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"Che hai fatto, mostro?!" sbraitò la madre. "Che hai fatto?!".

Lorenzo, sporco di sangue nel viso, nei capelli e su gran parte dei vestiti, non rispose ma si limitò a riprendere la lama dalla schiena bucherellata del padre. La donna, prevedendo le intenzioni del figlio, indietreggiò. "Stammi lontano! Stammi lontano!".

In pochi istanti si consumò il secondo omicidio di Lorenzo il quale, nonostante avesse solo cinque anni, sembrava avere una forza inaudita e con uno scatto repentino impedì alla madre di fuggire, riservandole la stessa sorte del marito. Luca rimase in disparte, osservando impietrito l'opera del suo fratellino, che aveva considerato sempre un'anima pura e mai lo avrebbe creduto capace di una simile ferocia. 

Dopo aver fissato con disgusto il corpo senza vita della donna, Lorenzo si voltò verso Luca il quale indietreggiò fino alla parente, temendo di essere in procinto di fare la stessa fine dei genitori. Il fratellino si avvicinò a lui, con il coltello che sembrava essere diventato un prolungamento della sua mano e, una volta fermatosi, gli porse la lama. Luca esitò qualche istante, dubbioso sulle intenzioni di Lorenzo, poi allungò la mano e l'afferrò.

"Non permetterò mai più che ti facciano del male." affermò Lorenzo chinando il capo, tornando per qualche istante il bambino timido che Luca aveva imparato a conoscere.

"Va bene...

"Sei arrabbiato con me?".

"No, no." assicurò il fratello. "Non sono arrabbiato. Ma ora dobbiamo andarcene da qui."

Luca fece indossare al fratellino una pesante giacca, chiedendogli di aspettarlo vicino alla pineta. Poi scese in garage e prese una tanica di benzina dal deposito del padre e, tornato in cucina, arraffò un contenitore di cerini. Partendo dal piano superiore gettò la benzina nella propria stanza, ripetendo il gesto negli altri locali e per concludere accese un fiammifero e lo gettò a terra. In pochi istanti le fiamme divamparono e si sarebbe estese all'intera abitazione.

Senza perdere tempo scese le scale e abbandonò per sempre la casa in cui era nato e cresciuto, poi raggiunse il fratello, preso ad ammirare il mostro infuocato che stava avvolgendo le stanze. Come ultimo step, Luca adagiò al suo la lama con cui Lorenzo aveva sterminato i loro genitori, scavò una piccola buca e ve l'adagiò per poi ricoprirla. Non sarebbe stato un nascondiglio sicuro, ma con un po' di fortuna, pensava, il fuoco avrebbe distrutto ogni cosa nella zona circostante. 

"Ora andiamocene." affermò Luca, prendendo per mano il fratellino.

"Dove andiamo?".

"Non lo so. Il più lontano possibile."

"E perché non possiamo restare a casa?" domandò Lorenzo, il quale sembrava non essersi reso conto di cosa avesse combinato. Luca fece finta di nulla e lo condusse nella pineta.

I due fratelli corsero tra i tronchi innevati, sui quali con probabilità si nascondevano i loro amici Scoiattoli. Luca guardò verso l'alto, quasi volesse comunicare loro di scappare, in quanto aveva posto le condizioni per distruggere la loro casa, se l'incendio non fosse stato domato prima del tempo. Lorenzo lo seguì senza fiatare, incapace di comprendere i motivi di quella fuga e senza nessuna idea sul loro futuro.

Una volta fuori dalla boscaglia, Luca si guardò intorno, rendendosi conto di essere stato precipitoso. Tra loro e la città si stagliava solo un vecchio torrente maleodorante e attraversarlo non avrebbe risolto il problema. Prima che potessero fare una mossa, il suono creato dallo stridore delle sirene della Polizia allarmò Luca, che strinse ancora di più la mano del fratellino, quasi avesse paura di perderlo. 

C'era solo una cosa che poteva fare.

"Vai a nasconderti dietro agli alberi." disse Luca. "Svelto!".

"Perché?" volle sapere Lorenzo, spaventato dall'idea di separarsi dal fratello.

"Fidati di me. Vai!" 

"Va bene..." confermò il piccolo il quale, seppur non comprendendone i motivi, si addentrò nuovamente nella pineta e si nascose dietro il tronco più grande.

Poco dopo, di fronte alla boscaglia passò un camioncino dei Pompieri, che passò oltre, seguito da alcune volanti della Polizia. Evidentemente l'incendio si era già propagato in modo irreparabile. Un auto però si fermò di fronte alla pineta, in quanto il conducente si era accorto della presenza di un ragazzino sul bordo della strada. Due Agenti uscirono dal mezzo e si avvicinarono a Luca, infreddolito e con un espressione di terrore cucita sul volto.

"Che ci fai qui, ragazzino?" domandò uno degli Agenti.

"E' stato terribile..." balbettò Luca tremando. "Un pazzo è entrato in casa e ha sterminato tutta la nostra famiglia, poi ha dato fuoco alla casa. Io mi sono salvato perché sono fuggito."

Il poliziotto alzò lo sguardo verso l'incendio e collegò i fatti. "Aspetta un attimo. Chi ha perso la vita?".

"I miei genitori...e mio fratello."

Lorenzo, nascosto qualche metro più in là, rimase sconvolto dalla confessione del fratello. Sulle prime non riuscì a comprendere il perché Luca lo avesse dato per morto, credendo volesse abbandonarlo e andarsene solo per la sua strada. Tuttavia quando ricordò di avere il volto coperto di sangue, fu come crescere di qualche anno e finalmente si rese conto della gravità di ciò che aveva fatto. Luca non si stava liberando di lui. Lo stava salvando.

I due Agenti parlottarono qualche istante, poi il più anziano di loro prese in mano la situazione. "Vieni con noi. Ti porteremo in Centrale in attesa di accertamenti, poi vedremo il dà darsi. Mi dispiace per quello che è successo."

Luca si limitò ad annuire e, prima di seguire i due poliziotti, i quali si erano già diretti verso l'auto, si voltò un'ultima volta in direzione di Lorenzo, che sporse lievemente il capo. Luca gli sorrise dolcemente, poi rigirò lo sguardo e salì sulla volante, scomparendo dopo alcuni istanti. Lorenzo, per la prima volta dopo tanto tempo, iniziò a piangere. Non aveva mai versato lacrime per nessuno o per qualcosa, né per i suoi genitori né per capriccio.

Abbandono il suo rifugio e guardò nella direzione in cui aveva visto suo fratello scivolare via dalla sua vita. Non sapeva cosa fare né dove andare, ma Luca gli aveva dato una possibilità; restare libero. Attraversò la strada e di seguito il ponte del fiumiciattolo, entrando nel vivo della Metropoli, luogo non adatto a un bambino di soli cinque anni, ma laddove avrebbe dovuto trovare al più presto il suo ruolo, la sua posizione.

Camminò per più di due ore, giungendo al culmine della notte milanese, quando soggetti poco raccomandabili, spacciatori e criminali di vario genere uscivano dalle loro tane al posto degli abitanti della Metropoli, i quali si chiudevano nei loro appartamenti, dove si sentivano al sicuro sbarrando le porte e chiudendo le finestre. 

Lorenzo ancora non se ne rendeva conto, ma non era così diverso da quei tizi che lo osservano incuriositi ma che lo lasciavano passare indisturbato tra le vie e i cunicoli del quartieri, domandandosi cosa ci facesse un bambino in mezzo a loro a tarda notte. Forse nessuno di quella gente aveva mai compiuto un omicidio mentre lui, ancora fanciullo si era macchiato con il sangue dei suoi genitori e nulla avrebbe potuto cancellare il colore rosso dal suo cuore.

Quando mancava una manciata di ore all'alba, il piccolo si fermò di fronte a un edificio con un'insegna raffigurante uno Scoiattolo sorridente. Sapeva che là dentro non avrebbe trovato suo fratello, ma negli anni successivi quelle mura sarebbero state la sua casa. Dopo aver suonato una Suora si presentò all'ingresso e senza fare troppe domande lo accolse all'interno dell'orfanotrofio, senza immaginare minimamente di aver accolto un lupo all'interno del suo gregge.

Sarebbero passati due anni prima che Lorenzo incontrasse di nuovo Luca. E un'altra macabra storia fatta di sangue e morte avrebbe conosciuto il suo principio.


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