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Al risveglio, Monica si trovò protagonista di una scena da film romantico, con tanto di colazione a letto preparata dal suo fidanzato. Già, aveva un fidanzato, per quanto le sembrasse incredibile e forse non sarebbe stata abbandonata con le solite crudeli frasi, come la sua preferita che recitava sei una bambina, cresci. Sembrava tutto perfetto, forse troppo. Difatti si trovò a ripensare al problema che avrebbe dovuto risolvere quel pomeriggio, installando un antifurto che almeno in linea teorica avrebbe dovuto proteggerla dal pazzo che si era intrufolato in piena notte nella sua stanza.

L'esperto installatore si presentò puntualmente alle tre del pomeriggio, a bordo di un furgoncino sporco e scassato. "Ciao, vecchio topo d'ufficio!" esclamò questi, salutando Andrea con un abbraccio.

"Benvenuto, Samuele. Questa è Monica, la mia ragazza."

"Molto piacere." disse Monica, stringendogli la mano.

"Piacere mio." affermò l'operaio, che poi batté le mani. "Forza, mettiamoci all'opera!".

Samuele impiegò meno tempo del previsto per sistemare l'impianto e collegarlo direttamente con la camera di Monica, la quale assistette alle operazioni in modo concitato, quasi temendo che da un momento all'altro si sentisse dire che in questo luogo era impossibile installare l'antifurto. Invece non molto tempo dopo il manutentore si asciugò la fronte dal sudore e iniziò a sistemare gli arnesi. "Perfetto. Tutto a posto."

"Non so come ringraziarti." esclamò Monica. "Sei sicuro di non voler davvero nulla per il disturbo?".

"Stai tranquilla, mi sono messo d'accordo con il tuo fidanzato." disse lui facendo l'occhiolino ad Andrea. "Diciamo che mi deve un favore."

Prima di andarsene, Samuele spiegò per filo e per segno a Monica il funzionamento dell'impianto, dicendole di chiamarlo nel caso ci fosse stato qualche problema, poi si avviò alla porta. "Ciao belli, magari una sera si fa un'uscita insieme, che ne dite? Porto anche la mia mogliettina."

"Sarebbe un piacere." assicurò Monica. "Grazie ancora."

Dopodiché Samuele salì sul furgone e sfrecciò via. Andrea prese per mano Monica e la condusse all'aria aperta. "Dove mi stai portando?".

"Ho bisogno di un caffè." le spiegò. "Sai, devo compensare la perdita del vizio del fumo."

"Anche tu fumavi? Davvero?".

"Già. E smettere è stata una delle decisioni migliori della mia vita. Oltre a quella di fidanzarmi con te."

"Che paraculo che sei!" lo rimproverò scherzosamente Monica. "Ma mi piaci anche per questo."

Seduti come al solito all'esterno del Saint's Patrick, Andrea ordinò un doppio espresso, gustandolo quasi fosse stato in preda a una forte astinenza. "Peccato che tra non molto verrà l'autunno e non potremo più restare all'aperto."

"Già. Un vero peccato. Ed è un peccato che stasera non potremo vederci."

"Purtroppo questa riunione è stata fissata da tempo." spiegò lui. "Altrimenti avrei fatto di tutto per spostarla."

Monica sorrise. "So che l'avresti fatto."

Più tardi si salutarono con un bacio e Andrea faticò a staccarsi da lei. "Mi mancherai tanto. Penserò a te in ogni momento in cui quelle vecchie cariatidi parleranno di argomenti futili e noiosi."

"Anche io penserò a te. Sembriamo due ragazzini, vero?".

"Due ragazzini alla prima cotta."

Poi si separarono e Monica si voltò più volte per vederlo salire in auto e partire. Nel tragitto, nonostante il sole fosse alto in cielo, controllò che nessuno la seguisse. Vide un giovane con delle borse della spesa percorrere la sua strada per qualche metro e lei accelerò il passo. Si girò e quello che aveva preso per il suo inseguitore svoltò l'angolo  e sparì. Sto diventando paranoica.

Entrò in casa e vide i suoi genitori sulla soglia, pronti a uscire. "Dove state andando?".

"Abbiamo una cena con alcuni colleghi a Bergamo." le disse il padre. "Partiamo prima per un aperitivo."

"Quindi mi lasciate tutti sola questa sera?".

"Non c'è Andrea?" volle sapere Carmela.

"E' impegnato con il lavoro."

"Mi dispiace, tesoro. Ma non staremo via molto. Torneremo per mezzanotte e se non ci tratterranno molto, anche prima."

Monica tirò un sospiro di sollievo. Nonostante avesse l'antifurto, non si sentiva sicura a restare in casa da sola, ma sapere che sarebbero tornati presto la rassicurò. "Divertitevi, mi raccomando."

Abbracciò la madre e baciò sulla guancia il padre, poi li lasciò andare e chiuse la porta a chiave. Erano passati anni da quanto avevano interrotto l'abitudine di salutarsi in quel modo. Forse andava alle scuole medie? Se solo non fosse stato per il folle terrore che l"assaliva, si sarebbe goduta quanto di bello stava accadendo nella sua vita. Andrea, il ritrovato rapporto con i suoi genitori e un lavoro imminente. 

Approfittando del fatto di avere tutta la casa per sé - evento raro - decise di concedersi un lungo e rilassante bagno. Appoggiò l'mp3 sul mobiletto vicino alla vasca, accese la sua musica preferita e entrò in acqua. Cercò di godersi il momento, anche se avrebbe voluto che in quel momento con lei ci fosse stato anche Andrea. Ma non voleva pressarlo troppo, con la paura che la considerasse troppo appiccicosa e le desse il benservito. No, doveva lasciargli i suoi spazi, nonostante avrebbe voluto averlo sempre con sé.

In seguito si vestì e andò in cucina, dove si concesse una cena molto frugale a base di pomodori e insalata. Le venne in mente quando Andrea l'aveva presa in giro amabilmente, dicendole che aveva portato a cena un coniglietto. Forse non mangiava molto, era vero, ma anche avesse voluto quella sera non aveva particolarmente fame e, lavando le stoviglie, iniziò a sbadigliare, in preda al sonno.

Si lavò i denti e indossò una camicetta da notte, poi andò in camera e mise in carica il cellulare. Andrea avrebbe finito tardi e forse andare a dormire poteva farla apparire meno bisognosa. Si appoggiò sul materasso e scrisse un breve messaggio, apparentemente banale. "Buonanotte. Un bacio."

Chiuse gli occhi e non molto tempo dopo si addormentò. L'adrenalina, la paura e l'agitazione dei giorni precedenti erano scemati e ora si sentiva rilassata, specie sapendo che c'era un antifurto installato e che la polizia ogni ora avrebbe fatto una ronda sotto casa sua. Questi pensieri accompagnarono la sua discesa verso il sonno, che solo pochi minuti dopo venne interrotto da un rumore sordo.

Si alzò di scatto in preda al panico. Accese la luce, ma in camera non c'era nessuno. Allora uscì dalla stanza, pensando che forse i suoi genitori fossero tornati, ma la casa era vuota. Tornò immediatamente in camera, dicendosi che magari erano i bambini al piano di sopra, abituati a fare rumore fino a tarda ora. Inoltre l'allarme non era ancora suonato. Tornò nel letto, non senza un pizzico di timore e appena chiuse gli occhi udì un rumore di passi, ma non proveniva da sopra la sua testa.  

C'era qualcuno dietro alla porta.

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