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Ero indecisa.
Bussare o non bussare?
Non so se l'essere indecisa era una fobia, ma per me era una specie di malattia. Avevo questo problema di non saper decidere cosa sia la cosa più giusta da fare. Così andavo nel panico e finiva che prendevo sempre la scelta sbagliata.
Se bussavo si sarebbe potuto arrabbiare. Anche se non mi era mai interessato se si arrabbiava o meno.
"Ci parlo domani. È meglio"
Anche perché alle tre di notte non era il caso girovagare. Avrei potuto incontrare chiunque.
Scesi il primo gradino ma appena sentii un rumore proveniente da casa sua mi fermai.
Guardai la sua porta.
Ma cosa..
Sentii un altro rumore.
Forse era meglio bussare, poteva essersi fatto male o..
O niente. Capii subito dopo cosa stava accadendo lì.
Sentii una ragazza.
"No.." il mio no risultò esile, minuto, debole. Quasi bloccato tra le lacrime.
Poi sentii lui.
Ed io che mi preoccupavo ancora.
Io che ero uscita di casa, nel rischio della notte e delle botte certe di mio padre se mi avesse scoperto.
Io che lo amavo.
Io che lo odiavo.
E tra i due il pensiero predominante era l'odio.
Che stupida.
Mandai via le lacrime e me ne andai. Stavolta Andrea si sarebbe arrangiato.
Se lui non poteva amarmi io non potevo stargli accanto come amica.
Tanto ormai aveva trovato il modo di divertirsi senza di me.
"Vai al diavolo Andrea"

I giorni successivi erano tragici.
Erano bui e privi di senso.
Andrea evitava me ed io evitavo lui.
Non mi guardava, non mi parlava. Niente di niente.
E mica solo io ci stavo male. Ma anche i miei genitori che da sempre erano stati anche i suoi.
Non capivo del perché facesse così.
Stava sempre con una ragazza. Forse era quella della scorsa notte.
Era bella. Dio se era bella.
Molto più bella di me.
Era magra, capelli neri e dei occhi scuri scuri.
"Hai visto quanto è bella e magra?" dissi ad Alice morendo d'invidia.
"Perché tu sei brutta e grassa?"
Non mi ero mai definita una brutta ragazza.
Insomma, avevo un corpo con le forme al punto giusto.
Dei bei capelli rosso fuoco naturale e non tinto. Cosa per me di estrema importanza.
"So di non essere brutta, ma lei.."
"Lei un corno. Ma non vedi che nemmeno la guarda? Invece con te un'altra storia"
Uscimmo dalla scuola.
"Perché lui com'era con me?"
Lo sapevo com'era. Solo che volevo suicidarmi sentirmelo dire.
"Lui aveva occhi solo per te. Infatti quando ho capito che tra la Rossa e Andrea c'era qualcosa ho lasciato stare. Lui non faceva per me"
"Guarda che tra me e lui non c'è mai stato nulla. A me non piace"
Alice rise rumorosamente facendo girare alcune persone dalla nostra parte.
Figura di merda.
"Ma ti vedi quando parli di lui? Tu è da quando sei piccola che lo ami. E lui prova lo stesso dammi retta"
Ci pensai.
"E perché è andato con lei?"
"Perché quando una persona è debole, si crea una maschera. E se prima la sua maschera era la droga ora sono il sesso e le ragazze"
Io preferivo mille volte il sesso e le ragazze che la droga.
Però quello che aveva detto Alice mi aveva fatto riflettere.
Dovevo parlarci. Come potevamo chiarirci se uno dei due non veniva dall'altro?
Iniziai a correre lasciando Alice da sola.
Corsi come non avevo fatto mai, andando a sbattere contro la gente e dire un milione di volte "permesso?" "scusa" "fammi passare" e pregai dio per non far fuori uscire dalla mia bocca parolacce.
Lui era ancora lì.
Con addosso lei.
Levati o quella faccia bellina che ti ritrovi te la faccio scomparire con un semplice e stupido "puf!" pensai.
Andrea mi guardò a pieni occhi e non era un semplice sguardo.
"Arianna"
"Andrea"
Avevo il fiatone.
Una parolaccia.
Un'altra.
"Devo parlarti"
Gli presi il braccio e lo trascinai dentro al bagno dei maschi vedendo la faccia gelosa di quella.
"Perché mi eviti pezzo di stronzo"
Lui continuava a fissarmi e non parlava.
"Io non so più come stai, cosa fai. Anzi. Lo so cosa fai. Oh André, urla di meno la prossima volta che vai con una  come quella che ti stava addosso prima"
Mi ritrovai al muro spiaccicata.
Mi aveva spinto ed ora il suo viso era vicino al mio.
"Quello che faccio io non sono affari che ti riguardano. Non permetterti più di dirmi una cosa del genere. Stronza" parlava piano. E vidi una cosa nuova nei suoi occhi.
E gliela dissi.
Con una mano gli presi il volto e strinsi.
"Perché la tua bocca dice una cosa e i tuoi occhi dicono tutt'altro? Bravo, così si fa. Raggiri le spalle alla tua famiglia. Raggiri le spalle a me"
Mi strappò la mano e la mise sopra alla mia testa bloccandola con la sua.
"Tu non sei  di nessuno. Esci dalla mia vita, io non voglio più essere te. E tu devi smetterla di essere me"
Era stato così dalla nascita e non avrei mai fatto quello che mi stava chiedendo
Gli misi la mano libera sul collo e premetti.
Fece una smorfia e vidi quanto era bello.
Merda.
"Tu non resisterai a lungo senza di me. Lo sai, tu senza di me non vali un niente"
Prese la mia mano e la mise come l'altra, sulla mia testa.
Si avvicinò ancora di più quasi sfiorandomi.
"Tu non puoi capire quanto sto bene senza di te" disse sfiorandomi per poco le labbra.
Risi. Non era bravo in queste cose.
Lui diceva così ma i suoi gesti, i suoi occhi mi urlavano di restare.
Ma come potevo farlo se mi stava cacciando via?
"Anch'io. Non vedi la mia nuova luce dentro gli occhi?"
Mi guardò che sembrava un tempo infinito.
Mi lasciò andare e si allontanò di poco.
"Bene" disse.
"Perfetto" dissi per poi andarmene.
Alice si sbagliava.
Ed anch'io.
Non potevo amare una persona che non sapeva cosa voleva dalla vita.
Mi guardai intorno.
Ora era la volta buona di iniziare a vivere una vita senza di lui, da sola.

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