44°

51 4 2
                                    

Mi aiuta a raccogliere le mie cose, non smette di guardarmi ed io non faccio altro che evitarlo. Non merita un briciolo della mia attenzione.
"Come stai?" dice.
Non rispondo. Prendo le patatine e le metto dentro alla busta.
Ripete la domanda e non riceve risposta.
"Arianna"
"Che vuoi?" dico agitandomi. Non smettono di scendere le lacrime e quanto vorrei mostrargli che sto bene, che la sua assenza mi ha cambiata in meglio. Ma non faccio altro che dargli importanza.
Chiude gli occhi e sbuffa.
Lo sorpasso e accelero. Quando mi ferma con il braccio, ho quella voglia che quando stavo con lui avevo sempre: spaccargli la faccia.
"Toccami di nuovo e ti spedisco da dove sei venuto in un battito di ciglia"
"Okay, fai bene ad essere arrabbiata ma possibiamo parlare?"
Non aveva capito nulla. Che si aspettava di trovare? Le cose in un anno cambiano mille volte ed io sono una di quelle.
"Dov'è che sei stato?"
"Milano, ho passato l'anno lì"
"Allora tornatene lì, non voglio vederti mai più"
Me ne vado e ignoro tutto.
Spero di non rivederlo ai giorni a seguire.

Mi rendo utile almeno per una volta. Ho pulito tutta casa e adesso splende ovunque.
Sono stanca ma almeno ne è valsa la pena, questa casa aveva proprio bisogno di una bella pulita.
Certo, preferisco fare altro nel tardo pomeriggio ma quando non hai nulla da fare si salva il salvabile.
"Ben fatto" mi siedo soddisfatta e sfinita.
Non faccio altro che pensarci però. Adesso sarà ancora tutto più complicato, mi toccherà vederlo in giro e se era difficile restare forte prima figuriamoci ora.
Quando sento il campanello suonare, sbuffo.
Non volevo nessuno davanti, volevo starmene in pace. Ma potrebbe essere importante. Il mio primo pensiero fu papà, forse la sua febbre è peggiorata. O forse è Alice, e se è successo qualcosa a Ginevra?
Apro.
Non è mamma.
Non è Alice.
"Arianna ti prego, ascoltami"
"Andrea che ci fai qui?"
Mi sorpassa ed io lo guardo male mentre chiudo la porta.
"Tua madre mi ha detto dove abiti"
Ci avrei scommesso.
"Te ne vai?"
"Me ne vado dopo averti detto una cosa"
Lo lascio parlare, così non dovrà dirmi nulla e sarà costretto ad andarsene.
"Sbrigati, hai due minuti"
Mi guarda fisso.
"Me ne sono andato perché non ce la facevo più, per quanto volessi non riuscivo a smettere di pensare te e Alfredo ed è questa la ragione di quasi tutti i nostri litigi. Avevo bisogno di andarmene senza dire niente a nessuno, non sapevo più cosa mi passava in testa, non sapevo cosa volevo"
"Un minuto" dico.
"Sono consapevole di aver sbagliato ma farei questo sbaglio altre mille volte perché so cosa voglio adesso"
"Cinquanta secondi"
Non credo ad una sola parola. Sta sprecando fiato ed io il mio tempo.
"E so che tu ancora mi vuoi tanto quanto ti voglio io ora"
Facciamo finta che ci credo. Ci mettiamo insieme ancora e poi? Poi tornano i dubbi perché pensi al passato. Ed io non ho voglia di avere la pancia piena del suo amore per poi rimanere a digiuno, di nuovo.
"Tu non sai quanto abbia sofferto, io non so nemmeno spiegartelo. Sono dovuta cambiare, rafforzarmi perché la vecchia Arianna non poteva sopportare la tua assenza"
"Non sei cambiata, sotto a quei vestiti c'è la mia Arianna. Devi solo fidarti di me"
Non è facile. Le cose non vanno a comando e stavolta quella confusa sono io.
"Che vuoi da me? Perché non mi lasci..."
Mi bacia, non mi fa finire di parlare. Cerco di opporre resistenza, lo respingo, gli tiro un pugno sul petto ma lui non mi lascia. Mi tiene stretta a sé e non mi fa andare via.
Posso oppormi quanto voglio, ma il desiderio è più forte di tutto.
Mi fa stendere a terra, sì, a terra e con un colpo mi leva tutti i vestiti.
"Dimmi solo una cosa"
"Tutto quello che vuoi" dice baciandomi ogni centimetro del collo.
"Qualcuno ha preso il mio posto?"
"Nessuno ha preso il tuo posto perché tu non l'hai mai lasciato"
Volevo sentire questo. Questa frase azzera ogni insicurezza, arrabbiatura.
Ho voglia di lui, voglio sentirmi piena ancora e ancora di lui.
Facciamo l'amore senza mai smettere di guardarci, nei suoi occhi trovo sempre me.
Mi auguro che ogni sera ci sia lui nel mio letto a farmi smettere di pensare. Me lo auguro davvero tanto.
Non mi sazio mai quando si tratta di lui.
"Sarà diverso" dice.
"Mi fido"
Ancora. Mi fido ancora.

Il suono della tua voceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora