4.

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"Che hai?"
Il buio della notte era diverso quella sera.
Me lo sentivo, avrebbe piovuto.
Lo si sentiva dal profumo forte dell'aria che sapeva di terra bagnata.
"Ho parlato con Alice oggi." La mia voce era cupa, imbronciata.
"E allora?"
Andrea si fermò davanti a me. Sembrava preoccupato.
"Ti viene dietro, Andrè."
"E allora?"
Vidi un leggero sorriso formarsi sulle sue labbra.
"E allora cosa?"
"Tu hai il broncio perché Alice mi viene dietro?" Se non si levava quel cazzo di sorriso lo avrei picchiato.
"No, no!"
Lo sorpassai.
"Sei gelosa."
"Ma che vuoi? Non è vero."
Lo guardai male. E cazzo, aveva ancora quel sorriso.
Non so cosa, ma mi innervosii tutto ad un colpo.
"Comunque Alice a me non piace, non è il mio genere."
Sto stronzo aveva pure un genere.
Mi girai.
Lui era rimasto indietro. Camminava piano.
"Ah sì? E dimmi, qual è il tuo genere?"
Eccolo. Eccolo lì quello sguardo cupo, voleva vedermi dentro.
Ora quella ferma ero io, lo vedevo avvicinarsi.
"Io cerco una che mi tenga testa, una seria, dico. Una che sa il fatto suo. Deve essere bella, bella da morire. Ma deve essere una bellezza che si mischia alla bellezza interiore. Deve sapere ciò che vuole."
Andrea parlava serio. Poche volte lo faceva, ma quelle poche volte mi ci perdevo proprio.
"Una come te" Disse mentre mi sorpassa e continua a camminare.
Perdo un battito.
Il cervello va in tilt.
"Cosa?" Gli dissi mentre cercavo di raggiungerlo.
"Voglio una come te."

Non parlammo più di quell'argomento.
Non ne avevo proprio il coraggio.
Ci pensavo, ma non mi facevo tutte quelle domande.
Erano le sette meno dieci. Dovevo prepararmi per la scuola.
Andrea era accanto a me che dormiva.
"Andrea?"
Lo mossi ma niente.
"Oh, fanculo allora."
Mi alzai ed iniziai a prepararmi.
Feci colazione, mi lavai ed in fine mi vestii.
Entrai in camera ed aprii l'armadio.
"Ah, quindi sei sveglio."
Mi levai la maglietta e i pantaloni del pigiama rimanendo solo in intimo.
Aprii l'armadio e presi una camicia bianca e un paio di jeans.
Dal piccolo specchietto sopra al pensile dentro all'armadio, vidi Andrea avvicinarsi a me.
Era così bello pure di prima mattina.
Mi abbracciò da dietro baciandomi il collo.
"Buongiorno." Gli dissi.
"Buongiorno anche a te." Sorrise.
Si preparò anche lui.
E dire che ci mise davvero cinque minuti.
Mentre io dovevo ancora truccarmi. Non che io dovessi mettermi in viso grandi cose. Solo un po' di mascara. Il migliore amico della donna.
Okay. Bene. Ero pronta.
Sentii Andrea parlare al telefono e dedussi che non erano belle notizie.
"Che succede?"
"Indovina? I due sposini restano in egitto altri due mesi per poi passarne altre due in australia"
Mi avvicinai.
"Dai, è il loro viaggio di nozze.. anche tu vorrai andare dappertutto e non voler più tornare quando sarà il tuo viaggio di nozze"
Prese lo zaino e lo sentii bisbigliare.
"Sempre se mi sposo" dice.
Era normale, voleva i suoi genitori accanto, però che poteva fare se non aspettare?
"Dai Rossa, andiamo o faremo tardi"
Salutammo mamma e papà ed uscimmo di casa.

Quella giornata fu strana.
Andrea non mi cercava, non mi guardava.
Mi scosse questa cosa, perché sapendo che lui non mi guardasse, lo guardavo io.
Lo guardavo come mai lo avevo guardato. E mi odiai. Mi odiai così tanto e odiai guarlarlo in quel modo.
Era dannatamente bello.
Bello e irraggiungibile. Mi faceva quell'effetto.
"Rossa, ma che ti prende?" Alice era davanti a me che mi passò una mano sul viso.
"Sei sbiancata tutto ad un tratto.. Chi stavi guardando?" Prese una patatina dal mio pacchetto e provò a capire chi stessi guardando.
"Mh..nessuno.. Niente."
"Niente?"
"Nessuno."
Annuì piano. Poi alzò gli occhi al cielo.
"Ci vuole dio per capirti"
Dio? Ma che centrava dio ora.
Prese un'altra patatina e tornò dentro scuola.
"E smettila di mangiare le mie patatine"
Ah.. Ma che ti prende Arianna..
Andrea era come un fratello. Anzi. Lo era.
Però che diamine. Perché non veniva da me? Perché non mi guardava?
Sai cosa? A me non interessava. Poteva far ciò che voleva.
Anch'io lo potevo fare.
E lo feci.

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