Capitolo 24

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-Mamma- Sposto lo sguardo dalla porta su di lei. Volevo sapere e adesso so. Volevo che lei venisse a parlarmi ed eccola qua. Arrivata a questo punto, penso che sarei stata meglio se non avessi saputo.

-Tesoro mio- Mi abbraccia. Credo che un abbraccio fosse tutto ciò di cui avevo veramente bisogno. Sembra scontato, ma non lo è. L'abbraccio di una madre è sempre speciale. -Azzurra- Mi asciuga alcune delle lacrime che stanno rigando il mio volto, scuotendo la testa. -Non piangere, tesoro. Non piangere. Tuo p... Stefano ed io ti saremo vicini e lo stesso farà Claudio- Mi allontano da lei, affacciandomi alla finestra. -Nessuno ha mai parlato, ma adesso è arrivato il mio turno per parlare. Stefano non è il mio vero padre, ma per me è come se lo fosse. E' quello che mi ha portata a scuola per anni, quello che mi comprava il gelato, quello che si svegliava all'alba per accompagnarmi alle gite scolastiche. Mio padre è lui. Non è mio padre di sangue, ma è colui che si è comportato da padre. Io voglio andarmene da qui e da queste persone. Voglio tornare a Torino, al mio lavoro, anche se questo volesse dire rivedere Paulo e affrontare di nuovo questa situazione- Apro l'armadio, ma mia mamma mi ferma. -Azzurra, fammi parlare- La interrompo subito. -Non ho voglia di parlarne adesso. Voglio lasciare questo posto schifoso il prima possibile- Cado in un pianto quasi isterico. Non respiro bene e le lacrime non vogliono smettere di scendere. -Mamma, vattene! Esci da questa stanza!- La porta si spalanca, mostrando quella persona che non avrei mai immaginato poter rivedere così presto. Il mio respiro è affannoso, ma riesco ancora a sorridere. Credo di star avendo una specie di attacco di panico. Non uno convenzionale, ma quando mai un attacco di panico è qualcosa di convenzionale? -Paulo?!- Allargo le braccia, accogliendolo in un abbraccio. -Azzurra, calmati- Accarezza il mio volto ed io gli cado tra le braccia. Fortunatamente ha i riflessi pronti e riesce a cingermi la vita in tempo. Se non avesse questa qualità, probabilmente non farebbe il calciatore, giusto?

Mi fa distendere sul letto e si siede accanto a me. -Azzurra, cosa sta succedendo?- Chiede mia madre, cercando di allontanare il ragazzo. -Mamma esci da questa stanza! Ora!- Urlo, provando ad alzarmi, ma le poche forze che ho, non me lo permettono. Fa come le dico, chiudendo la porta alle sue spalle. Sta accadendo tutto così velocemente...

-Paulo- Mi concentro su di lui, provando a calmarmi. -Shhh, con calma. Non scappo- Sussurra, continuando ad accarezzarmi i capelli. -Ti amo. Ti amo, Paulo. Non ho mai smesso di farlo. Sono scappata perchè hai ragione: sono una bambina- Non mi lascia continuare e poggia le sue labbra sulle mie. Un bacio lento ma profondo e desiderato da entrambi. Socchiudo gli occhi per godermi il momento e prendo le sue mani tra le mie, per poi stringerle forte. -Non lasciarmi più, ti prego- Bisbiglio sulle sue labbra, per poi appoggiare la testa sulla sua spalla sinistra. -Mai più- Fa scivolare la mano sulla mia schiena, stringendomi nell'abbraccio.

-Portami via di qui, ti prego. Parliamo dopo- Scrolla le spalle, cercando di valutare i pro e i contro della mia proposta, anche se finisce per accettare lo stesso. -Salutiamo, almeno- Annuisco, seppur poco convinta. Prendo la valigia, che non avevo ancora disfatto, ma lui mi fa cenno di andare avanti. -Te la porto io- Sorrido spontaneamente, anche se al momento c'è poco di cui sorridere. La verità è che lui riesce a farmi vedere il lato positivo. Non mi sarei mai immaginata di vedermelo arrivare così, su due piedi. Come non amarlo?

Lo seguo fino in fondo alle scale, dove mia madre e mio padre ci stanno aspettando. -Azzurra!- Mi abbracciano entrambi. Ragazzi calma! Mi avete vista cinque minuti fa! -Non voglio compassione, mamma! Non l'ho mai voluta! Sai quale è la cosa che temo di più? Ho paura che abbiate fatto disparità tra me e Claudio. Io dovevo essere quella compatita, quella a cui doveva essere sempre data vinta. Non voglio che sia così. Sono uguale a Claudio, l'unica differenza è che abbiamo "padri" diversi. Per quanto riguarda te, Stefano, vorrei ringraziarti. Vorrei ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me, per esserci stato e per avermi dato tutto quello che quell'uomo non mi ha dato- Allarga le braccia, accogliendomi in un abbraccio caloroso. -Sono orgoglioso di averti avuta come figlia. Ricorda che per me sei sempre stata come Claudio, anzi forse qualcosa in più. Sai perchè? Perchè l'amore per un figlio è inevitabile, un giorno lo scoprirai. Ma l'amore che ho provato da te da quel giorno in cui all'ospedale mi chiesero di prenderti in braccio, è qualcosa che nacque quel giorno, insieme a te; è cresciuto proprio come hai fatto tu. Sappi che adesso è indescrivibile!- Sciolgo l'abbraccio, abbassando lo sguardo per poi avviarmi verso la porta. -Stefano!- Lo richiamo, prima di uscire. -Se non è un problema per te, vorrei tenere il tuo cognome- Le sue labbra si piegano in un sorriso e adesso sembra che almeno un pezzettino sia stato rimesso al suo posto. Paulo mi segue nel giardino, dove una specie di taxi ci sta aspettando. -Aspetta!- Esclamo, prima che la macchina possa partire. Apro lo sportello e scendo, facendo cenno a Paulo di seguirmi. -Che cosa vuoi fare?-

-Ti fidi di me?- I nostri sguardi si incontrano e vedo un sorriso formarsi sul suo volto. -Più di chiunque altro- Abbasso lo sguardo, sentendo le guance arrossire. Mi fa ancora questo effetto...

-Andiamo a far felice un tuo tifoso!- Gli faccio l'occhiolino, per poi iniziare a chiamare il nome del ragazzo, che mi ha aiutata più di ogni altro, a capire cosa ci facessi realmente qui. Non sono scappata da Paulo, ma da quello che provo per lui. Non sono scappata da qualcosa che non volevo, ma che avevo paura di volere e di perdere. E non sono venuta qua per trovare mio padre, ma per trovare me stessa.

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