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In un baleno giunse la fine dell'estate, che lasciò spazio a un inizio di autunno tutto sommato caldo, che regalò a Monica qualche settimana di tranquillità, lontana dalla paura che l'aveva resa schiava di un incubo. Milano era tornata definitivamente la città caotica di qualche mese prima e automobili e mezzi pubblici intasavano strade e vie laterali, mentre salire nelle carrozze della metropolitana comportava il rischio di finire schiacciati.

Durante quei giorni, Monica ebbe modo di riprendere in mano la propria vita, a partire dal lavoro, tornando ai ritmi che l'avevano fatta notare positivamente e anche i colleghi si accorsero che il periodo buio sembrava passato. I suoi genitori le rimasero vicino per tutto il tempo, rassicurandola e proteggendola ma, la cosa più importante, era stato recuperare il rapporto con Andrea, che in seguito a tutti quegli eventi sembrava oramai perduto.

Dal giorno in cui l'aveva accusato di essere lo stalker dal quale cercava di proteggersi, temeva che sarebbero incorsi in un'inevitabile rottura e, al di là dei flebili sospetti che ancora l'attanagliavano, sentiva che tutta la colpa era sua. E invece Andrea l'aveva sorpresa nuovamente, riuscendo a incollare i tasselli della loro relazione, attendendo pazientemente che Monica tornasse a fidarsi di lui come un tempo, senza alcuna pressione.

Avevano ripreso a frequentarsi abitualmente, anche se per due settimane non si era recato a casa sua, ma anche su questo era stato comprensivo, al pari della riluttanza della giovane a godersi qualche istante di intimità con lui. "Scusami, è un periodo difficile."

"Non devi scusarti." la tranquillizzava puntualmente lui. "Prenditi i tuoi tempi. Io sono sempre qui."

In tutto quel tempo, di Scoiattolo Invernale non si aveva più avuto notizia. Dalla notte in cui la Polizia aveva fatto irruzione nell'appartamento, sembrava che quel folle avesse desistito dai suoi intenti. Forse si era spaventato - si diceva - e, temendo di essere alle strette, aveva smesso di perseguitare la sua vittima. Giorno dopo giorno  Monica continuava a convincersi di ciò, anche se quel fastidioso senso di inquietudine era sempre presente.

Il primo sabato d'autunno i due fidanzati si organizzarono per una serata all'insegna di una rapida cena seguita da un film al cinema. Mentre si preparava, per la prima volta dopo tanto tempo, si sentiva felice e quei sentimenti che credeva di non provare più per Andrea avevano riacquistato luce. Sembrava davvero il ragazzo giusto per lei, l'unica persona in grado di aiutarla a guarire dal quel difficile periodo. Lui sembrava sempre così paziente e buono, l'unico capace di sopportarla tanto a lungo.

Andrea fece scegliere il film alla fidanzata che, tra le varie locandine, additò quella relativa a un film horror molto atteso e, nonostante non fosse propriamente un amante del genere, prese la visione come una sfida, quasi volesse mostrare ad Andrea di essere coraggiosa e smorzare, almeno per due ore, quell'immagine di ragazza impaurita e piagnucolona, quale credeva di essere diventata ai suoi occhi.

E invece, per tutta la durata del lungometraggio, Monica si ritrovò a volgere altrove lo sguardo, quando sullo schermo comparivano immagini disturbanti e orrifiche, che si mischiavano alle urla provocate da ragazzine che, per finta o realmente, esternavano il proprio terrore. Andrea se ne accorse e si limitò a sorridere, divertito dall'immagine della propria fidanzata che metteva la mano davanti agli occhi. Ma lui sapeva sempre di cosa Monica avesse bisogno e, a un certo punto, la rassicurò, stringendo la sua mano nella propria.

Quando partirono i titoli di coda, la sala era leggermente più vuota dell'inizio, con numerosi spettatori che avevano lasciato il Cinema anzitempo, incapaci di proseguire oltre la visione. Monica tirò un sospirò di sollievo. Temeva che quel dannato film sarebbe durato in eterno ed era sicura che quella notte avrebbe avuto incubi terribili. Andrea invece, con le mani nella tasca della sua giacchetta, sembrava tranquillo.

"Non mi sembri affatto turbato." osservò Monica.

"Perché dovrei esserlo?".

"Non ti fanno nessun effetto i film horror?".

Andrea rifletté. "Direi di no. Sono quello che sono; film. Attori che recitano un copione."

"Magari fosse facile pensarla così e basta. Ti sarò sembrata una fifona."

"Normale, sei una ragazza dolce e indifesa. Per questo esistiamo noi maschi; per proteggervi dai mostri brutti e cattivi."

"Che cretino!" commentò scherzosamente lei. Ma quello che aveva detto era in parte vero. Andrea esisteva per proteggerla dai mostri. Ma non solo quelli finti; anche da quelli che minacciavano di rendere la tua vita un inferno.

Salirono in auto e, mentre indossava la cintura, Andrea le sorrise timidamente. "Vuoi stare da me stasera?".

Monica aprì la bocca e biascicò qualche verso incomprensibile, ma il giovane capì subito. "Non devi giustificarti. Anzi scusami, sono stato sciocco io a chiedertelo."

"Mi piacerebbe davvero, ma non è ancora il momento."

"Lo capisco, davvero."

"Tu mi capisci sempre." commentò lei. "Hai accettato il fatto che io ti abbia accusato di essere un maniaco, hai accettato il mio periodo di crisi, il fatto che non me la sento più di fare sesso e..."

"Basta con la lista della spesa." la bloccò lui. "Se la tua paura è che io mi stufi, allora devi stare tranquilla, non accadrà."

"Ora dici così, ma forse..."

"Niente forse. Oggi è capitato a te, un giorno forse sarò io ad essere in difficoltà."

"Tu?" domandò ridendo Monica. "Non riesco a immaginarmelo."

"Ho anche io le mie debolezze, sai." replicò Andrea. "Non sono super-uomo."

"Per me lo sei."

Qualche minuto più tardi l'accompagnò fino alla porta d'ingresso. Lo faceva sempre, ogni volta che la riportava a casa e Monica, terrorizzata dal restare sola fuori casa, apprezzava quel gesto oltre ogni limite. Lo baciò e poi entrò nell'appartamento. Si, forse la sua vita stava riprendendo nuovamente una piega ottimale, ma sentiva che quell'esperienza l'aveva cambiata profondamente. Ne uscirò fortificata, si diceva, come se ripetesse le parole di un manuale superficiale di autostima scritto da qualche sedicente motivatore.

Si preparò per la notte e, dal momento che la notte le temperature scendevano rapidamente, indossò un pigiama più pesante, pronta a salutare all'estate prossima i completi che le avevano fatto compagnia da primavera inoltrata. Fece per infilarsi sotto le coperte, quando sentì il telefono vibrare. Allungò la mano e guardò lo schermo. Era una chiamata da parte di un numero che non aveva in rubrica. Ricordò che Andrea di recente aveva avuto problemi con il proprio operatore telefonico, che gli aveva rifilato due schede differenti prima del rinnovo contrattuale. Forse ha dimenticato qualcosa, pensò.

"Pronto?" disse a bassa voce Monica, dopo aver fatto scorrere il dito sullo schermo. Sulle prime non udì alcuna risposta, ma sentiva chiaramente qualcuno respirare. Capitava spesso che qualche azienda pubblicitaria chiamasse a quell'ora per proporre affari imperdibili e se così era, avrebbe colto l'occasione per sputare parole di fuoco. Eppure, nessuno spiccicava parola. "Ma chi parla?".

"Ciao, amore mio." affermò una voce maschile, che però non era quella di Andrea. "Sono tornato. Ti sono mancato, vero?".




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