Come aveva previsto, dopo una manciata di minuti il telefono suonò nuovamente, con la stessa icona di notifica raffigurante lo stesso canarino che dalla camera da letto si era trasferito in soggiorno nel momento in cui i suoi genitori lo avevano scoperto. Monica aveva tagliato corto sostenendo fosse un regalo di Sharon. "Io mi sto divertendo parecchio invece." aveva scritto il maniaco." Non ti piace il mio disegno? Lo trovo molto artistico."

"E' troppo riduttiva." scrisse Monica. "Non si vede il finale della scenetta, quello in cui la ragazza si alza in piedi e prende a calci in culo lo Scoiattolo!".

"Perché vorresti prendermi a calci?".

"Smettila! Tu non sei Scoiattolo Invernale. Lui è morto un anno fa e tu non sei il suo fantasma."

"Non ho mai detto di esserlo."

"Ah no?" protestò lei. "E che cosa avresti detto, allora?".

"Semplice." digitò lo stalker. "Semplicemente che il mito di Scoiattolo Invernale non è morto."

"Quindi sei un suo fan, un follower o come cavolo si dice. Ma la cosa che conta è che sei solo un pallido imitatore!".

"Davvero è quello che pensi?".

"Se hai a che fare in qualche modo con Scoiattolo, dammi una prova."

"Una prova?".

"Si, dimostrami che non sei solo la sua ragazza pom-pon personale."

 Mmm..." scrisse lui, allegando un emoticon pensierosa. "Mi basta ricordarti qualcosa che sappiamo solo noi. Per esempio il lungo bacio in quella casa buia."

Dopo aver letto quelle parole, Monica rischiò di perdere l'equilibrio, fisico e mentale. Non aveva mai raccontato a nessuno del bacio a Scoiattolo, nemmeno a Sharon o a Maria durante le lunghe sedute. L'unica persona che poteva saperlo giaceva tre metri sotto terra e quindi, questo poteva significare solo una cosa; quella notte non erano soli e qualcuno li stava osservando, vicino o lontano che fosse.

"Ora ho capito tutto." scribacchiò Monica. "Tu conosci molto bene Scoiattolo. Non sei lui, il suo complice. Adesso si spiegano molte cose. Come facesse a essere sempre ovunque, a sapere tutto. Eravate in due."

"Se così fosse", digitò lui, "vuol dire che Scoiattolo era un caro amico e io sarei molto arrabbiato per la sua morte."

"Suppongo tu abbia atteso un anno, per terminare il vostro supposto letargo e comparire con l'arrivo dell'inverno. Mi sbaglio forse?".

"No, non ti sbagli."

"E cosa vuoi da me?" domandò Monica.

"Non è ovvio? Vendetta, ovviamente." rispose con semplicità il maniaco. "E arriverà, fidati. Forse non oggi, forse non domani, ma arriverà e sarà terribile."

Dopo aver letto quella minaccia poco velata, Monica ripose il cellulare in borsa, convinta che il pazzo non avrebbe più scritto nulla, appagato dall'ultima frase a chiusura teatrale. Fingendo di non aver paura, riprese a camminare, non disegnando occhiate in ogni punto cardinale, avendo avuto l'impressione che le parole minacciose fossero state accompagnate da una voce proveniente non molto lontano da lei.

Una volta a casa, iniziò a camminare nervosamente per la casa, entrando ora in una stanza ora in un'altra, strisciando le calze contro il pavimento liscio, nella speranza di giungere a una soluzione. Poi, tornata nella propria stanza, guardò dalla finestra, dove l'Agente di turno stava tenendo d'occhio l'ingresso dell'edificio. Pensò che forse avrebbe potuto chiedere a lui; in quel momento, confusa com'era, si sarebbe fidata anche del parere di un perfetto sconosciuto.

Una persona con un minimo di senno, nella sua situazione, avrebbe agito senza pensarci. C'era qualcosa in Monica che la spingeva a fare la cosa giusta, un barlume di coscienza che viveva come un latitante nella sua mente bacata, come la definiva Sharon. Ma un'altra parte di sé, quella codarda, le impediva di seguitare nei suoi propositi, convincendola che fosse meglio ignorare la paura piuttosto che assecondarla.

Poi, c'era dell'altro. Se li avesse chiamati, avrebbe dato loro un gran dispiacere. Si sarebbero convinti che tutto il lavoro svolto in quegli anni fosse stato inutile, almeno in parte, in quanto non avevano colto quel collegamento basilare che avrebbe potuto portare a una svolta alle indagini, ma non era certo colpa loro. Anche se, per quel poco che li conoscevano, si sarebbero assunti ogni responsabilità.

Alla fine, giusto o sbagliato che fosse, fece la sua mossa. Prese il cellulare e la chiamò, sperando che rispondesse subito. Non avrebbe potuto attendere oltre, pena la possibilità di cambiare idea. Una voce femminile, dopo alcuni squilli, rispose squillante, non immaginando lontanamente il motivo della chiamata. "Ciao, Monica. Che sorpresa."

"Ciao, Chiara. Dobbiamo parlare. Questa storia non è finita."

Yellow ChatWhere stories live. Discover now