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Sono passati alcuni mesi ed oggi è il mio diciassettesimo compleanno.
Per la prima volta non voglio festeggiarlo, sono triste, perché dovrei?
Sto male, il mio cuore ha battiti veloci ogni giorno ed io non so perché.
È per lui, sicuramente.
Non ci ho fatto l'abitudine, solo pronunciare il suo nome, vederlo in giro, pensarlo, mi causa un buco, una coltellata allo stomaco che mi fa pensare alla morte. Sembra che muoio, ma non lo faccio davvero.
Sto male ma non lo faccio notare, mi resta estremamente difficile.
Alice mi porta in posti lontani, dove i ricordi non possono mangiarmi viva. Funziona, per alcune ore, però appena entro dentro Forte Brevezza mi viene da vomitare, il respiro manca. Forse perché quel posto è pieno di me e di lui che ormai io ci sto stretta, non respiro.
Io non sono più io. A volte penso sia a casa ad aspettarmi, ma quando salgo impaziente di vederlo e invece di lui vedo le facce dei miei genitori che cercano di capirmi ma non possono. Allora urlo, mi arrabbio fino a cadere priva di forze.
Sono costretti a darmi lo Xanas, l'anti depressivo e tranquillante più potente insieme al Valium. Sono medicinali forti, potenti, l'unici a farmi stare calma e a combattere questa tristezza che può portarmi alla morte.
Anche ora sono sotto effetto, nel giorno del mio compleanno. Non capisco niente ma sto bene, finalmente.
"Tesoro, come ti senti?" mamma si siede accanto a me sul letto.
"Bene"
"Senti c'è Andrea, vuole farti gli auguri"
Non rispondo, non ci riesco.
"Te la senti di parlarci?"
Annuisco.
Mamma lo chiama e dopo alcuni istanti lo vedo entrare.
Ho sonno, moltissimo, però faccio appello a me stessa di non crollare.
Lei esce e lui si mette seduto accanto a me.
"Xanas, eh? Sei arrivata a questo punto?"
Mi guarda male, mi accusa, ha questa tonalità di voce che con me ha sempre avuto.
Mi impegno ad odiarlo, così lo dimentico.
"Potresti evitare, oggi?"
"Non mi piace vederti così"
Lo guardo.
"Sono stata peggio"
Lo sento sospirare e sento il suo sguardo bruciandomi.
"Resto poco, non voglio farti stancare"
"Perché sei qui? È da un po' che non  parliamo" dico.
"Sono qui per farti gli auguri.."
"Solo per questo?"
"Arianna.."
Non lo sto a sentire, punto subito al sodo.
"Mi ami?"
Leggo nei suoi occhi l'imbarazzo, la voglia di non rispondere.
"Rispondi alla mia domanda, mi ami?" Ribatto.
"È meglio che io vada"
Mi chiedo perché si comporta così, prima mi odia, poi passa a trovarmi e ora non vuole rispondere ad una stupida domanda.
Quando si alza gli afferro la mano.
La leva dolcemente e va verso la porta.
"No" dice.
" Non ti amo" dice ancora.

Non mi rendo subito conto, ma quando mi sveglio dopo una lunga dormita inizio ad agitarmi.
Quel No.
No.
No.
No.
Mi rimbomba e sento male al cuore.
Non voglio crederci, perché è impossibile, non puoi smettere di amare una persona così, da un giorno all'altro.
Mi alzo dal letto e vado in cucina dove mi siedo per fare colazione.
C'è un biglietto sul tavolo, accanto alla tazza piena di latte e cereali.
Io e tuo padre siamo usciti fuori dal paese, torniamo stasera, resta a casa e non uscire.
Bene. Una bella giornata da sola, triste con quel No che mi bruciava.
Alice mi fa compagnia per tutto il pomeriggio e gli sono grata.
Mi è sempre vicina in ogni momento, se perdessi anche lei la mia vita non avrebbe senso.
"Arianna" mi dice.
"Si?"
"Cosa ti ha detto ieri?"
Non posso farcela, sotto effetto di calmanti io non reggo.
Non so nemmeno dove mamma lo nasconde. Lo nasconde per evitare di farmi prendere il vizio.
Mi calmo perché il mio cuore batte forte.
Silenzio.
"Tesoro ne devi parlare, se ti tieni tutto dentro peggiori la situazione"
La guardo.
"Non mi ama"
Per il momento lei non da peso alle mie parole, però quando sostiene il mio sguardo si porta le mani sui capelli.
"Me l'ha detto" dico ancora.
Mi costa molto dire queste parole, perché mi tocca ad ammettere una verità alla quale io non voglio e non posso assolutamente credere.
Ricordp il suo profumo di pulito, quel profumo che avrò sempre ricordato perché è troppo buono. Sa di Andrea quel dannato profumo.
Mi agito. Tremo, mi alzo e giro intorno alla stanza.
Ho la tachicardia e respiro troppo velocemente.
"Ari, tesoro calmati"
Si alza e mi ferma. Reagisco male ed inizio ad urlare.
Sento qualcosa che si spezza dentro di me, non so cos'è ma fa male.
Urlo il suo nome, perché più lo urlo e più mi sento sicura.
"Dove sono i tranquillanti, eh Arianna?"
Non faccio altro che chiamarlo.
Apro tutti i cassetti, mensole, armadietti.
Poi cerco di concentrarmi e penso ai posti meno pensabili.
La cassaforte.
Mi dirigo subito nel corridoio e levo il grande quadro che la nasconde. Mi tremano le mani, sbaglio a digitare il codice.
Alice sa la combinazione e mi da una mano. Ecco lo Xanas.
Dovrei prenderne almeno cinque di gocce, ma quando vado in cucina a prendere il cucchiaio, ne metto di più, sbaglio dose.
Venti gocce in più non mi fanno niente, ne sono sicura.

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