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Quando tutto crolla, o almeno per me, fu il giorno del mio compleanno.
Da quando Andrea mi aveva parlato così era passata una settimana e una settimana è bastata per capire cosa stava succedendo.
Volevo riflettere, restare con la mente fredda per affrontare tutto.
Andai nell'anfiteatro teatro, non c'era nessuno.
Quindi andai nella casa diroccata a pochi passi più in la.
Sapevo che era lì e non sapevo cosa ci facesse lì.
All'inizio pensai che stavo sbagliando, che dovevo lasciarlo stare. Però io a quello stronzo gli volevo bene. O forse.. O forse niente. Gli volevo bene e basta.
"Arianna, che ci fai qui?"
Prima che io potessi entrare la porta si aprì.
Tommaso, lo spacciatore del paese, uscì dalla casetta chiudendosi la porta alle spalle a chiave.
"Lo sai, questa casetta non è posto per te" disse fissandomi.
Faceva movimenti meccanici, non stava fermo con la testa ed iniziò a grattarsi.
"Cerco Andrea"
"Non è qui. Vattene"
Mi diede una piccola spinta.
Tutto era chiaro.
Lo stava coprendo.
E questa cosa diede certezza alle mie supposizioni.
"Tommaso, aprimi la porta ti prego"
Si girò e mi fulminò con lo sguardo.
E se provassi a tenermelo caro?
"Aprimi la porta ed io ti compro la droga"
Il suo viso si addolcì.
"Non serve. Ti apro la porta."
Prese la chiave, fece vari scatti alla porta e finalmente si aprì.
"Buona fortuna. Stavolta ha proprio esagerato"
Il cuore prese a battermi forte, gli occhi diventarono presto bagnati.
Entrai con fuga e non mi interessava un cazzo della puzza.
Non mi interessava se a terra c'erano siringhe e mozziconi di sigarette.
Mi importava solo di lui. Di lui che stavolta aveva esagerato.
Lo vidi su un materasso con gli occhi semi aperti.
"Andrea!"
Ma che aveva fatto?
Perché lo aveva fatto?
Ero delusa, arrabbiata, amareggiata, innamorata.
Sì.
Mi ero innamorata di un bambino solare che crescendo poi, divenne un tossico.
"Che ci fai qui? Vattene. Vattene via"
Lo accarezzai e mi trattenni a stento di iniziare a dargli pugni.
La sua voce era debole, sembrava avesse macigni sulla gola e pareva che si sforzasse a parlare.
"Tu me lo avevi promesso"
"Fanculo le promesse"
Tossì.
La porta si aprì. Era Tommaso.
"Tranquilla, si rimetterà presto"
"Vai al diavolo!"
Andrea si alzò da terra e mi prese per un braccio.
"Vattene"
Una lacrima scese e la sentii bruciarmi tutta.
"Non ti lascio qui"
"Sto bene. Ci vediamo a casa"
Quando stava per aprire la porta Tommaso mi chiamò.
"Vuoi intanto provare?"
Okay che ormai si era fuso il cervello.
Okay che per tutta quella robaccia che gli girava in circolo non ragionava più bene.
Ma che uno spacciatore, chiedesse a me di provare a drogarmi e iniziare a diventare come lui no.
In famiglia un tossico basta e avanza.
"Ma che stai dicendo?" disse Andrea.
"Niente. Più clienti ho meglio è"
Sul tavolo mise una cartina con sopra la polverina.
Dedussi che la stava per sniffare.
Mi lasciò il braccio e gli si scagliò contro prendendolo per il colletto della maglietta.
"Ma che stai dicendo!"
Urlò con tutta la forza possibile e Tommaso da sotto di lui rise.
"Tanto non avrebbe mai il coraggio di farlo. Non la vedi?"
La sua presa si strinse e gli disse di stare zitto.
Io ero rimasta ancora lì, con gli occhi spalancati e la bocca semi aperta.
Ma quando sentii così, mi partì la testa.
Tu puoi dirmi di tutto ma non che io non ho il coraggio.
"E chi ti ha detto che non abbia il coraggio?"
Andrea si girò di scatto verso la mia parte e mollò la sua presa.
"Arianna.."
"Stai zitto" dissi.
"Non sto zitto hai capito?!"
Stavamo urlando e valeva a dire litigare.
"Tu me l'hai promesso! Sei una merda!"
Si avvicinò e mi prese il viso fra le mani.
"Perdonami. Perdonami ti prego"
Lo guardai e non lo riconoscevo.
Non era il mio Andrea. Non era il ragazzo nella quale mi ero perdutamente innamorata.
"Mi fai schifo"
Era una sfida.
Era una sfida che volevo vincere.
Gli avrei fatto capire come ci si sentiva.
Doveva stare male nel vedermi fare quella cosa che io ho sempre odiato. Quella cosa che ti uccide già solo che la pensi.
Gli levai le mani dal mio viso e mi avvicinai al tavolo.
Tommaso mi sorrise e mi fece cenno di prendere la sua.
"Arianna non farlo"
"Anche tu non dovevi farlo" dissi, per poi sniffare tutto ad un colpo tutta la polverina.
La sentivo scorrermi ovunque.
Dal naso alla gola, alla gola fino ai polmoni.
Sentivo il sangue smettere di circolare e ripartire velocemente.
Caddi.
Caddi sopra a qualcuno o sopra a qualcosa.
Per un attimo non sentivo né il tatto e né l'udito.
Sentivo qualcuno che parlava, parlava nella mia mente ma non capivo cosa dicesse.
Poi pian piano quella sensazione svanì. Avevo la sensazione che quel tempo durasse ore, ed invece si trava di attimi, di secondi.
La mia schiena era premuta contro il petto di Andrea.
"Giuro che ti ammazzo Tommaso"
Mi prese in braccio e mi accorsi subito dopo di essere fuori.
C'era una luce immensa ed era bello.
Sorrisi.
"È una bella sensazione" dissi premendo la testa contro il suo petto.
"Come dici?"
"Non è come quando ti ubriachi o come quando ti fumi una canna. È più bello. È una sensazione bellissima"

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