorso a serpentina, passando da una parete all'altra e partendo dalla porta d'ingresso. Forse il Killer l'aveva posizionato lì per beffarle ulteriormente, ma non trovò nulla di utile. Poco dopo udì un rantolo provenire diversi metri più in là e quando si rese conto di cosa si trattasse, rabbrividì. Sharon stava tossendo. Sta cominciando a contaminarci.

Nonostante il tempo a disposizione fosse poco, si fermò un attimo per digitare sulla tastiera del cellulare il numero della Polizia. Magari sarebbe stato inutile, ma se fossero riuscite a superare indenni quella prova, avrebbero guadagnato del tempo prezioso per consentire alle forze dell'ordine di giungere in loro soccorso. Ma, quando provò a chiamare, la linea era interrotta. Provò un'altra volta, inutilmente.

Com'è possibile? Si domandò. Il segnale c'era ed era più che sufficiente per effettuare una chiamata. Non poté che pensare a Scoiattolo. Sicuramente c'entrava qualcosa, anche se non sapeva come fosse possibile che avesse hackerato il suo cellulare impedendo di chiamare chiunque al di fuori di lui. Decise comunque che avrebbe riprovato in seguito, dato che si trovava in bilico tra la vita e la morte ed era meglio farsi ritrovare in salute che orizzontale.

Quel pazzo sicuramente le stava spiando, magari seduto comodamente dietro al tavolo e di fronte allo schermo di un PC, forse collegato a una telecamera nascosta in qualche angolo remoto di quel maledetto rettangolo di cemento armato. E già lo vedeva, soddisfatto e sghignazzante, che pregustava il momento in cui entrambe fossero stramazzate al suolo tossendo e dimenandosi, in una lenta agonia.

Dal momento in cui si era mossa per perlustrare il suo perimetro erano passati alcuni minuti e, dato che non provava nessuna sensazione particolare, iniziò a credere che forse quella del gas tossico fosse solo un modo per spaventarle. Ma poi pensò a Sharon, che aveva sentito tossire poco prima e in lei riponeva ogni speranza, pregando di sentire la sua voce che gridava la propria felicità per aver trovato il dannato pupazzetto.

Oramai aveva ispezionato la maggior parte della propria zona e l'agitazione iniziava a impadronirsi di lei, che esternò il proprio disappunto con un colpo di tosse. Ignorò il fatto e tornò a fissare il pavimento, quando un altro rantolo fastidioso la ingiunse a bloccarsi. Ripartì, ma la tosse si fece sempre più forte, fino a quando si piegò piegò su sé stessa, in preda a un forte dolore al petto e con il fiato che veniva via via a mancare.

Le vie aree erano state invase in modo irreparabile.

Cercò di fare finta di nulla e di stringere i denti, ma un forte tremolio pervase i suoi muscoli e la vista, già limitata dal buio, iniziò a offuscarsi. Poco dopo giunse una sensazione estrema di debolezza, che la costrinse a piegarsi sulle ginocchia e, nonostante la strenua resistenza a quella forza negativa che si era impossessata del suo corpo, alla fine cedette e si accasciò al suolo.

Provò a rialzarsi, ma riuscì a malapena ad alzare il capo, che qualche secondo dopo tornò a baciare il pavimento macchiato d'olio. La stava sconfiggendo; quel bastardo stava vincendo la sua partita. Presto avrebbe avuto quello che voleva, la sua vendetta si sarebbe finalmente consumata e anche l'ultima delle prede di Scoiattolo Invernale sarebbe morta, seguendo la regola per cui nessuna donna fosse sopravvissuta alla sua furia.

In quegli ultimi istanti di vita che era convinta le restassero, spese un pensiero per le persone più importanti della sua vita. I suoi genitori e Sharon. Avevano dato tutto per lei, ma non era bastato. Con i polmoni che sembravano scoppiare, si augurò che morendo, quella scia di morte si fermasse e che Scoiattolo Invernale lasciasse in pace la sua famiglia e Sharon, i quali certamente sarebbero stati meglio senza di lei.

Sharon poco più in là, sospirò, affranta per l'inutilità della sua ricerca. Ogni tanto emetteva qualche rantolo di tosse, ma per il momento la situazione sembrava sotto controllo. Si muoveva velocemente da una parete all'altra, ispezionando suolo, mura e soffitto, ma più passava il tempo e più le speranza sembravano labili. Poi, illuminando la parete, qualcosa attirò la sua attenzione.

"Monica! Forse ho trovato qualcosa!" esclamò Sharon, girandosi verso la zona che le aveva assegnato poco prima, ma non ebbe risposta. "Monica, mi ha sentito? Forse ci siamo davvero questa volta!".

Ancora nessuna risposta. Preoccupata da quell'inquietante silenzio, la giovane lasciò il proprio perimetro e si addentrò in quello dell'amica, per capire cosa le fosse successo. Sperava fosse solo troppo assorta nei suoi pensieri, scacciando dalla mente le ipotesi peggiori, ma quando la luce del cellulare illuminò il corpo di Monica accasciato a terra, rabbrividì. Corse verso di lei e cercò di soccorrerla, ma non sembrava dare segni di vita. Provò a scuoterla, ma senza successo.

"Monica, rispondimi! Non me ne andrò da qui senza di te. Rispondimi di prego!".


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