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Davide passava molto tempo a casa mia e sembrava che ad Andrea desse tanto fastidio.
Non lo dava tanto a vedere ma chi meglio di me lo conosceva?
Tra me e Davide si era creato un legame di amicizia davvero bello, semplice e genuino.
Mi faceva ridere e con lui il tempo passava velocemente.
Mi dava anche qualche ripetizione di matematica e dovevo ammettere che non era facile concentrarsi con uno del genere. Mi fissavo a guardarlo e sembravo una pazza squilibrata.
Però le cose belle andavano guardate. E a me non dispiaceva affatto.
Dovevo ammettere anche che all'inizio Davide non mi aveva dato una bella impressione, e mi accorsi che non dovevo mai giudicare un libro dalla copertina.
"Arianna sei ancora qui?"
Alice mi stava raccontando una delle sue storie contorte d'amore e io con tutti quei dettagli mi ero persa pensando a lui.
Pensando a Davide. Ed ero così contenta di pensarlo che mi sentivo bene con me stessa.
"Sì sì, ci sono"
Bevvi un sorso di succo e cercai di rimanere concentrata su di lei.
"Comunque Tommaso chiede di te"
Sbiancai in viso.
No.
Di nuovo lui. L'avevo dimenticato ed ora eccolo qui. Eccolo ancora nella mia mente.
"Come? In che senso?"
"Chiede di te. Punto"
La sua faccia divenne presto preoccupata quanto la mia.
"Sta diffondendo la voce che voi due siete stati a letto insieme"
La cosa andava di male in peggio. Pensavo che la storia si sarebbe finita lì. E invece mi sbagliavo.
"Arianna questa storia a me non piace per niente"
Non piaceva nemmeno a me. E non sapevo cosa dovevo fare. Come muovermi.
"Devo parlare con lui"
A quanto pareva la conversazione che lui aveva avuto con Andrea non era servita. Forse poteva ascoltarmi.
"Sei cretina? Ma te lo ricordi che ti ha violentato o no?"
Alice si alzò e andò vicino alla finestra.
"Io vado da lui adesso. E mi ascolterà"
"Ho come la sensazione che ti stai per mettere in un grande guaio"
Posai il bicchiere sul lavandino e presi la giacca.
"Non una parola con Andrea"
"È la prima cosa che faccio, non contare su di me"
Non mi interessava neanche.
Questa storia l'avrei risolta.
Tommaso doveva uscire dalla mia vita.

"Dove sta Tommaso?"
Ero davvero incazzata. Questa rabbia era aumentata mentre mi dirigevo nell'anfiteatro. Avevo questa voglia di parlargli ed ero sicura che lo avrei convinto.
Doveva lasciarmi in pace. Doveva eliminarmi dalla sua vita come volevo fare la stessa cosa io.
"Dove vuoi che stia" disse Francesco, uno dei amici di Andrea.
Nella casetta.
Stava sempre lì. Stava lì ad ammazzarsi. E sinceramente non mi interessava nulla.
Camminai svelta e sembrava che quella porta stava sempre più lontana.
"Tommaso apri"
Nessuna risposta.
Iniziai a battere forte.
"Apri questa merda di porta"
La maniglia si abbassò e lo vidi come mai lo avevo visto.
Aveva bevuto, si era drogato.
Ed era andato talmente così tanto fuori dai limiti che mi faceva un po' pena.
"Senti la mia mancanza?"
"Devi lasciarmi in pace, smettila di dire cazzate sopra cazzate"
Sorrise.
"Tommaso per favore"
Mi prese per i fianchi e mi portò dentro.
"Non posso. Sono pazzo di te"
Iniziò a baciarmi. I stessi baci. Stessi movimenti.
"Anche tu sei pazza di me"
Non so dove trovai la lucidità nel farlo ma senza pensarci gli diedi un forte calcio lì. Proprio nel punto dolente di tutto i maschi.
Dovevo andarmene. Avevo sbagliato e Alice aveva ragione.
Solo che restai a guardarlo e non capivo cosa dovevo fare. Rimanere e provarci o andarmene e vivere in quell'incubo.
Si temeva le palle e gemeva dal dolore.
Si avvicinò piano sorridendo.
"Sei mia anche oggi"
Me lo ritrovai addosso e cademmo su quel pavimento lurido e sporco.
Mi impediva di muovermi.
"No! No lasciami!"
Urlavo con tutta me stessa cercando di farmi sentire dai ragazzi fuori.
"Zitta!"
Mi tappò la bocca e mi faceva schifo. Lui mi faceva venire la nausea.
Volevo scomparire come cenere.
Mi diede uno schiaffo così forte da farmi smettere di respirare per qualche secondo.
Iniziava a farmi male con le sue luride mani.
Piansi. Piansi perché sapevo che non sarei mai riuscita a liberarmi di lui.
Mi diede un pugno. E non capivo perché mi stava facendo così male.
Mi odiavo per non sapermi difendere, non ci voleva molto ma lui mi disconneva la mente.
Mi strappò la maglia.
"Tommaso.."
Poi un rumore. Un rumore forte mi fece credere che sarei stata salvata.
La porta si aprì violentemente e tutte le persone dell'anfiteatro ora stavano lì, davanti a tutti Andrea.
Tommaso si allontanò. Sapeva che non sarebbe finita bene.
"Ragazzi aiutate Arianna. Io devo ammazzare lui"
"No Andrea"
Strisciai ai suoi piedi e lo implorai in ginocchio.
Mi accarezzò la testa e fece cenno agli altri.
Gli urlai di fermarsi. Che non doveva sporcarsi le mani con uno del genere.
Mi dimenai ma non serviva a nulla.
La porta si chiuse alle mie spalle ignara di ciò che stava accadendo lì dentro.
Era colpa mia.
Mia e della mia impulsività.
Non rimaneva nulla di me ormai.

Il suono della tua voceDär berättelser lever. Upptäck nu