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Erano passate ore ed io le stavo passando tutte in uno stato totalmente agitato.
Tremavo, piangevo.
Andrea non mi aveva cercata. O almeno, non aveva provato neanche un secondo a farmi uscire.
Sentivo un grande peso sullo stomaco e sentivo un macigno sui polmoni che non mi lasciava respirare. Non ce la facevo.
Non potevo uscire. Non potevo guardarlo sulla faccia. Faceva male.
"Arianna dai esci"
"Andrea vattene"
Oh mio dio. Ma cosa mi era saltato in mente?
"Giovanni e Roberta sono usciti"
Ah bene. Perfetto. Eravamo soli.
Merda.
"Andrea dimentica tutto. Ti prego"
"Hai rovinato tutto"
Mi uscì un singhiozzo forse troppo forte. Odiavo piangere. Piangere significava essere deboli. Ed io non volevo darlo a vedere perché sì, ero debole.
"Adesso esci che non hai mangiato nulla oggi, e sai cosa succede quando non lo fai"
Già. Lo sapevo.
Incominciavano a cedermi le gambe e rischiavo uno svenimento. Ed era per questo che avevo passato tutto il tempo distesa senza muovere un muscolo ma non serviva a nulla.
"Ti prego Arianna"
La sua voce era bassa, tranquilla forse un po' triste.
Forse lo era.
Era tutto un forse.
Mi alzai e mi accorsi di averlo fatto troppo in fretta.
Sentivo della pressione alle gambe e un formicolio mi partì dai piedi fin dalla coscia.
Camminai piano, più tempo ci mettevo ad aprire e meglio era.
Aprii la porta e vidi lui davanti alla porta con il braccio appoggiato al muro.
"Levati" dissi acida.
Avevo bisogno di sedermi ma volevo dimostrare che ero forte. Che l'essere deboli non mi si addiceva.
"Smettila di fare il fenomeno" disse guardandomi attentamente.
"Si vede che.."
"Smettila Andrea, non si vede nulla e adesso spostati e fammi..."
"Farti?"
Sapeva che non mancava poco alla mia grande caduta a terra.
Appoggiò la sua mano sul mio fianco.
"Farmi passare.."
Appena dissi quella frase mi cedettero le gambe ma lui mi prese al volo.
"Arianna resta sveglia"
Avevo tutto che mi girava e a chi volevo raccontarla, ero debole ancora una volta.
Mi aiutò a sedermi sul divano e mi portò il piatto di pasta di quel giorno.
Erano le quattro di pomeriggio e dovevo mangiarmi la pasta?
Ma dal suo sguardo capii che dovevo mangiarla tutta.
Sbuffai e feci il primo boccone.
Non capivo il perché lui mi guardasse così tanto ma sapevo che io ormai non riuscivo più a guardarlo. Era imbarazzante. Molto.
"Non voglio questa situazione tra di noi"
"Come se fosse colpa mia" dissi con il boccone.
"Non ci può essere nulla tra di noi perché io ti vedo come una sorella ed è sempre stato così"
Mi ripetevo di non piangere.
Respirare. Inspirare.
"Ci penserà qualcun altro a non vedermi così"
Mi alzai e posai il piatto.
"Vado da Davide"
"Dove vai tu?"
"Dalla persona che sicuramente mi farà passare questo stupido sentimento che provo per te. Ciao Andrea"
Uscii e mi ritenni soddisfatta.
Avevo una carta da giocare.
L'unica.

"Mi fa piacere che tu sia passata a trovarmi"
Davide era davvero un bel ragazzo.
Capelli neri con un po' di barba.
E dio, aveva due occhi così tenebrosi che mi ipnotizzavano proprio.
Sorrisi.
"Raccontami un po' di te" dissi.
"Ho quasi diciotto anni e vengo da Milano. Mia madre mi ha abbandonato appena nato e così Franco mi ha adottato diventando il mio papà a tutti gli effetti"
Doveva essere un grande dolore essere stati abbandonati. E lui aveva iniziato a soffrire così presto..
"Non sono fidanzato e mi piaci"
Aspettate. Cosa?!
"Scusa?"
La cosa però a me non dispiaceva affatto.
Era un bel ragazzo e perché no, poteva essere quello giusto.
Anch'io volevo fare le mie esperienze e per colpa di Andrea non ho mai potuto farle.
Era arrivato il momento.
"Raccontami tu qualcosa"
Non mi piaceva molto raccontare della mia vita perché avevo fatto degli errori e non ne andavo fiera.
"Ho sedici anni da poco compiuti, e vivo con la mia famiglia e.."
"E tuo fratello giusto?"
Annuii.
Era arrivato il momento di chiamarlo così. E faceva un male cane.
"Sono una ragazza forte, a volte come ogni essere umano crollo ma lo faccio così in silenzio che nessuno se ne accorge"
"Ti alzi da sola"
"Esatto"
Sorrise e non smise di guardarmi. Era uno sguardo diverso. Piacevole. Mi dava la sensazione che volesse passare tempo con me e la cosa mi piaceva.
"Da quanto stiamo parlando, due ore?"
"Il tempo è passato.. Però ora è meglio che io vada" dissi.
Mi accompagnò alla porta e sentii i suoi occhi alle spalle.
"Vienimi a trovare più spesso"
Annuii ed uscii dalla porta guardandolo.
"Comunque piaci anche a me"
Lo lasciai con il sorriso sulle labbra seguito alle sue.
Era bello.
Era bello lui e era bello sentirsi così.
Era bello iniziare un rapporto.
Andrea si sarebbe arrangiato.
Io ora vivevo.

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