Certo, non voleva dire nulla. Magari al piano di sopra viveva un cinquantenne single o una vecchia zitella o vedova i cui figli non le facevano visita da chissà quale tempo. Anche gli oggetti sembravano antichi, con un televisore che pareva appartenere agli anni '60 e ciò stonava con i sofisticati mezzi da hacker del suo stalker, che forse non aveva avuto interesse nel dedicarsi all'arredamento.

Alla fine, appurato che non c'era altro che potesse fare, guardò le scale che conducevano al primo piano. Una parte della sua coscienza le suggerì che poteva andarsene, in quanto era ancora in tempo. Nessuno l'aveva sentita entrare, nessun antifurto era suonato, per cui non rischiava nulla. Via da questa follia.

Sarebbe tornata nei sotterranei per poi uscire dal giardino, dopodiché avrebbe chiamato un taxi, sarebbe tornata a casa, avrebbe chiesto quel supporto psicologico che tanti gli avevano suggerito e avrebbe atteso l'inevitabile. Non c'era un bivio materiale, ma queste due scelte rimbalzarono nella sua testa una contro l'altra, fino a quando una delle due ebbe la meglio. Per cui fece un passò e iniziò a salire la gradinata.

Tenne la luce bassa, rivolta a terra e camminò quasi sulle punte, aiutata dal proprio fisico esile. In quel momento cercò di pensare a quali spiegazioni avrebbe dato ai padroni di casi se l'avessero beccata e in che modo li avrebbe convinti a non denunciarli per violazione di domicilio. Avrebbe potuto mettersi a piangere, sostenendo di aver sbagliato casa. Ci penserò quando sarà il momento.

Giunta sul pianerottolo, adocchiò due locali, di cui uno semi-aperto mentre l'altro invece una porta non ce l'aveva. Si parò di fronte a quest'ultimo e intravide una specie di ripostiglio con ammassi di scatoloni, mentre l'uscio sembrava essere stato sradicato dai cardini. Poco più in là invece c'era un bagno, seguito di fianco da un locale che nelle intenzioni del proprietario doveva essere uno studio, ma a parte la scrivania, non c'era altro.

Il copione prevedeva la disamina di un ultimo locale, ma non si sentiva più così sicura, dato che quasi certamente lui - o chi per lui - si trovava al di là di quel rettangolo di legno. Poteva esserci Scoiattolo ad attenderla, magari con uno dei coltelli visti in cucina o forse stava dormendo, così come avrebbe trovato una coppia sposata che sonnecchiava rannicchiata in uno striminzito letto matrimoniale. Poco importava ormai. Si avvicinò alla maniglia, pronta a scappare.

Scostò l'uscio lentamente, sperando che nessun fastidioso cigolio inficiasse la sua intrusione. Strinse forte nella mano la pala, pronta a usarla nel caso servisse poi infilò la testa nello spazio lasciato dalla porta semi-chiusa e osservò la stanza. L'oscurità era tale da precludere la vista, per cui si aiutò con la luce della torcia, tenendola bassa per evitare di abbagliare e svegliare qualcuno.

Appoggiato alla parete c'era un letto da una piazza e mezza, un armadio che copriva due terzi dei muri, un tavolino, una sedia, ma non c'era traccia di nessuno. Né di Scoiattolo, né di qualunque altro inquilino. Chiuse la porta con la stessa calma con cui l'aveva schiusa, poi fece qualche passo più in là, su un vecchio tappeto ammuffito, ma sempre meglio di un orribile quadro futurista appeso nel corridoio.

Forse in casa non c'è davvero nessuno, pensò Monica. Per qualche istante la sua mente oramai debilitata pensò che Scoiattolo fosse fuori casa, magari a spiare la sua stanza e lei stava facendo lo stesso. Trattenne l'impulso di ridere e si preparò per l'ultimo step di quella improbabile ricognizione, che portava alla soffitta. Mentre risaliva i gradini si immaginò il pubblico ministero mentre leggeva tutti i capi di imputazione e se aveva fortuna si sarebbe beccata qualcosa di meno dell'ergastolo.

Dischiuse quella che credeva essere l'ultima porta, solo per ritrovarsi una soffitta deserta e vuota, abbastanza grande per edificarci un mini-appartamento, ma non ancora verniciata e senza arredo. Forse è davvero disabitata, pensò Monica, ormai convinta di aver preso un granchio. Poteva essere una casa posta sotto sequestro o ancora da terminare e i proprietari vi sarebbero giunti solo una volta ultimati i lavori.

Prima di andarsene notò, nell'angolo più lontano, la porticina di quello che sembrava uno sgabuzzino. Scosse la testa. Non avrebbe trovato nulla, si disse, ma valeva la pena controllare ogni centimetro di quel luogo. Si avvicinò e appoggiò la mano sulla serratura della porta scorrevole. Poi con un movimento rapido spalancò l'ingresso. 

Si addentrò nel localino minuscolo e fin da subito percepì qualcosa di insolito. Per terra c'era un materasso con un cuscino e una coperta pesante, mentre poco più avanti c'era una scrivania e sopra di essa un computer portatile. Ma non fu quella la cosa più strana che notò. Alzò la luce al di sopra del tavolo, illuminando la parete e ciò che vide rischiò di provocarle un mancamento. Fece un passo indietro, terrorizzata.

Sul muro erano appese decine di fotografie. Ma non si trattava dello studio di un fotografo amatoriali. Quelle non erano immagini qualunque. Tutte le foto ritraevano una giovane ragazza. Ritraevano Monica.

Yellow ChatWhere stories live. Discover now